di Alessia Di Giorgio (nella foto)
Qualcuno ha detto che Dio si serve degli umili, mentre sono i prepotenti che si servono di Dio.
Non so se a questa affermazione possa riconoscersi un carattere assiomatico, anzi ne dubito fortemente per tantissime ragioni, prima fra tutte perché mi pare finisca con il limitare le infinite modalità mediante le quali può manifestarsi la volontà divina.
Piuttosto, sono fortemente convinta che in una società laica, quale ritengo essere la nostra, un politico che afferma, di fronte al quadro della Vergine Maria “….che lì è nata la nostra esperienza amministrativa…..” abbia ben poco da dire alla comunità amministrata.
Faccio queste considerazioni avendo davanti agli occhi l’icona del nostro Sindaco sul sito di Agostino Sella, nel corso di una intervista apparsa lo stesso giorno della presentazione della sfiducia, mentre proferisce questa discutibile affermazione.
Permettendomi di dissentire da Prestifilippo, credo che la madre di Gesù abbia ben altre occupazioni che interessarsi delle tristi vicende politiche locali, le quali, anche ove pietosamente ricomposte dal più abile degli sceneggiatori, non potrebbero costituire nemmeno la trama del più sgangherato film di Alvaro Vitali.
Invero, credo che in quel preciso istante, più che evocare implicitamente il misericordioso aiuto del trascendente, ben più prosaicamente, il nostro Sindaco stesse già pensando di operare nella sfera dell’immanente, facendo salire sul proprio carro personaggi che non sempre si sono distinti per chiarezza degli intenti e linearità dell’azione politica.
Premetto, a scanso di ogni equivoco, che sono perfettamente consapevole del fatto che nel nostro ordinamento non vige (e a ragione !) l’imperatività del mandato, per cui non è illegale che un rappresentante del popolo revochi la propria adesione alla forza politica con la quale si era candidato.
Quello che però si omette di osservare, in simili occasioni, è che la politica non si costruisce solo con la pedissequa osservanza delle (a volte lacunose) norme giuridiche, ma piuttosto trova la sua più alta configurazione nei dettami di quella dimensione valutativa etica che poggia su principi oramai consolidati nella coscienza collettiva.
In altri termini, una corretta interpretazione del proprio mandato imporrebbe a ciascun politico di chiedersi, volta per volta, se le azioni compiute nel corso della propria attività siano conformi alla delega che i cittadini gli hanno consegnato con il suffragio.
Nutro seri dubbi sul fatto che i consiglieri Cursale, Filetti, Lantieri, Scollo e Paternicò si siano posti un simile quesito; ma anche ove ciò fosse avvenuto, credo che la risposta che sia vi abbiano dato non sia appagante sotto il profilo politico.
A tal proposito, non mi sembra inane ricordare che proprio questi consiglieri avevano sposato, nella campagna elettorale del 2004, un altro candidato Sindaco e quindi un altro progetto politico.
Poiché credo nella buona fede di tutti i candidati, debbo obbligatoriamente pensare che la frammentazione elettorale fra gli schieramenti nel 2004 fu il frutto di una autentica alternatività programmatica, e non l’esito di un contrasto sulla spartizione delle poltrone.
Se ciò è vero, pertanto, i politici sopra citati non condividevano il programma dell’attuale Sindaco, rispetto al quale non potevano che essere diversi ed alternativi.
Con le dichiarazioni del 21/12/2007, quei consiglieri, appoggiando un progetto differente, non solo hanno inficiato il rapporto fiduciario che li lega agli elettori, ma hanno anche privato di efficacia, con effetto retroattivo, tutte le azioni politiche fin qui compiute.
In alcuni casi, peraltro, questo processo politico non sempre è stato governato da un percorso programmatico lineare e coerente.
Basti pensare al caso del consigliere Paternicò, cui mi legano vincoli di parentela e di profonda simpatia, ma nel cui operato non si riesce proprio a rinvenire, nemmeno usando la massima pervicacia, un atto amministrativo che abbia contribuito ad alleviare i numerosi problemi della comunità armerina.
Anzi, ancora oggi resto in attesa capire, malgrado le reiterate dichiarazioni apparse sulla stampa, sia le ragioni della traumatica fuoriuscita dai DS, sia le cause giustificative del suo repentino disimpegno dall’UDEUR.
Ma ancora, come si può omettere di citare il caso ben più enigmatico del consigliere Luisa Lantieri, la quale, sia pure con l’attenuante di non possedere una grande esperienza politica, si è contraddistinta solo per le tante contraddizioni e per la bramosia di omologare i discutibili trasformismi dei suoi colleghi consiglieri?
Siccome a pensar male si fa peccato, ma tante volte si indovina, so già che qualcuno penserà che le stesse censure siano in fondo estensibili anche ad altri politici che, pur avendo appoggiato il programma elettorale del Sindaco alle elezioni del 2004, in seguito hanno preso le distanze dal primo cittadino fino al punto di firmare la sfiducia.
Mi sembra però che le due cose non siano sullo stesso piano.
Infatti, i consiglieri che hanno appoggiato il programma del Sindaco nella campagna elettorale del 2004, e successivamente hanno votato la sfiducia (giuste o sbagliate che siano le loro posizioni non entro nel merito), lo hanno fatto con la precisa volontà di restituire al corpo elettorale il diritto di esprimersi sulla correttezza della loro posizione.
Invece, l’operato dei consiglieri prima menzionati non mi sembra possa dirsi politicamente lineare sotto questo profilo, proprio perché inficia il diritto del corpo elettorale di pronunciarsi sulla validità della loro mutata linea programmatica.
Per queste ragioni, contro letture ermeneutiche non poco interessate e fuorvianti, considero utilissima la mozione di sfiducia, in quanto ha contribuito a fare chiarezza sotto ogni profilo, eliminando pericolose sacche di consociativismo che avrebbero minato i lavori, e forse alla lunga la stessa credibilità, del civico consesso.
Inoltre, la mancata sfiducia lascia finalmente le mani libere al Sindaco, che frequentemente, specie in tempi recenti, ha lamentato di essere stato ricattato da questa o da quella forza politica (e, statene sicuri, sulle supposte difficoltà creategli dal Consiglio comunale centrerà gran parte della campagna elettorale del 2009).
Infine, la non - sfiducia propone comunque il problema della nuova collocazione di alcuni consiglieri “fuoriusciti” all’interno dell’arco politico costituzionale.
Alla formazione che li accoglierà, visti i precedenti, non ce la sentiamo proprio di dire che si tratta di un grande acquisto………………
Alessia Di Giorgio
“Associazione Emanuele e Leopoldo Notarbartolo”
Qualcuno ha detto che Dio si serve degli umili, mentre sono i prepotenti che si servono di Dio.
Non so se a questa affermazione possa riconoscersi un carattere assiomatico, anzi ne dubito fortemente per tantissime ragioni, prima fra tutte perché mi pare finisca con il limitare le infinite modalità mediante le quali può manifestarsi la volontà divina.
Piuttosto, sono fortemente convinta che in una società laica, quale ritengo essere la nostra, un politico che afferma, di fronte al quadro della Vergine Maria “….che lì è nata la nostra esperienza amministrativa…..” abbia ben poco da dire alla comunità amministrata.
Faccio queste considerazioni avendo davanti agli occhi l’icona del nostro Sindaco sul sito di Agostino Sella, nel corso di una intervista apparsa lo stesso giorno della presentazione della sfiducia, mentre proferisce questa discutibile affermazione.
Permettendomi di dissentire da Prestifilippo, credo che la madre di Gesù abbia ben altre occupazioni che interessarsi delle tristi vicende politiche locali, le quali, anche ove pietosamente ricomposte dal più abile degli sceneggiatori, non potrebbero costituire nemmeno la trama del più sgangherato film di Alvaro Vitali.
Invero, credo che in quel preciso istante, più che evocare implicitamente il misericordioso aiuto del trascendente, ben più prosaicamente, il nostro Sindaco stesse già pensando di operare nella sfera dell’immanente, facendo salire sul proprio carro personaggi che non sempre si sono distinti per chiarezza degli intenti e linearità dell’azione politica.
Premetto, a scanso di ogni equivoco, che sono perfettamente consapevole del fatto che nel nostro ordinamento non vige (e a ragione !) l’imperatività del mandato, per cui non è illegale che un rappresentante del popolo revochi la propria adesione alla forza politica con la quale si era candidato.
Quello che però si omette di osservare, in simili occasioni, è che la politica non si costruisce solo con la pedissequa osservanza delle (a volte lacunose) norme giuridiche, ma piuttosto trova la sua più alta configurazione nei dettami di quella dimensione valutativa etica che poggia su principi oramai consolidati nella coscienza collettiva.
In altri termini, una corretta interpretazione del proprio mandato imporrebbe a ciascun politico di chiedersi, volta per volta, se le azioni compiute nel corso della propria attività siano conformi alla delega che i cittadini gli hanno consegnato con il suffragio.
Nutro seri dubbi sul fatto che i consiglieri Cursale, Filetti, Lantieri, Scollo e Paternicò si siano posti un simile quesito; ma anche ove ciò fosse avvenuto, credo che la risposta che sia vi abbiano dato non sia appagante sotto il profilo politico.
A tal proposito, non mi sembra inane ricordare che proprio questi consiglieri avevano sposato, nella campagna elettorale del 2004, un altro candidato Sindaco e quindi un altro progetto politico.
Poiché credo nella buona fede di tutti i candidati, debbo obbligatoriamente pensare che la frammentazione elettorale fra gli schieramenti nel 2004 fu il frutto di una autentica alternatività programmatica, e non l’esito di un contrasto sulla spartizione delle poltrone.
Se ciò è vero, pertanto, i politici sopra citati non condividevano il programma dell’attuale Sindaco, rispetto al quale non potevano che essere diversi ed alternativi.
Con le dichiarazioni del 21/12/2007, quei consiglieri, appoggiando un progetto differente, non solo hanno inficiato il rapporto fiduciario che li lega agli elettori, ma hanno anche privato di efficacia, con effetto retroattivo, tutte le azioni politiche fin qui compiute.
In alcuni casi, peraltro, questo processo politico non sempre è stato governato da un percorso programmatico lineare e coerente.
Basti pensare al caso del consigliere Paternicò, cui mi legano vincoli di parentela e di profonda simpatia, ma nel cui operato non si riesce proprio a rinvenire, nemmeno usando la massima pervicacia, un atto amministrativo che abbia contribuito ad alleviare i numerosi problemi della comunità armerina.
Anzi, ancora oggi resto in attesa capire, malgrado le reiterate dichiarazioni apparse sulla stampa, sia le ragioni della traumatica fuoriuscita dai DS, sia le cause giustificative del suo repentino disimpegno dall’UDEUR.
Ma ancora, come si può omettere di citare il caso ben più enigmatico del consigliere Luisa Lantieri, la quale, sia pure con l’attenuante di non possedere una grande esperienza politica, si è contraddistinta solo per le tante contraddizioni e per la bramosia di omologare i discutibili trasformismi dei suoi colleghi consiglieri?
Siccome a pensar male si fa peccato, ma tante volte si indovina, so già che qualcuno penserà che le stesse censure siano in fondo estensibili anche ad altri politici che, pur avendo appoggiato il programma elettorale del Sindaco alle elezioni del 2004, in seguito hanno preso le distanze dal primo cittadino fino al punto di firmare la sfiducia.
Mi sembra però che le due cose non siano sullo stesso piano.
Infatti, i consiglieri che hanno appoggiato il programma del Sindaco nella campagna elettorale del 2004, e successivamente hanno votato la sfiducia (giuste o sbagliate che siano le loro posizioni non entro nel merito), lo hanno fatto con la precisa volontà di restituire al corpo elettorale il diritto di esprimersi sulla correttezza della loro posizione.
Invece, l’operato dei consiglieri prima menzionati non mi sembra possa dirsi politicamente lineare sotto questo profilo, proprio perché inficia il diritto del corpo elettorale di pronunciarsi sulla validità della loro mutata linea programmatica.
Per queste ragioni, contro letture ermeneutiche non poco interessate e fuorvianti, considero utilissima la mozione di sfiducia, in quanto ha contribuito a fare chiarezza sotto ogni profilo, eliminando pericolose sacche di consociativismo che avrebbero minato i lavori, e forse alla lunga la stessa credibilità, del civico consesso.
Inoltre, la mancata sfiducia lascia finalmente le mani libere al Sindaco, che frequentemente, specie in tempi recenti, ha lamentato di essere stato ricattato da questa o da quella forza politica (e, statene sicuri, sulle supposte difficoltà creategli dal Consiglio comunale centrerà gran parte della campagna elettorale del 2009).
Infine, la non - sfiducia propone comunque il problema della nuova collocazione di alcuni consiglieri “fuoriusciti” all’interno dell’arco politico costituzionale.
Alla formazione che li accoglierà, visti i precedenti, non ce la sentiamo proprio di dire che si tratta di un grande acquisto………………
Alessia Di Giorgio
“Associazione Emanuele e Leopoldo Notarbartolo”