lunedì 25 luglio 2011

Sono arrivati altri due neonati, Korede e Jack . L'ostello è un piccolo mondo a colori

Korede e Jummy
Jack e Faustina
L'altro giorno sono arrivati all'ostello Jack, nato il 10 luglio 2011 (15 giorni di vita) e Korede, nato il 10 giugno 2011(un mese e mezzo).
Sono arrivati  a Lampedusa nei barconi mentre erano nelle pance delle loro mamme.
Appena sull'isola, le mamme Jummy e Faustina, in procinto di partorire, sono state trasferite di urgenza al Civico di Palermo dove hanno dato alla luce i loro figli.
Jack e Korede sono quindi un pò anche itanini, anche se i loro genitori sono ghanesi e nigeriani.
Adesso all'ostello ci sono 4 neonati: Jack, Korede, Destinity (4 mesi) e Abigain (8 mesi). Con noi c'è anche Peace, una bambina di 11 anni che si è integrata benissimo nel grest con i fratelli italini.
Sono tutti profughi, la maggior parte, scappati da Tripoli sotto le bombe della Nato.
Donne con i figli e i mariti, o donne singole.
Pur nella loro tradegia, quella che stiamo vivendo in questi giorni all'Ostello è una straordinaria esperienza di integrazione.
Il colore della pelle non è una barriera. Gli animatori dei grest non la percepiscono come tale. Giocano, cantano e ballano insieme a loro.







Quando vedo Simone, (canalaro doc) che tiene in braccio Abigain (neonata nigeriana) come se fosse sua sorella più piccola capisco che le barriere sono solo nella nostra testa.
Nella testa dei più grandi come noi.
Per molti piazzesi e siciliani il colore della pelle è una barriera.
Non per i francesi, gli spagnoli e tedeschi. Loro sono abituati ad una società multietnica. Gli stranieri che hanno soggiornato in questi giorni all'ostello non ha fatto nessun problema, anzi. Abbiamo avuto francesi, giapponesi, tedeschi. L'ostello è sembrato un piccolo mondo unito.
Certo è importante integrare bene. Noi, abbiamo cominciato i laboratori di italiano con Angela Malvina L'episcopo, stiamo cercando di sistemare le pratiche burocratiche con la mediatrice culturale Samantha Barresi, i ragazzi della Caritas che ci aiutano e poi tante altre cose.
Stiamo anche cercando di definire le cose per farli cominciare a lavorare. A proposito... le donne sono bravissime a fare le treccine).
Qualcuno, invece, anche a Piazza Armerina, ha scambiato l'integrazione per altro.
Trattando i fratelli africani non da uomini e persone noi che hanno gli stessi nostri diritti, ma come profughi da ammassare nelle stanze. Esperienze tristi che possono innescare un pericoloso meccanismo nella nostra comunità locale. Se si vede un nero che passeggia senza meta per le strade di una piccola città e senza nessuna spiegazione, qualcuno può anche avere il diritto di preoccuparsi. Perchè se il nero non si conosce da paura. Se si conosce invece no.
Vi invito a venirci a trovare all'Ostello del Borgo, quando volete. Soprattutto i politici, i rappresentanti di partito delle istituzioni. Sarebbe bello avervi più vicino.
Vorrei che in questa città si parlasse meno di asfalto e più di integrazione, meno di rassegne e feste e più di mondialità.
Il diverso non esiste. Siamo tutti figli dello stesso Padre.
I confini sono solo nella nostra testa.
Siamo tutti cittadini dello stesso mondo.
Siamo tutti uguali.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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