domenica 25 maggio 2008

"LA MORTE DELLA GALLINA". Scriviamo insieme una storia "fantastica"

Proviamo a costruire insieme un racconto fantastico partendo dalla morte della mia gallina. Io parto con l'incipit e l'inizio del racconto. Poi ognuno può aggiungere una trentina di righe o anche di più con quello che vuole stimolando la propria fantasia. Proviamo a scrivere un racconto con molteplici autori. Vediamo cosa esce fuori.
CAPITOLO 1 (Agostino Sella)
Erano le 17,15 di lunedì 19 maggio. Pioveva, ma, nonostante tutto, volevo portare da mangiare alle mie galline. Mia moglie aveva messo da parte i resti della nostra cena del giorno prima. Era rimasta un poco di pastina e qualche pezzo di carne. Prima di scendere nel pollaio ho messo gli stivaloni per evitare di sporcarmi le scarpe e sentire le lamentele di mia moglie. Davanti al pollaio ho aperto il cancello. Mentre mi accingevo a svuotare la borsa con i resti della cena mi accorgo che una gallina giaceva morta stecchita vicino il tronco di un albero. Era quella che da qualche giorno aveva un problema all'anca. Ma qualcosa non quadrava. La morte era stata troppo improvvisa...
CAPITOLO 2 (anonimo del 24 maggio 2008 8.25)
Vuoi vedere che me l’hanno uccisa per farmi uno sgarro? Pensai fra me e me.- Ma no… dai! Non può essere! Era così intelligente! Sebbene ancheggiante, avrebbe sicuramente beccato l’assassino che, a sua volta, sarebbe morto in ospedale di mala sanità, ed io l’avrei sicuramente saputo.Volli pensare per mettermi la coscienza a posto.Ma il dubbio era atroce - Uno sgarro a me che non ho mai fatto male a una mosca, perché mai?Mi ricordai che nei giorni precedenti al “gallicidio” avevo detto NO ad un innominabile pseudo politico locale. Questo mi aveva chiesto di mettermi in lista con lui per correre alle prossime consultazioni elettorali. - Desidero che ti fai venire qualche bella idea per portare quanti più voti possibileAveva tuonato l’innominato; ma come potevo accettare... io da sempre ferreo sostenitore di nobili ideali, non avrei potuto cambiare casacca. - No, non posso. Ho una gallina che sta poco bene e non voglio lasciarla sola. Ha bisogno di me. Mi divincolai alla fine fra il serio e il faceto. Col senno di poi, pur di salvarle la vita sarei dovuto scendere a compromessi, tanto tutti lo fanno è una moda imperante e se non ti adegui rischi di restare isolato o peggio ancora “sgallinato”.Non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte. Avevo un cuore d’asino e uno da leone. Da un lato avrei voluto denunciare l’accaduto dall’altro avevo paura di non essere creduto o peggio ancora deriso e preso in giro.Per il momento decisi di tacere, ma…
CAPITOLO 3 (anonimo del 25 maggio 2008 11.25)
Una donna bellissima, dallo sgardo penetrante, entro all'improvviso nell'ufficio del comune nel quale lavoro. Era bionda, ed aveva un brillantino sui denti. Aveva i vestiti firmati. Si sedette nella sedia davanti la mia scrivania. Mi sembrava volesse abbonata qualche contravvenzione, invece no. Mi guardava e sorrideva con il suo fare eccitante. Non capivo. Timido come sono abbassavo gli occhi, anche perchè aveva una giacchetta viola scollata che arrivava quasi a far vedere i seni. Dopo aver sorriso mi fece le condoglianze per la morte della mia gallina e poi mi disse che alle regionali aveva votato per Carruozzo. Due cose apparentemente scollegate. Si alzo ma prima di andarsene, mi scrisse su un foglietto il suo numero di cellulare. Ed il suo nome. Suellen
CAPITOLO 4 (anonimo del 26 maggio 2008 delle 6.04)
Non appena la donna uscì dalla mia stanza lasciando dietro di sè una conturbante scia di profumo mi pervase un dubbio: dove avevo già incontrato la signora dallo sguardo enigmatico? Tentaii di concentrarmi ma invano. Non riuscivo a mettere a fuoco il mio ricordo sbiadito dell'incontro avvenuto con la signora nel passato. All'improvviso squillò il telefono facendomi sobbalzare. Ero troppo immerso nei miei pensieri. Risposi con fare sbrigativo. All'altro capo del filo una voce mi sussurrò : "Non dimenticarti della stazione numero 53!" E riattaccò senza darmi il tempo di ribattere o di chiedere a cosa stesse alludendo. La confusione cresceva sempre di più in me. Cosa voleva dire adesso questa strana frase? E a quale stazione si riferiva quell'inquietante interlocutore telefonico? Guardai per la prima volta attentamente il foglietto che mi aveva lasciato la signora con sù scritto il suo numero e mi accorsi girandolo sul retro che si trattava di un pezzettino di scontrino strappato. L'unica cosa che si riusciva a leggere era: "..one 53" Improvvisamente una lampadina si accese nella mia mente. "Stazione 53" era il nome di un noto locale notturno nella città di.....! E ad un tratto l'odore del suo profumo che ancora pervadeva di sè la stanza mi fece ricordare. Doveva trattarsi di Mary, quell'affascinante ragazza immagine dal caschetto nero con gli occhi tristi a cui avevo regalato una boccetta di profumo di ritorno da un viaggio di lavoro. Ricordavo perfettamente il suo sorriso gentile che aveva accolto il mio regalo inaspettato e che l'aveva portata a dirmi:"Grazie, da ora in poi userò sempre questo bel profumo. Nessun cliente era mai stato così premuroso e carino con me." Altro che affascinante signora bionda. Quella era Mary, almeno così si faceva chiamare dai clienti del locale. Era entrata nel mio ufficio vestita da perfetta signora e con i capelli di un altro colore. E per di più non vi era traccia sul suo viso di quel trucco pesante che portava abitualmente la sera. Era arrivata nel mio ufficio con un trucco leggero, adatto ad una signora della buona borghesia. Ma quella scia di profumo, sentimentalona, l'aveva tradita.

Anonimo ha detto...
CAPITOLO 5
appena la donna uscì dalla mia stanza lasciando dietro di sè una conturbante scia di profumo mi pervase un dubbio: dove avevo già incontrato la signora dallo sguardo enigmatico? Tentaii di concentrarmi ma invano. Non riuscivo a mettere a fuoco il mio ricordo sbiadito dell'incontro avvenuto con la signora nel passato. All'improvviso squillò il telefono facendomi sobbalzare. Ero troppo immerso nei miei pensieri. Risposi con fare sbrigativo. All'altro capo del filo una voce mi sussurrò : "Non dimenticarti della stazione numero 53!" E riattaccò senza darmi il tempo di ribattere o di chiedere a cosa stesse alludendo. La confusione cresceva sempre di più in me. Cosa voleva dire adesso questa strana frase? E a quale stazione si riferiva quell'inquietante interlocutore telefonico? Guardai per la prima volta attentamente il foglietto che mi aveva lasciato la signora con sù scritto il suo numero e mi accorsi girandolo sul retro che si trattava di un pezzettino di scontrino strappato. L'unica cosa che si riusciva a leggere era: "..one 53" Improvvisamente una lampadina si accese nella mia mente. "Stazione 53" era il nome di un noto locale notturno nella città di.....! E ad un tratto l'odore del suo profumo che ancora pervadeva di sè la stanza mi fece ricordare. Doveva trattarsi di Mary, quell'affascinante ragazza immagine dal caschetto nero con gli occhi tristi a cui avevo regalato una boccetta di profumo di ritorno da un viaggio di lavoro. Ricordavo perfettamente il suo sorriso gentile che aveva accolto il mio regalo inaspettato e che l'aveva portata a dirmi:"Grazie, da ora in poi userò sempre questo bel profumo. Nessun cliente era mai stato così premuroso e carino con me." Altro che affascinante signora bionda. Quella era Mary, almeno così si faceva chiamare dai clienti del locale. Era entrata nel mio ufficio vestita da perfetta signora e con i capelli di un altro colore. E per di più non vi era traccia sul suo viso di quel trucco pesante che portava abitualmente la sera. Era arrivata nel mio ufficio con un trucco leggero, adatto ad una signora della buona borghesia. Ma quella scia di profumo, sentimentalona, l'aveva tradita.
26 maggio 2008 6.04
Anonimo ha detto...
CAPITOLO 6
Il comandante aveva scrutato anche lui quella donna. La fissava come Mickey Rourke faceva con Kim Basinger nel famoso film “Nove Settimane e Mezzo”: si sarebbe volentieri lasciato coinvolgere nelle esperienze erotiche che immaginava condividere con lei.Quando Mary se ne era andata, lui si era precipitato alla mia scrivania chiedendomi chi fosse. Gli raccontai dell’irruzione al pub "Stazione 53" di qualche sera precedente la visita e di averla denunciata alla Procura per istigazione alla prostituzione; aveva più volte tentato di farmi chiudere un occhio sceccherandomi quei seni, a stento contenuti in una quinta abbondante, dappertutto.- E tu? Mi chiese con enfasi il capo.- Ed io che? Non sai che mia moglie mi castra? Ho fatto finta di non capire. Conclusi imbarazzato.- Certo che sei davvero un coglione! Se non fossi un valido agente ti trasferirei ai cessi pubblici comunali. Aveva concluso scherzando uscendo dalla mia stanza.I miei pensieri si soffermarono poi su quella apparentemente strana rivelazione che Mary mi aveva fatto: aveva votato per Marruoco. Che minchia veniva a significare?- Azz… Marruoco è il cugino dell’innominato a cui avevo detto di NO per via della gallina. Ce l’aveva fatta, con l’aiuto del del cugino era stato eletto Sindaco e adesso si che sarebbero stati guai; altro che cessi pubblici comunali, mi avrebbe fatto trasferire senz’altro ai servizi cimiteriali a fare da guardia alla mia povera gallina defunta. Ma perché aveva mandato Mary? Era una sorta di avvertimento o cosa?…
26 maggio 2008 14.17
Anonimo ha detto...
CAPITOLO 7
vita mia avevo sempre pensato che non potessero esistere creature così celestiali come Mary. Era vero, non avevo mai bevuto fino in fondo la storia che Mary fosse una semplice ragazza immagine. Non ero mica nato ieri. Ma la dolcezza e la grazia che la caratterizzavano mi avevano sempre fatto dimenticare quale fosse la sua vera professione. Una professione che lei riusciva persino a rendere a tratti romantica e poetica. Quando mi guardava con quei suoi occhioni color nocciola mi sentivo davvero un uomo realizzato. Nonostante fossi maturo e padre di 7 figli avevo perso letteralmente la testa per lei. Per questo negli ultimi mesi non ero più andato al locale. Non ero mai andato con lei. Non ne avevo avuto il coraggio. Ma fin dalla prima volta che avevo messo piede in quel luogo di perdizione a causa della mia profonda insoddisfazione degli ultimi tempi, già il vederla trascinarsi con gli occhi bistrati di nero e con in mano un bicchiere di whisky mi faceva tremare le ginocchia. Andavo in quel locale e mi limitavo a guardarla, bevevo un alcoolico e poi mi appartavo con qualche altra ragazza senza fare nulla di male. Avevo soltanto voglia di farmi una chiaccherata con una persona che non avesse neanche la più pallida idea di quale ruolo pubblico io rivestissi nel mio comune di appartenenza. Parlavo per una mezzoretta con la signorina di turno e poi me ne andavo via lasciandole una congrua mancia. Quella mi guardava con aria allibita ma non diceva nulla, sicuramente rinfrancata dall'idea di essere stata pagata solo per ascoltare. A questo mondo è così difficile trovare qualcuno che ti ascolti. E quando trovi questo qualcuno te la fa pagare cara questa sua disponibilità all'ascolto. Proprio così. Con lei però non ero riuscito a tentare nemmeno un contatto di siffatta natura. Non ne avevo avuto il coraggio. La prima volta in cui le avevo rivolto la parola era stata quella in cui le avevo regalato il profumo. Ero davvero innamorato. E questo mi bastava. Ma perchè era venuta a trovarmi nel mio ufficio? Voleva aiutarmi? Voleva ricattarmi? O cosa?...
27 maggio 2008 6.09
Anonimo ha detto...
CAPITOLO 8
All’improvviso entrò una vecchietta, che con fare misterioso si avvicino al mio orecchio dicendomiSIGNORLEI ciaia dire una cosa …Lo sa lei che il sindaco Marruoco aveva promesso ad ogni elettore una gallina dopo il voto .?E come bisognava dimostrarlo ,io ingenuo le chiesi, ,visto che la nuova legge impediva l’accesso con cellulari per filmare ?La vecchietta---Lei caro signore non ha capito proprio nenti!bastava dimostrare di avere almeno un parente in una di tanti liste .Minkia pensai. Ora ho capito ,si è accorto solo ora ,ad elezioni concluse , che la cosa è impossibile ,infatti ogni abitante del paese o è in lista o ha almeno un a parente in una..Potrebbe essere stato lui ad ammazzarmi la gallina e poi non gli è servita a niente Povero animale che fine orrenda.ma non capisco cosa c’entra il 53?
27 maggio 2008 7.58
CAPITOLO 9
Maurilia ha detto...
Mi destai improvvisamente dal sonno. Ricordavo vagamente di vecchiette, bionde e caschetti neri.L'odore acre del fumo della sera prima impregnava ancora la squallida stanzetta nella quale ero confinato. Mi alzai dalla branda e aprendo gli oblò lo straordinario paesaggio venusiano si mostrò compiaciuto ai miei occhi.Dalla mia stazione potevo vedere il tramonto di venti stelle contemporaneamente all'alba di altre 10.Centinaia di pianeti si stagliavano all'orizzonte, e la terra non era che un minuscolo puntino perso insieme a tanti altri.Il silenzio era irreale, eravamo solo io e le mie galline, su quel pianeta lontano, gli unici esseri folli ad accettare una missione tanto rischiosa.Mi mancava Elena, Dio se mi mancava.All'improvviso nei miei pensieri illanguiditi dal paesaggio che mi circondava una spia si accese: una gallina era morta. Solo due soluzioni erano possibili:una nuova specie di virus o batterio ancora sconosciuta ci aveva attaccati.Oppure, pensai con terrore, doveva esserci qualcun altro.Qualcun altro oltre me.

Continua.... CLIKKA SU COMMENTI E CONTINUA TU

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


___________


"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

TUTTI GLI ARTICOLI