Piazza Armerina. “Se da Dio riceviamo la gioia di essere cercati, allora possiamo donare agli altri la gioia di andarli a cercare e di esprimere il nostro interesse cordiale per la loro vita”. E’ il cuore del messaggio di auguri del vescovo Pennisi che in preparazione al Natale ha incontrato malati, carcerati, imprenditori, operai, immigrati e ragazzi a rischio. Ieri il vescovo è stato quasi tutta la giornata con i carcerati. Prima ha incontrato i detenuti del carcere di Enna e poi quelli del penitenziario piazzese dove sono richiusi numerosi mussulmani. “Vengo a dirvi – ha detto Pennisi ai detenuti di Enna – che Dio vi ama e desidera che percorriate un cammino di riabilitazione e di perdono, di verità e di giustizia, per sperimentare la salvezza che Gesù è venuto a portare nel Santo Natale”. Le parole sono state rivolte dal vescovo a tutti i carcerati compresi quelli sottoposti regime di massima sicurezza. Pennisi ha ricordato loro ciò che Giovanni Paolo Secondo ha detto “Non uccidere. Nessuna mafia può calpestare e cambiare questo diritto santissimo di Dio”. Poi il Vescovo lascia la porta aperta ai mafiosi che si vogliono convertire “è necessario un cambiamento della mentalità e del comportamento come quello che avvenne per un “capomafia” come Zaccheo. La conversione esige riparazione. Lo slogan “pecca, confessati e continua a peccare ha poco a vedere con la dottrina cattolica. L’assoluzione dal peccato – continua Pennisi – comporta anche una pena temporale da scontare. La pena che scontate – ha concluso Pennisi rivolgendosi ai detenuti – ha senso se serve al vostro rinnovamento offrendovi la possibilità di riflettere e cambiare vita per reinserirvi a pieno titolo nella società”. Durante il momento i detenuti del carcere di Enna hanno letto una lettera da loro scritta al Vescovo: “Grazie – hanno detto i detenuti al Vescovo – per averci fatto sentire che il Natale è anche per noi. Gesù non è nato nel lusso ma è nato in una povera stalla, per insegnarci a santificare ogni ambiente, compreso il carcere, così intriso di dolore e tribolazione, è nato di notte perché noi credessimo che possa illuminare qualsiasi realtà. Se è così – continua la lettera dei detenuti – allora è Natale anche per noi, perché Gesù vuole nascere dentro ognuno di noi, aiutandoci con il suo immenso amore. Chi governa non può continuare ad ignorare che esistiamo ed a negarci le opportunità di riscatto. Le carceri non sono solo un luogo di pena ma anche un luogo di vita con funzioni sociali e di rieducazione”.
Agostino Sella
Agostino Sella