lunedì 26 maggio 2008

Salvatore Roccaverde ricorda Emanuele Giuliano

Ho conosciuto Emanuele Giuliano negli anni 80, dopo la morte per mafia del fratello Boris, il 21 luglio del 1979. Aveva deciso di dare un contributo personale per educare le giovani generazioni alla cultura della legalità, parlando della mafia e dei mafiosi, ma non dimenticando di mettere in risalto il coraggio degli uomini che hanno dato la vita per debellarla. A cominciare da suo fratello Boris.
Con lui ho condiviso tutte le principali esperienze di “ antimafia civile militante” degli ultimi trent’anni, girando nelle scuole e seminando il seme della legalità tra le giovani generazioni, sull’esempio di tanti altri uomini che facevano la stessa cosa, non adesso che l’antimafia ( non sempre quella autentica, ma quella parolaia e vuota di politici che hanno molto da farsi perdonare) è diventata “ di moda “, ma quando essa veniva negata per convenienza, calcolo, opportunismo. Emanuele, ed io con lui, era in contatto diretto con decine e decine di umili servitori dello Stato ( magistrati, politici, giornalisti, imprenditori, sacerdoti, ecc.,molti dei quali purtroppo trucidati) in prima fila nella lotta per la legalità, incontrandoli nelle numerosissime occasioni offerte dal Premio Rocco Chinnici, della cui Commissione Giudicatrice Emanuele era componente, o attraverso FareMemoria, l’associazione dei parenti delle vittime della mafia, a cui abbiamo dato vita nel 1998, proprio qui a Piazza Armerina, assieme a Dario Montana, la vedova di Libero Grassi, la signora Bonsignore e tanti altri.
Emanuele era una persona meravigliosa, instancabile, sempre presente anche negli ultimi tempi assieme a Don Luigi Ciotti a testimoniare il valore del ricordo delle vittime, il 21 marzo di ogni anno, nella Giornata della Memoria e dell’ Impegno che quest’anno si è svolta a Bari, con la partecipazione, come al solito,di migliaia di giovani da tutta Italia. E lui era lì assieme alle centinaia di familiari dei caduti per mano mafiosa per aiutarci a non dimenticare.
Come noi ci auguriamo che non venga dimenticato Emanuele per il suo stile e il suo esempio di impegno civile.
Ciao Emanuele, dal tuo amico
Salvatore

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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