sabato 20 agosto 2011

Il fotografo Giuseppe Leone visto da Concetto Prestifilippo.

Trovare lo studio del fotografo Giuseppe Leone a Ragusa è semplicissimo. Tutti lo conosco. La risposta è sempre la stessa: “Ah, Peppino Leone”. Lasciata la chiesa di San Giovanni Battista sulla destra, imboccato corso Vittorio Veneto, dopo qualche metro, ecco lo studio-galleria del grande paesaggista siciliano. Uno spazio gremito di ricordi. Mobili antichi e dipinti. La pittura è l’altra grande passione di Leone. Alle pareti, spicca il suo ritratto eseguito dal pittore Piero Guccione. Ma la cosa che Leone esibisce con orgoglio è il suo sterminato archivio.




Quasi settecentomila scatti, custoditi con ordine maniacale e classificati per genere. Il filo rosso della conversazione è sempre la Sicilia. Questa volta però, l’artista siciliano svela un aspetto inedito della sua ricerca, sta lavorando all’impaginato di un nuovo libro fotografico dedicato alle donne. Giuseppe Leone è un marinaio di terraferma. La leggenda è quella di una donna in ogni angolo dell’Isola. Questo ultimo riferimento si traduce in un sorriso compiaciuto dell’artista siciliano. Quando però gli chiediamo del rischio di scadere, in vecchiaia, in un abusato voyerismo senile, esplode in una fragorosa risata: <<Assolutamente. Lavoro ormai da anni a un grande racconto che ha come protagonista la donna – svela il fotografo - Un racconto sul mistero femminile. Una carrellata che parte dagli sguardi furtivi nelle piazze, quelli intrecciati nelle solenni processioni della Sicilia anni Sessanta. La Sicilia stessa è femminile, sensuale, gravida di misteri, popolata da epifanie evanescenti. Mi affascina la ritualità della seduzione, intesa come scoperta, ricerca. Ho voluto fotografare tenuità impercettibili, fino a giungere al disegno delle ombre, delle luci, dei volumi, delle forme. Insomma, quanto di più lontano dalla ricerca della bella figura, del ricorso alle fotomodelle ineffabili e inverosimili. Ho fotografato solo donne reali e misteriose. Si tratta di visioni eccentriche, particolari, mai volgari. Nessuna concessione allo stereotipo imperante dei giornali e delle televisioni. Soprattutto, niente Photoshop, fotoritocchi o come diavolo si chiamano>>. Le donne e la continua ricerca di nuovi linguaggi, hanno già visto Leone cimentarsi anche con la fotografia di moda. Gli stilisti Dolce & Gabbana gli hanno appena commissionato nuove immagini dei suoi rimandi alla Sicilia. <<Per Dolce & Gabbana avevo già realizzato un servizio fotografico che è stato pubblicato su un giornale inglese – conferma - Per la prossima stagione, mi hanno commissionato una serie di immagini che appartengono al mio repertorio classico>>.
Il nuovo corso fotografico di Leone, muove dall’elencazione  una serie di tappe fondamentali della sua carriera. La grande mostra veneziana realizzata a palazzo Grassi, quella dedicata ai Greci d’occidente. La recente intervista realizzata dalla Bbc che ha voluto chiudere con un suo contributo un lungo reportage dedicato alla Sicilia. Una mostra a Sidney, un’altra a Chicago. Quindici opere alla galleria MAXXI di Roma. La scelta dell’Unesco di un suo reportage per raccontare i siti protetti siciliani. Giuseppe Leone lavora da mezzo secolo a un immenso affresco sulla Sicilia. Un bracconiere di immagini che ha incessantemente scandagliato volti e luoghi di un’isola grande quanto una nazione. Questa frenesia creativa fa da contraltare a una sconfortante denuncia: la grave crisi, non solo economica, che attanaglia l’Isola. <<Alla fine di quest’anno chiuderò lo studio e la galleria – annuncia con amarezza il fotografo – Una crisi legata in particolar modo alla committenza. Non c’è alcun riscontro con le amministrazioni pubbliche distratte e inadeguate. Proporre una pubblicazione, una mostra, è veramente umiliante. Ti ricevono con un’aria annoiata, non ti ascoltano nemmeno. Una presunzione e un degrado culturale da Basso impero. Trionfa la pletora dei fotografi di paesaggetti digitali, leziosi e plastificati. Dilettanti che impongono lavori insulsi, privi di ogni talento, stampano libri orribili, inguardabili, inutili>>. La sconsolata analisi dell’artista siciliano non risparmia il settore dell’editoria. <<Il clima di disfatta si traduce nella continua chiusura di prestigiose case editrici e agenzie fotografiche – sottolinea ancora Leone - Il reportage fotografico resiste solo per i grandi colossi dell’editoria. Per il resto, è un continuo razziare su internet, il ricorso al fai da te dei fotografi della tribù digitale. Mi spiace incarnare la figura del reazionario e del conservatore ma io sono immune a questa fascinazione digitale. Concordo con Gianni Berengo Gardin che, provocatoriamente, dietro le sue foto scrive: vera fotografia. Rimango ancorato alla mia visione della fotografia intesa come forma artistica e non mera rappresentazione del reale>>. L’invadenza tecnologica sembra essere l’assillo dell’artista siciliano. <<Non è un problema di nuove tecnologie – ribadisce -  Sono impegnato nella catalogazione delle mie fotografie. Scansiono e archivio, mi sono posto il problema del dopo, sto pensando infatti a una Fondazione. Sperare che il pubblico possa essere interessato a una donazione del mio archivio, è pura follia. Non discuto la potenza del mezzo dunque. Stigmatizzo la banalizzazione del prodotto finale>>. Il rimando successivo è agli esordi della sua fortunata carriera. <<Sono stato un ragazzo di bottega. Frequentavo lo studio di un fotografo di Ragusa – ricorda - Ho appreso l’arte del ritratto e i segreti della stampa in bianco e nero. La mia prima macchina fotografica è stata una Voightlander Bessa II, una 6x9 a soffietto. La comprai a rate, avevo quattordici anni, mi sentivo il re del mondo. Il mio riferimento è stata la grande scuola di Palermo, Enzo Sellerio, Nicola Scafidi, Ferdinando Scianna, Melo Minnella >>. Il grande successo di Leone è legato ai libri realizzati con i grandi nomi della letteratura. <<Il connubio con gli scrittori è stato per me un continuo arricchimento – conferma il fotografo - Un compenetrarsi di piani narrativi: quello della scrittura e quello della fotografia. I grandi scrittori mi hanno insegnato a posare uno sguardo altro sulle cose. Sono tutti nomi che figurano nel grande atlante della letteratura italiana: Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino, Giuseppe Bonaviri, Salvatore Nigro, Gioacchino Lanza Tomasi, solo per citarne alcuni. Confesso che tra tutti, mi manca soprattutto lo sguardo sornione, la battuta fulminante, la lucidità spietata di Leonardo Sciascia>>. La tradizione fotografica di Leone è sinonimo di paesaggio siciliano. <<La cifra stilistica che mi caratterizza è quella legata al paesaggio e alla ricerca antropologica – spiega l’artista siciliano - Ho cominciato con Antonio Uccello, un grande intellettuale impegnato nella difesa della cultura contadina. Una civiltà che stava per essere spazzata via da quella industriale e dal progressivo svuotamento della Sicilia con le grandi ondate migratorie. Il mio primo libro illustrato “La civiltà del legno in Sicilia ”, è stato il frutto di questa ricerca. Nel 1977 Enzo Sellerio, al quale sono legato da profonda stima e amicizia, ha voluto pubblicare “La pietra vissuta” con i testi di Rosario Assunto e Mario Giorgianni. Complessivamente sono una trentina i libri che ho pubblicato. L’ultimo è stato fortemente voluto da una grande donna, Elvira Sellerio. Abbiamo pubblicato un libro lieve e spiritoso sul matrimonio in Sicilia>>.
Dunque l’annuncio di questo nuovo lavoro dedicato all’eros e alle donne, non mancherà di infiammare il dibattito. Ci congediamo con l’inevitabile rimando a Leonardo Sciascia. Lo scrittore di Racalmuto, in una lettera di presentazione di Giuseppe Leone all’editore Valentino Bompiani scrisse: “Quest’uomo è scivolato da una pagina di Brancati>>. Leone ride divertito, si sfila gli occhiali, passa una mano sul viso: <<Leggende. Sono solo leggende>>.
                                   Concetto Prestifilippo

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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