lunedì 7 gennaio 2013

Nulla osta per cominciare il processo di beatificazione di Mario Sturzo.

La Congregazione delle cause dei santi con lettera del 22 dicembre 2012 a firma del Prefetto Sua Eminenza il Card. Angelo Amato e del Segretario Sua Eccellenza Mons. Marcello Bartolucci , in risposta alla istanza del 13 settembre 2006 avanzata da S.E. Mons. Michele Pennisi Vescovo di Piazza Armerina, dopo aver consultato le varie Congregazioni Vaticane, ha concesso il nulla osta perché possa iniziare il processo canonico per la beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Mons. Mario Sturzo


MONS. MARIO STURZO :BIOGRAFIA E PENSIERO 
Mons. Mario Sturzo  (1861-1941) che  fu vescovo di Piazza Armerina dal 1903 al 1941,  è stato una figura poliedrica di  vescovo, filosofo, poeta, maestro di spiritualità, uomo di profonda cultura , radicato nella tradizione ecclesiale ma anche aperto al dialogo con la società contemporanea.
La famiglia

Mario Sturzo nacque da Felice Sturzo Taranto e da Caterina Boscarelli il 1 novembre 1861 a Caltagirone. Secondogenito di sei figli, fu battezzato nella parrocchia di san Giorgio ebbe una solida formazione religiosa nel clima dell’alta borghesia calatina cui la sua famiglia apparteneva. Grazie all’impostazione di vita cristiana data dai genitori,  Mario ebbe la fortuna di trovarsi in un ambiente familiare moralmente sano e impregnato di spiritualità. Non deve meravigliare quindi che si riscontri in tutti i figli la vocazione alla perfezione cristiana . La sorella Margherita   voleva entrare in  convento se la salute glielo avesse permesso, ma visse da consacrata del mondo dedicandosi a diffondere l’ Apostolato della Preghiera;    Remigia, con il nome di suor Giuseppina,  divenne Figlia della Carità nell’istituto di Girgenti dove rimase per tutta la vita; Nelina, sorella gemella di Luigi ,  rinunciò al matrimonio dopo aver fatto il postulandato nella congregazione delle Figlie della carità ad Acireale e avere tentato di entrare nell’istituto delle Suore del Sacro Cuore  di Villa Lante a Roma  e si organizzò  una vita  quasi monacale in casa  dedicandosi al servizio dei familiari e del prossimo.
La formazione
Visto che il seminario di Caltagirone era chiuso, Mario  entrò giovanissimo nel seminario di Noto, dove conobbe la figura del vescovo Blandini, figura autorevole in quel momento per il suo “impegno sociale”. Nel 1881 lasciò il seminario per iscriversi alla facoltà di giurisprudenza di Catania; successivamente si trasferì a Roma ove continuò gli studi giuridici..  Negli anni giovanili si dedicò all’apostolato della carità e fu il presidente e il principale animatore del Circolo della Gioventù Cattolica “San Tommaso d’Aquino”, intorno a cui si raccoglievano i maggiori esponenti dei laici cattolici della città. Nel 1887, a 26 anni, ritornò in seminario e due anni dopo, il 21 settembre 1889 venne ordinato sacerdote da Mons. Saverio Gerbino, che precedentemente era stato vescovo di Piazza Armerina..Giovane sacerdote, insegnò in seminario diverse materie letterarie e teologiche. Tra i suoi alunni ebbe anche il fratello Luigi, di dieci anni più piccolo, da lui stesso consigliato a consacrarsi al Signore.
La collaborazione fra i due fratelli Mario e Luigi Sturzo
Non è possibile  comprendere separatamente i due  fratelli  formatisi nel periodo del pontificato leoniano.  Mario fu soprattutto influenzato dall’enciclica Aeterni Patris del 1879 che lo portò ad interessarsi del rinnovamento della filosofia cristiana, mentre Luigi ebbe come punto di riferimento soprattutto la  Rerum Novarum, ma ambedue nutrirono interessi culturali , sociali e pastorali tesi al rinnovamento della presenza dei cattolici nella società. Fra i due fratelli c’è un rapporto di complementarietà e di interdipendenza. Il loro progetto fondamentale resta la rigenerazione della società partendo dall’operosità sociale e dal rinnovamento culturale e puntando come fine ultimo alla ricerca della santità.
 Mario collaborò con il fratello  don Luigi a  incrementare il movimento cattolico calatino. I due fratelli ritennero che il compito più importante della loro prima attività pastorale fosse quello di insistere sulla formazione spirituale, culturale e pastorale del clero e sull'educazione religiosa e civile del popolo incoraggiando i laici ad impegnarsi nell’Azione Cattolica.   Nel 1895 viene fondato il primo comitato interparrocchiale dell’Opera dei Congressi nella parrocchia di san Giorgio con la sezione giovani “San Filippo Neri” , la sezione operai “San Giuseppe”, la sezione agricola “S. Isidoro”.  Nel 1897  collaborò alla redazione de La Croce di Costantino, rivista guida del movimento cattolico calatino di quegli anni. Don Mario pubblicherà in appendice alcuni romanzi di carattere moralistico – popolare e di impronta psico – sociologica che firmava con lo pseudonimo di Eneléo[1]. Oltre questi tre romanzi d’appendice, Mario scrisse ben 27 bozzetti, che evidenziano l’inclinazione iniziale del giovane Mario per un cristianesimo incarnato nella storia. Rettore del seminario di Caltagirone nel 1890 – 91, fu in seguito nominato canonico della cattedrale di Caltagirone e successivamente vicario generale; nel 1894 coordinò i lavori del 1° Sinodo Diocesano.
Vescovo di Piazza Armerina: il programma pastorale
 Nel 1903 Papa Leone XIII lo nominò vescovo di Piazza Armerina: venne ordinato Vescovo nella Cattedrale di Catania dal cardinale Francesco Nava il 19 luglio 1903 e restò vescovo di Piazza Armerina fino al 12 novembre 1941, giorno della sua morte. Nelle informazioni assunte dalle autorità governative per il beneplacito alla nomina di Vescovo, si presenta don Mario Sturzo come un uomo dalle ottime qualità personali e di non comune cultura[2].
Dopo la nomina a Vescovo di Piazza Armerina, Mons. Mario Sturzo inizia la seconda fase della sua vita esercitando la sua multiforme attività pastorale  fino alla morte per 38 anni.
I motivi ispiratori del suo programma pastorale sono tracciati nella prima lettera pastorale del novembre 1903 nella quale sostiene, sulla scia anche del pensiero di suo fratello Luigi, che per ottenere la salvezza delle anime non si può prescindere del perseguire “gli interessi del corpo”  attraverso l’impegno al rinnovamento della società alla luce del magistero sociale della Chiesa. Per i due fratelli Sturzo vanno coniugate assieme la riforma del clero e l’elevazione culturale, civile e religiosa del popolo.
Una iniziativa di rilievo fu l’indizione e la realizzazione del 1° Congresso della “parrocchialità” tenutosi ad Enna nel 1937, giunto dopo un riordino generale del clero e dopo l’erezione di numerose parrocchie in quasi tutti i dodici comuni della diocesi.
 Celebrò quattro sinodi diocesani; fu attento alle visite pastorali periodiche della diocesi, alla celebrazione di convegni d’Azione Cattolica, alla predicazione di quaresimali e di ritiri, a conferenze per insegnanti e professionisti, all’attuazione d’opere caritative.
Le sue numerose  lettere ed opere pastorali rimangono a testimoniare l’altissimo ingegno dell’uomo santo che educa e santifica. Numerosi anche e di vario genere furono i suoi scritti per la formazione spirituale e morale del popolo a lui affidato.
Da vescovo impiegò tutte le sue energie pastorali concentrandosi sulla famiglia e sull’educazione morale, tema trasversale che circola in quasi tutte le sue lettere pastorali rivolte ai fedeli della sua diocesi. Questo interesse in special modo, è stato perseguito grazie alla rifondazione del bollettino mensile diocesano cambiandone il titolo, da “Spigolature” a “ L’Angelo della famiglia”, con il quale voleva proporsi come una nuova presenza del Vescovo-Angelo che veglia sopra ogni famiglia della sua diocesi. Nella sua azione pastorale posto di primo piano era dato alle visite dirette che faceva alla sua Diocesi. Come studioso e come pastore meditò molto sul lavorio psicologico della conversione, dedicando a questo tema molti lavori[3] e delineò una teologia del laicato.
Per un decennio Mons. Sturzo fu anche Segretario della Conferenza Episcopale Sicula ed estensore d’alcune lettere pastorali collettive.


L’attenzione  alla formazione  dei seminaristi e dei sacerdoti
 Iniziò la sua missione rivolgendo ai sacerdoti l’invito di Leone  XIII ad “uscire dalle sagrestie” ed aggiungendo “ma vegliate nelle notti nelle preghiere e nel pianto. Se non sarete santi non santificherete il mondo.”.
Amò e riformò moralmente e materialmente il Seminario  diocesano per la formazione dei  candidati al sacerdozio.. La sua attenzione  alla formazione dei futuri sacerdoti  sfocerà nella sua lettera pastorale intitolata “Il Seminario”[4] e nella chiusura temporanea del medesimo dal 1904 al 1907. Mons. Sturzo, anticipando lo spirito delle norme per l’ordinamento educativo e disciplinare dei seminari, emanati nel 1908 dalla santa Sede, voleva strutturare in modo solido il seminario, volendo la formazione di un nuovo tipo di sacerdote, maestro di vita spirituale e di santità, ma nello stesso momento attento ai problemi del tempo. Costante preoccupazione in tutto il suo episcopato fu la formazione dei sacerdoti, di cui  seguiva personalmente l’andamento, non solo per quando riguarda la loro preparazione filosofica, ma anche per la loro disciplina interiore[5].
Mons. Mario Sturzo per la formazione permanente del clero fondò nella  diocesi di Piazza Armerina la Congregazione sacerdotale degli Oblati di Maria, sull'esempio di quella voluta da S. Carlo Borromeo,  per la quale stese le costituzioni e della quale organizzò la vita comune  guidando personalmente  nella formazione spirituale i suoi membri. I sacerdoti diocesani che aderivano alla congregazione erano come “corpo speciale” di sacerdoti in seno al clero diocesano  disposti  a recarsi dovunque lo richiedesse il vescovo al quale erano legati da uno speciale voto di obbedienza.
La promozione del movimento sociale cattolico
Fu sempre in mezzo al suo popolo e, in particolare, nei primi due decenni, tra le masse degli operai e dei contadini di Valguarnera e Mazzarino e degli zolfatari  di Grottacalda per rendersi conto personalmente dei loro problemi  religiosi e delle loro condizioni di vita, suscitando entusiasmo tra quella gente. Nei paesi della sua diocesi  favorì il sorgere di casse rurali e altre opere sociali cattoliche, suscitando specie tra i lavoratori vivo entusiasmo per il movimento della Democrazia Cristiana.
L’interesse per gli studi filosofici
Ebbe viva la vocazione agli studi filosofici tentando di rinnovare la filosofia scolastica  con lo scopo si mettere la cultura contemporanea al servizio di Dio e della Chiesa come strumento d’apostolato.  Dal 1915 in poi collaborò con la “Rivista di filosofia neoscolastica”, dal 1920 iniziò la sua attività di insegnamento nella scuola interna del seminario di Piazza Armerina. Tentò di Si confrontò  criticamente con alcuni tra i principali esponenti della filosofia occidentale fra cui Maurice Blondel, Etienne Gilson, Benedetto Croce opponendosi al positivismo e all’idealismo[6].  Istituì a Piazza Armerina una scuola cattolica intitolata a “Prospero Intorcetta”, un gesuita piazzese missionario in Cina che si era distinto per la traduzione latina di alcune opere di Confucio. Insegnò egli stesso letteratura e filosofia pubblicando delle dispense che  successivamente furono raccolte in volumi.
Nel 1927 dopo aver preso contatti a Parigi con studiosi dell’Istituto Cattolico, e a Milano con Gemelli, Olgiati e fondò a Piazza Armerina la rivista filosofico - letteraria con il titolo di “Rivista di Autoformazione”[7], sulla quale scrissero nomi illustri fra i quali lo stesso fratello Luigi che essendo in esilio a Parigi, Il formato e la grafica della rivista riprendeva fedelmente la rivista intitolata Critica di Benedetto Croce; lo scopo di questa rivista era quello di creare uno strumento divulgativo che si confrontasse con altre autorevole riviste quali “La Tradizione”, “Vita e Pensiero” e “Neo-Scolastica”, sul terreno del dibattito teologico – filosofico.

             I rapporti  epistolari con il fratello Luigi in esilio   e i rapporti con il regime fascista   
Durante l’esilio del fratello Luigi scambiò con fratello moltissime lettere nelle quali discutevano di filosofia, di teologia, di letteratura, di mistica. Si amano e si stimano ma si criticano a vicenda, sostenendosi spiritualmente. Da queste lettere emerge, pur nella differenza delle loro personalità e delle loro storie personali , la loro profonda spiritualità  ,   la  comune ansia di santità , la grande apertura intellettuale e la carità pastorale che li portò ad approfondire la rilevanza culturale e sociale della fede vissuta all’interno della Chiesa. Gli autori citati più spesso sono S. Agostino, S. Tommaso, S. Giovanni della Croce, S. Teresa d'Avila, S. Alfonso M. de' Liguori, S. Francesco di Sales, e tra i moderni, il filosofi francesi H. Bergson e M. Blondel, lo storico della spiritualità H. Bremond, il teologo domenicano R.Garrigou Lagrange.
            I  due fratelli non scrivono di politica in quanto “sorvegliati speciali”del regime fascista[8]. Nell’archivio centrale dello Stato ci sono oltre un migliaio di fogli che si riferiscono a “Sturzo don Luigi, fu Felice, antifascista”. Per Mario esistono circa trecento fogli presso lo stesso archivio in due fondi.[9]
 Mons. Mario Sturzo ebbe un atteggiamento intransigente nei confronti del regime fascista attirandosi ingenerose calunnie e larvate persecuzioni, che sopportò con fermezza e pazienza evangelica, come risulta dalla documentazione conservata nell’Archivio centrale dello Stato.
         Il sottoprefetto di Terranova di Sicilia, l’odierna Gela, in una “riservata” al Prefetto di Caltanissetta del 10 marzo 1926 scrive che “Monsignor Mario Sturzo, Vescovo della diocesi di Piazza Armerina, che comprende i Comuni di questo Circondario, è fratello del fuoruscito D. Luigi Sturzo e non può quindi non condividerne i sentimenti e l’indirizzo politico”.[10]
          Il sottoprefetto di Piazza Armerina in una “riservata personale” al prefetto di Caltanissetta del 25 marzo 1926 scrive:” Dopo l’avvento del Governo Nazionale l’atteggiamento di Monsignor Mario Sturzo, Vescovo di Piazza Armerina, si è mantenuto sempre più avverso al Regime. Legato per ragioni di parentela all’ex Segretario politico del P.P.I. il Vescovo di Piazza Armerina ha voluto
segnare, nella Diocesi ,l’ostinata intransigenza del fratello Prof. Luigi Sturzo, sperando in un facile ritorno dell’antico regime nel quale la provincia di Caltanissetta e più specialmente i circondari di Piazza  e Terranova costituirono la cittadella del popolarismo”.[11]   
     In una lettera del prefetto di Enna al Ministero dell’Interno del 30 aprile 1928 in occasione delle feste giubilari per il 25° di episcopato di Mons. Mario Sturzo, scrive:”si tende evidentemente a dimostrare alle popolazioni alle Autorità ed al Governo la stima goduta dal Vescovo malgrado i precedenti politici di lui e quelli del fratello Prof. Luigi ex  Segretario del partito popolare Italiano, nonché al vaticano la illimitata fiducia che Mons. Sturzo gode presso tutta la popolazione della diocesi, soprattutto dopo le visite di Mons. Passetto, venuto dal Vaticano per inquisire sull’insegnamento filosofico impartito dallo Sturzo nel Seminario Vescovile e cu cui ho già riferito a codesto On. Ministero”.
In una precedente lettera del 5  aprile 1928 il prefetto di Enna a proposito dell’impegno filosofico del vescovo scrive:” Il Vescovo Mons. Mario Sturzo, pur accettando il dualismo fondamentale dello spirito e della materia come base del suo sistema filosofico, ha voluto apportarvi delle audaci innovazioni ed ammette tutte le teorie moderne dell’idealismo, cercando di adattarle ai principi cristiani. Egli segue in ciò la teoria della scuola tedesca heghelliana[sic] , sostenuta in Italia principalmente da Bendetto Croce”.
   In una lettera del 13 giugno 1931 il prefetto di Enna nel trasmettere un esposto anonimo nel quale si sosteneva che”la sede vescovile è stato sede della direzione politica[del partito popolare] che ha a capo il suddetto vescovo, e dove si sono ordite e si ordiscono ancora tante congiure a danno del regime e del Duce” scrive al Ministero dell’Interno “continuo a seguire, come ho fatto sinora, con la massima attenzione e circospezione l’attività che va svolgendo quel vescovo”. Una ulteriore prova che la corrispondenza fra i due fratelli venisse sottoposta a censura risulta da un appunto manoscritto del 13 gennaio 1932 in cui si legge che i due fratelli “si scrivono spesso trattando di argomenti filosofici. Sarebbe opportuno scrivere al prefetto che mandi al Ministero soltanto copia di quella corrispondenza censurata che abbia una certa importanza dal lato politico”[12].
Il pensiero filosofico e il neo sintetismo
L’aspetto iniziale da cui Sturzo parte per la ricerca filosofica è la relazione pensiero – azione: l’azione sicuramente sarà degna di ammirazione solo se avrà un fondamento filosofico e un obiettivo antropologico. Il filosofo per quando possa sembrare distaccato dalla vita, è alle sue fonti e ne indaga il senso[13]. Si capisce dunque come per Sturzo non ci può essere vera ricerca filosofica se non nella storia e a servizio della stessa, anzi, la filosofia diventa quasi la metodologia della storia nel senso che dà un metodo nel vivere e nel leggere la medesima.
“Sturzo- scrive Salvatore Latora- in dialogo-opposizione con la filosofia moderne va elaborando un suo sistema filosofico il neo-sintetismo, che ispirandosi in modo critico a I. Kant e ad A. Rosmini, vuole riproporre una nuova forma di realismo classico e cristiano, sostenendo la tesi della priorità della sintesi sull’analisi, che ha al suo centro l’uomo”.[14]
Il confronto con il soggettivismo gnoseologico e lo storicismo dei neo idealisti italiani lo spinge a privilegiare il  ruolo del soggetto nel processo conoscitivo in una sintesi fra immanenza e trascendenza, fra naturale e soprannaturale.
Il richiamo da parte della Santa Sede
La sua vita non ebbe dei percorsi facili o scontati, anzi la sua attività di ricerca filosofica ebbe la disapprovazione delle gerarchie ecclesiastiche del tempo. Nel 1931 ci fu un richiamo del Sant’Uffizio del 17 gennaio 1931[15] e venne pubblicato un’editoriale[16]  di Civiltà Cattolica in cui si criticano il contenuto e il linguaggio del pensiero di Sturzo, poiché sembrano più vicini al neoidealismo crociano e gentiliano che non alla filosofia scolastica e tomista, si criticano altresì anche la sua dottrina sulla conoscenza, come anche i concetti di filosofia e storia[17].  
Il richiamo esplicito del Sant’Uffizio mise fine all’attività della “Rivista di Autoformazione” e portò il Vescovo alla ritrattazione pubblica in Cattedrale, dopo il solenne pontificale dell’8 aprile 1931. Il 19 dello stesso mese l’Osservatore Romano pubblicò la notizia[18], lasciando sbigottito il fratello Luigi, che da Londra era all’oscuro di tutto . Subito dopo questa intimazione da parte della S. Sede, Mons. Sturzo sospende la pubblicazione della “Rivista di Autoformazione” perché, come scrive al fratello «in essa si vede, non un servizio, ma una lotta»[19].
La spiritualità nelle lettere pastorali e nelle poesie
Successivamente Mario Sturzo cercò di fare filosofia con la poesia[20] pubblicando ben 143 sonetti, raccolti nel volume Il mio canto, la cui nota dominante è il motivo religioso[21]. Già prima del 1931 aveva scritto in poesia le Visite e le Letture in versi al SS. Sacramento e alla Madonna, che si ispirano per contenuto e metodo alle “Visite” di Sant’Alfonso Maria de Liguori e agli Inni sacri del Manzoni[22].
Si dedicò a studi di ascetica, mistica,psicologia religiosa e  ad una intensa attività pastorale di cui ci offrono una testimonianza le  numerose  lettere pastorali  in cui tratta vari temi fra cui l’educazione, la conversione, la conoscenza di Dio, la vita in Dio, la preghiera.
Per Sturzo l’uomo vive bene la sua dipendenza da Dio solamente quando vive in Dio, con Dio e per Dio e questo è reso possibile solo nell’amore[23]. Quando si verifica ciò avviene il mistero dell’in-abitazione divina, avviene la divinizzazione dello stesso essere umano, il quale tuttavia resta nella sua alterità da Dio e dagli altri suoi simili, poiché non perde la sua identità[24]. Nell’esperienza amorosa l’uomo si accorge di vivere in una presenza che lo muove all’altro e alla realtà ma con uno sguardo e con delle aspettative nuove[25]; vivendo l’amore l’uomo sperimenta anche la sofferenza e la “tortura” di chi sa di avere in se un desiderio che niente e nessuno al mondo può soddisfare mai pienamente[26].
            L’esperienza dell’amore nell’uomo è anzitutto un dono che riceve dal suo Creatore da cui nasce la risposta amorosa[27].
 Un tratto tipico della spiritualità di Mario Sturzo , che fu una spiritualità dell’azione ,  fu la sua ansia per la conversione delle anime, che si tradusse in un attivismo apostolico animato dalla carità pastorale. Egli concepì  il suo ministero come esercizio di un compito di educazione alla santità. .  Alla santità che è stato l’ideale di tutta la sua vita dedica nel 1935 la pastorale ” La santità nell’itinerario dell’anima a Dio”, che nel titolo riecheggia la famosa opera di San Bonaventura.
 Gli ultimi anni della sua riflessione furono dedicati ad opere spirituali, come La vita in Dio, tutta la ricerca filosofica trovava in quest’opera una sintesi non solo dal punto di vista cronologico, essendo la sua ultima opera, ma anche e soprattutto dal punto di vista mistico-spirituale; l’impegno filosofico veniva qui risolto nell’esperienza religiosa, tema già preannunziato nell’ultimo capitolo de Problemi di filosofia dell’educazione.[28]
L’interesse per l’educazione
 Se  in quest’ultima opera affronta  la problematica pedagogica dal punto di vista razionale nella lettera pastorale del 1938 “L’educazione nelle sue ragioni supreme” si occupa della vera e suprema formazione cristiana che è la santità . L’educazione fu un leit-motiv del suo apostolato.
Mario Sturzo  già nel 1914 nel mensile diocesano di Piazza Armerina allora intitolato “Spigolature”  scrive:“La vita dello spirito reclama una seconda generazione che è l’educazione; è la  protezione da tutti quei bacilli morali che vagano in ogni ambiente e che non  aspettano che la condizione favorevole per entrare in virulenza e cagionare la  malattia morale e la morte”.
 La pedagogia religiosa di Mario Sturzo lo porta a privilegiare la missione della famiglia e a valorizzare la paternità e la maternità concepite come un apostolato.
Nel dicembre del 1936 rivolge  una pastorale dal titolo “La Maternità-Apostolato” alle madri cristiane della sua Chiesa. Per lui l'uomo è inserito in una società naturale,di cui la famiglia è la prima cellula. Nel lavoro di riorganizzazione e santificazione della società il primo posto va dato alla famiglia, ciò è possibile se la madre cristiana concepisce la maternità come apostolato: inteso come influsso santificante che accompagna i figli per tutta la vita. Perché la madre corrisponda a questa missione è necessario che si prepari fin dalla scoperta della sua vocazione allo stato matrimoniale, altrimenti non sarà mai tale, anche se dà alla luce i figli, perché non sarà mai capace della seconda generazione, cui i genitori sono chiamati, cioè la formazione spirituale e cristiana dei figli . Egli si serve di molti esempi per avvalorare questa sua tesi. Prepararsi alla maternità e paternità sin dai primi anni vuol dire guardare la vita come un dono di Dio, come un dovere di religione e come un servizio del Signore. La madre che si prepara alla maternità avrà profondi intuiti circa la sua missione. Ella deve avere la coscienza che il vero educatore è Dio e deve solo cooperare all'azione divina, prima ancora che nascano i figli, per cui deve circondarli di quell'ambiente di religiosità che si trasmette come si fa con l' eredità della carne. Mons. Sturzo si rivolge alle ragazze e le invita a conoscere bene la loro vocazione, a scoprirla e a consacrare tutte le forze per vivere spiritualmente tutti i futuri doveri: di spose e di madri. Maternità apostolato inoltre vuol dire  vivere la maternità come  sacerdozio, per cui la madre; quale sacerdotessa, deve vivere i suoi doveri come servizio da rendere a Dio; ed è chiamata ad avere come priorità l'educazione dei figli e ciò che concorre all'armonia della famiglia. Il dovere supremo che racchiude in sé tutti i doveri è quello di essere l'amica dei figli.  Il Vescovo invita a leggere la vita dei santi dove ha avuto grande influenza la figura materna, e a compiere bene l'apostolato della maternità sia per rispondere alla volontà di Dio, sia per fare della famiglia un vero santuario che favorisca la rigenerazione della vita parrocchiale e della società .
Una tematica simile affronta in una breve lettera pastorale intitolata” L’apostolato della Paternità” del 30 giugno 1938, pubblicato sul mensile “L’angelo della famiglia”. Egli si rivolge ai padri e a le madri di famiglia chiamandoli “ i primi ministri del sacerdozio dell’educazione”. Per il vescovo l’educazione cristiana si attua nella collaborazione fra la grazia divina e l’opera umana:” Il vero educatore non è né la madre né il padre di famiglia né altri, ed è solamente ed esclusivamente Dio. Questa è dottrina che non consente dubbi. La vera educazione che è la santità, non può farla che Dio. Dio però vuole che tanto gli  educandi  quanto gli educatori facciano la loro parte come se tutto dipendesse da loro”. Egli invita a vivere sia la paternità che la maternità come un sacerdozio, come un apostolato che richiedono la santità e precisa:” La madre di famiglia è veramente sacerdotessa, il padre di famiglia è veramente sacerdote quando ciascuno, per la parte che lo riguarda, è anche vittima”.  Se  i genitori tenderanno alla santità essi diventeranno per i figli 2un nuovo vangelo” e la testimonianza della loro vita sarà “il primo insegnamento pieno di fascino che raggiunge certamente l’effetto”. In questo modo l’educazione che i genitori impartiranno ai propri figli “sarà animata non dalle deboli ragioni prossime, , ma dalle supreme ragioni”.[29]
La santità
Il desiderio alla santità per il vescovo Sturzo resta il “più intimo e il più umano dei sentimenti” e nello stesso tempo “il più divino”.
Il cammino verso la santità è reso possibile dal dono battesimale e cresce grazie alla preghiera nella concretezza della vita quotidiana. La fede che spinge l’uomo alla santità non è qualcosa di sentimentale o passeggero, ma è anche atto di ragione che lo spinge ad agire di conseguenza nella storia, tuttavia questo è possibile solo quando l’uomo si rende conto di essere stato creato per amore. A proposito del primato dell’amore come dono e risposta Sturzo scrive: «Non è la vera cognizione di Dio […] quella del filosofo che per via di dotto ragionamento scopre non solo che Dio esiste, ma che è eterno, infinito ed infinitamente sapiente, giusto e buono. […] Chi non ama Dio, è in rapporto con Lui, non con tutto l’essere, ma solo con una parte di esso» (Cfr. L’educazione nelle sue ragioni supreme, p. 279). La conseguenza di questa impostazione è che tutto ciò che l’uomo opera nella storia, deve avere come obiettivo la santità; anche l’educazione è definita da Sturzo come “un compito che con una parola esclusivamente cristiana si chiama santità”. (Cfr., L’educazione nelle sue ragioni supreme, p. 25).
È all’interno di questo interesse per la santità che Sturzo dedica molte opere alla conversione esplicitandone anche le tappe e le resistenze a causa del peccato che produce tristezza e disperazione, “l’azione ben animata, invece, è santità e gioia insieme, e la gioia accresce la santità e genera altra gioia”. (Cfr. Problemi di filosofia dell’educazione, p. 252). La santità lungi dall’essere un qualcosa che si oppone alla natura dell’uomo e alla sua ragione, è il supremo compimento e la massima attuazione delle ragioni per cui la vita è degna di essere vissuta. “La santità è il fatto più essenziale della Chiesa e di più agevole cognizione; è luce che basta mostrarsi per illuminare”. Come ogni fatto storico anche la santità ha i suoi testimoni che sono i santi i quali sono definiti da Sturzo come “l’Evangelo vivente, l’Evangelo parlante; i santi sono la fede operante”. Non è un caso che nel Bollettino diocesano de L’Angelo della Famiglia il Vescovo calatino proponesse, quasi in tutte le copertine, un’immagine sempre diversa di un santo.
 Mons. Sturzo precorrendo la dottrina del Vaticano II sulla vocazione universale alla santità nella lettera pastorale del 1935 “La santità nell’itinerario dell’anima a Dio” scrive: “La santità dei cristiani nella Chiesa non è un fatto limitato o temporaneo; i santi non sono solamente gli eroi della santità , né solamente quelli che nella storia emergono come spirituali dominatori, né solamente quelli che la Chiesa canonizza. Sono una falange, sono il popolo dei veri cristiani, una corrente storica non tutta storicizzata, una corrente unica, perché la santità è una, in fondo sempre la stessa, nelle forme sempre varia. Sociale ed individuale, che cominciò con gli Apostoli, che generò nuovi santi, che genera sempre nuovi santi e ne genererà con la stessa fecondità, con la stessa ansia di perfezione, con lo stesso ardore di purificazione e di unione con Dio fino alla fine dei secoli”(pp.92-93)


La morte
Ricevuti gli ultimi sacramenti l’ 11 novembre 1941 rese l’anima a Dio 12 novembre 1941. I funerali furono  celebrati il successivo giorno 14.
Mons. G. Jacono, vescovo di Caltanissetta e suo amico fraterno, nell’elogio funebre sottolineerà la totale obbedienza del Vescovo alla Chiesa, quale unica via di obbedienza a Dio[30]. Mons. Francesco Olgiati, anche a nome di padre Agostino Gemelli, mandando un telegramma alla diocesi Piazzese per la dipartita del Vescovo Sturzo ebbe a dire che la sua morte non rattristava solo la sua diocesi, ma anche tutta l’Italia[31]; espressione che mette in risalto la stima e il rapporto di amicizia personale che legavano i tre pensatori.
Le sue spoglie, sepolte dapprima nel cimitero di Piazza Armerina, il 25 aprile 1960, a cura del suo successore Mons. Antonio Catarella, furono trasferite con solenne rito alla Cattedrale di Piazza Armerina



























BIBLIOGRAFIA
Scritti di Mario Sturzo
ENELEO (pseudonimo), Il figlio dello Zuavo, Giustiniani, Caltagirone 1900.
Adelaide, Giustiniani, Caltagirone 190 l.
Rivali, Giustiniani, Caltagirone 1903.
Prima Lettera Pastorale, Giustiniani, Caltagirone 1903.
Seconda Lettera Pastorale, Piazza Armerina 1904.
Il Seminario, Società Nazionale di Cultura Editrice, Roma 1905.
Liberazione, Piazza Armerina,1912
Le conversioni, Vincifori, Piazza Armerina 1913.
Intorno al culto. Appunti di psicologia, Vincifori, Piazza Armerina 1914.
Psicologia dei momenti belli, Roma 1915.
Le convinzioni intorno ai fini della vita, Tipografia Vinci fori, Piazza Armerina
1915.
Intorno alla psicologia dell'arte, in Rivista di Filosofia Neoscolastica,
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L'estetica di Benedetto Croce, in Rivista di Filosofia Neoscolastica,VII (1915), 8 ss.
La psicologia della conversione. in Rivista di Filosofia Neoscolastica. VII (1915), 23 ss.
Crisantemi bellici. in Vita e Pensiero 1V (1915-I1), 201.
Le sens de la mort di Paul Bourget, in Vita e Pensiero V(1915-I1), 301.
Il Natale e la guerra, in Vita e Pensiero VI (1915 Il), 351.
La conversione di Leone Tolstoj, owero la patologia di una conversione. Editrice Artigianelli, Monza 1916.
Le voyage du centurion d'Ernest PSicari, Società Editoriale Vita e Pensiero, Milano 1916.
Morale e filosofia. in Rivista di Filosofia Neoscolastica, VIII (1916), 21-40.
Le ceneri al campo. in Vita e Pensiero III (1916), 213.
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La conquista del fine, ricerche psicologiche, Desclée e C. Editori, Roma 1917.
Lazarine. in Vita e Pensiero V (1917),551.
Nemesis di Paolo Bourget, in Vita e Pensiero VIII (1918), 325.
Rinnovamento cristiano in Francia, in La Scuola Cattolica, 13-14 (1918).
Verso la luce, psicologia di una conversione, Scuola Tipografica EditriceArtigianelli, Monza 1918.
Il Generale Cascino, Vita e Pensiero, Milano 1919.
La Prowidenza, in Rivista di filosofia Neoscolastica, l (1919).
Drammi di anime, Scuola Tipografica Editrice Artigianelli, Monza 1919.
Elementi di Letteratura,  Letture Domenicali, Palermo 1920.
Intorno all'estetica di Benedetto Croce. Note critiche. Letture Domenicali,
Palermo 1921.
Elementi di Letteratura,  Letture Domenicali, Palermo 1922.
Visite e letture, Letture Domenicali, Palermo 1923.
Il primo giubileo secolare della Diocesi. Lettera Pastorale per la Quaresimadel 1924, Tipografia Pontificia, Palermo 1924.
L'arte nell'educazione idealistica attuale, Società Editrice Libraria Italiana,Roma 1924.
La teoria aristotelica della genesi della conoscenza, in Atti del Congresso Internazionale di Filosofia, Napoli 1924.
Il bello secondo S. Tommaso e Benedetto Croce, in Rassegna Nazionale,Firenze 1924.
L'unità del processo della conoscenza, in Rassegna Nazionale, Firenze 1924.
Il problema della conoscenza. Lezioni di filosofia per ilicei, Società EditriceLibraria Italiana, Roma 1925.
***
Articoli di Mario Sturzo apparsi sulla Rivista di Autoformazione da lui fondata, dal 1927 al 1930. La serie completa è conservata nella biblioteca del Seminario di Caltanissetta.
Anno I (1927)
N. I Il problema della moralità dell'arte, 13-21.
Storia, Filosojìa e B. Croce, 22-26.
Declina il maggio, (versi), 31.
N.2 La Filosojìa e le Filosofie, 49-74.
Giovanni Boine. Prefazione al Monologo di Sant'Anselmo, 75-82.
Se l'arte possa essere immorale - Il concetto secondo il Prof Stefanini - La
confutazione dell'idealismo secondo R. Reinstadler, (Postille), 83-96.
N.3 La storicizzazione, 97-115.
Idee di G. Dupré sull'arte e sulla formazione artistica, 116-138.
P. ALFONSO - M. BIANCONI, O Romafelix, (Recensione), 139-140.
Alla scuola del nonsenso, (Postille), 141-144.
N.4-5 Il problema della bellezza in rapporto al problema della conoscenza, 145-181.
Sac. FELICE KLEIN, Maddalena Semer, Traduzione italiana della Marchesa
Carlotta Albergotti, (Recensione), 212-221.
CHARLE SILVESTRE, Prodige du coeur, (Recensione), 221-224.
Rapporto tra bontà e bellezza secondo San Tommaso - La moralità nella espres-
sione estetica - La creazione naturale e la creazione artistica - La fantasia
creatrice, 225-234.
Associazione per la diffusione dell'ateismo, (postille), 235-237,
Mistero - L'ultima Cena - Emmaus, (poesie), 238-240.
Anno II (1928)
N.I-2 Se sia possibile superare l'elemento idealistico dello storicismo, 11-47.
Di un problema fondamentale della Filosofia, 48-73.
N.3-4
J.M. LAHY, La morale de Jésus - PAUL SOLLIER, Morale et moralité-
ALBERT BAYET, La morale scientifique, (Recensioni), 74-83.
La coscienza morale, (Postille), 84-100.
Del problema fondamentale della filosofia, 101-129.
La filosofia in azione, 130-194.
La casistica - L'amor di Dio, 195-199.
Il mistero dell'Infinito, (Versi),200.
N. 5 Il canto della vita, (Sonetti), 229-247.
Sì che il pié fermo era sempre più in basso, 248-249.
L'irrazionale in un passo di Dante, 250-252.
N. 6 Il problema tomistico delle potenze dell'anima, 253-270.
Le paure del Divus Thomas, 281-284.
Memorie, (Sonetti), 285-300.
MONS. CARLO PELLEGRINI, La vita del Prof. Contardo Ferrini, S.E.I.,
Torino 1928 (Recensione), 301.
Anno III (1929)
N. 1 Il punto specifico del neo-sintetismo, 1-13.
Circa il per sé noto, 14-31.
Il Neo-sintetismo e la critica del Prof. F. Varvello, 32-38.
Della natura utilitaria dello stato, 39-42.
Il canto dell'anima L (Sonetti),43-60.
N. 2 Problemi di filosofia dell'educazione
 Il problema della rapportualità, 61-77.
 Il problema della libertà, 78-100.
ILARIO BELLOC, L'anima cattolica dell'Europa, Morcelliana, Brescia1928, (Recensione), 110-111.
N. 3 Problemi vecchi e problemi nuovi, (Postille), 115-116.
Il problema dell'azione educativa, 117-139.
Del punto fermo nella conoscenza, 140-147.
Il canto dell'anima Il, (Sonetti), 148-168.
N.4 IV. Il problema della libertà e dell'autorità, 169-190.
Il pensiero moderno e la conciliazione, 205-222.
N. 5 V. Il problema dell'unità fondamentale e della individualità umana,223-246.
Della conoscenza intellettiva del particolare secondo S. Tommaso,247-260.
L'assoluto nella morale, 261-269.
Dell'assoluto senza limitazione e dell'assoluto con limitazione,(Postille),275-278.
N. 6 VI. I problemi dell'unificazione, dell'immedesimazione deglispiriti e della diversificazione nella consonanza, 279-304.
Dell'astrazione logica secondo S. Tommaso, 305-338.
Anno IV (1930)
N. 1 VII. Il problema dell'esteriorità ed interiorità del reale, 1-28.
Circa il problema della cosa in sé, 34-45.
Se la Rivelazione limiti l'umana libertà, 46-48.
I pericoli del sintetismo, 48-50.
Il canto dell'anima IIl, (Sonetti), 50-61.
N.2 VIII. Il problema della tendenzialità e della finalisticità, 69-105.
Della filosofia della storia, (Postille), 106-140.
N. 3 IX. Il problema della vita interiore, 141-167.
X La sintesi, 168-187.
N.4 La genesi del neo-sintetismo. 201-239.
Il canto dell'anima IV. (Sonetti), 240-260.
N. 5 Il neo-sintetismo nella dinamica d'immanenza e trascendenza. 261- 296.
L'argomento del moto circa l'esistenza di Dio, 297-299.
L'analitismo gnoseologico di S. Tommaso, 300-303.
L'esteriorismo gnoseologico di San Tommaso. 303-312.
L'autoconoscenza secondo San Tommaso, 312-316.
N. 6 Il canto della morte. (Sonetti), 327-341.
L'uomo e la natura. (Sonetti), 342.
***

 La vita in Dio, Vecchi, Trani 1928.
La filosofia in azione. Idealismo applicato, Vecchi, Trani 1928.
Il Neo-sintetismo, Vecchi, Trani 1928.
Il pensiero dell'awenire, Vecchi, Trani 1930.
Problemi di filosofia dell'educazione. Vecchi, Trani 1930.
Il mio canto, Vecchi, Trani 1932.
La divozione alla Madonna Santissima. Scuola Tipografica S. Giuseppe,
Asti 1934.
Il Giorno del Signore, Scuola Tipografica S. Giuseppe, Asti 1934.
La via della salute. Tipografia Zuccarello e Izzi, Catania 1934.
Suggerimenti sul modo di fare orazione. Scuola Tipografica S. Giuseppe,
Asti 1935.
La santità nell'itinerario dell'anima a Dio, Scuola Tipografica S. Giuseppe,
Asti 1935.
L’educazione nelle sue ragioni supreme, Lettera Pastorale in “L’angelo della famiglia” novembre 1936, dicembre 1936,gennaio 1937,febbraio 1937, marzo 1937, aprile 1937, giugno 1937, luglio 1937, agosto 1937, settembre 1937, ottobre 1937, dicembre 1937, gennaio 1938, febbraio 1938, marzo 1938, aprile 1938, maggio 1938, giugno 1938
L'educazione nelle sue ragioni supreme, Tipografia Editrice Piemontese,
Torino 1938.(cfr. Angelo della famiglia, giugno 1939)
L’apostolato della paternità in “L’Angelo della famiglia”, luglio 1938,pp 3-4
La Maternità apostolato,(24.12.1938) in “L’Angelo della famiglia”, gennaio 1939,3-7; febbraio 1939,pp.3-7
La via del santo amore, Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1939.
Orazione e Adorazione, Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1939.
Il santo raccoglimento, Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1939
Per la vita interiore, (raccolta di lO lettere pastorali), Casa Editrice Marietti,
Torino 1940.
Alla scuola di Gesù, (raccolta di 7 lettere pastorali), Tipografia Editrice
Piemontese, Torino 1941.
Il mistero della conversione, Lettera pastorale per la quaresima del 1941 ,
Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1941.
 L. STURZO -M STURZO, Carteggio,4 volumi, [a cura di DE ROSA GABRIELE] Edizioni di Storia e Letteratura Istituto Luigi Sturzo, Roma 1985.
ID. Carteggio 1924-1940, Appendice 394 lettere di mario Sturzo e otto minute di Luigi Sturzo[ a cura di ARGIOLAS CONCETETA],Rubettino , Sonenia mannelli 2006

Altre fonti
Relazioni per le Visite ad Limina del 5 febbraio 1913 e dell'8 luglio 1920, Archivio Segreto
Apostolico Vaticano, Relat. 635.
Secunda dioecesana Synodus, Platiae, Tip. Bologna 1911.
Tertia Synodus, Tipografia Pontificia, Palermo 1925.
Quarta Synodus Ab Ill.mo et Rev.mo Domino Mario Sturzo Episcopo in Cathedrali
Ecclesia die 16 Octobris 1928 celebrata, Ex Typographia Pontificia, Panormi 1929.
EPISCOPATO SICULO, Lettera al clero e al popolo di Sicilia, Tipografia Ponti-
ficia, PaIenno 1935.
Atti del Primo Congresso della Parrocchialità, in Synaxis 6 (1988), 97-137.
In memoria di Mons. Mario Sturzo, Vescovo di Piazza Armerina, Tipografia Pontificia, Paler-
mo 1942.



Saggi e Articoli su Mario Sturzo
FEDERICO GIOACCHINO, Il Vescovo Sturzo, Gela 1960.
BRANCAFORTE ANTONIO, Benedetto Croce e Mario Sturzo, Vescovo di Piazza Armerina,
in Vita e Pensiero 2 (1968) 156-160.
BATTAGLIA FELICE, Croce e i fratelli Mario e Luigi Sturzo, Longo Editore, Ravenna 1973.
STELLA PAOLINO, Il Vescovo Sturzo. Epistolario spirituale e note biografiche. Mongibel-
lo, Catania 1977.
MUSCIA SALVATORE [a cura di], La vita in Dio. L.E.R., Napoli-Roma 1982.
LATORA SALVATORE, Un maestro di pedagogia religiosa: il Vescovo Mario Sturzo.
Id., Il Neosintetismo come possibile rinnovamento della filosofia scolastica, in
Synaxisl (1983) 117-149.
Id., Una lettera inedita di don Luigi al fratello Mons. Mario, Vescovo
di Piazza Armerina, in Synaxis 2 (1984) 129-159.
Id., Un dibattito sul principio del neosintetismo. Corrispondenza tra
Agostino Faggiotto e Mons. Mario, in Synaxis 3 (1985) 219-286.
Id., Il neosintetismo e la sua dialettica nel pensiero dei fratelli
Mons. Mario e don Luigi Sturzo, in Synaxis 4 (1986) 235-268.
Id., Il neosintetismo di Mario Sturzo esposto ed interpretato in un articolo del fratello
Luigi, pubblicato in inglese, in Synaxis (1987) 169-203.
Id., Primo Congresso della parrocchialità organizzato dal Vescovo Mario
Sturzo nel 1937, in Synaxis 6 (1988) 97-137.
Id., Un dialogo filosofico di Mario Sturzo, ''La filosofia in azione", in Synaxis 7
(1989) 563-609.
Id., M Sturzo: uno studio sulla conversione di Leone Tolstoj, in Synaxis 8 (1990)
263-287.
Id., Una fonte bibliografica indispensabile: la Rivista di Autoformazione. Elenco di
tutti gli articoli, in Synaxis 9 (199I).
Id., Mario e Luigi Sturzo. Per una rinascita culturale del Cattolicesimo,  Greco, Catania
1991.
ZAVATTIERI G. SEBASTIANO, Filosofia e sapienza cristiana nella riflessione di Mario
Sturzo. Lalli, Poggibonsi 1988.
GIULIANA PINO, Mario Sturzo vescovo uomo di Dio, Edizioni Oreb, Riesi 1993
AA.VV., Mario Sturzo:tra pastorale e politica, Editrice il Lunario 1993
AA.VV., Mario Sturzo, Atti del Convegno di studio, Piazza Armerina 29-30 Ottobre 1993( a cura di Cataldo Naro) Salvatore  Sciascia Editore,  , Caltanissetta-Roma 1994
ALEO MARCO, Mario Sturzo filosofo, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta Roma 2003
BUSCEMI PASQUALE, In vescovo in dialogo con la sua Chiesa: Mario Sturzo e le sue lettere pastorali, Giunti- Studio teologico San Paolo, Catania, 2008
LATORA SALVATORE, La vocazione universale alla santità in Mario e Luigi Sturzo,con prefazione di Michele Pennisi, Libreria Editrice Vaticana,Città del Vaticano 2010











[1] I romanzi firmati con tale pseudonimo sono Enelèo, Il figlio del Zuavo, Giustiniani, Caltagirone 1900; Id., Rivali, Giustiniani, Caltagirone 1901, Id., Adelaide, Giustiniani, Caltagirone 1901.
[2] Cfr. G. Zito, “Vescovi, politica e fascismo in Sicilia”, in Aa. Vv., Cristianesimo e democrazia nel pensiero dei cattolici siciliani del Novecento, Centro Siciliano Sturzo, Palermo 1994, 113; Cfr. anche G. De Rosa, “Prefazione”, in Carteggio, voll. II, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1985, 23.
[3] Tra i lavori ricordiamo: M. Sturzo, Intorno al culto. Appunti di psicologia della conversione, Branciforti, Piazza Armerina 1914; Id., La conversione di Leone Tolstoj. Ovvero la patologia di una conversione, Bertarelli, Monza 1916; Id., Le voyage du centurion d’ Ernesto Piscari,Vita e pensiero, Milano 1916 , Id., La conquista del fine. Ricerche psicologiche, Desclée, Roma 1917.
[4] M. Sturzo, Il seminario, Società Nazionale di Cultura, Roma 1904.
[5] Cfr. P. Buscemi, Un vescovo in dialogo, cit., 14-15.
[6] Cfr. Id., “Storia, filosofia e Benedetto Croce. Critica di una critica”, in RdA 1 (1927) 22-26.
[7] In uno dei primi numeri della rivista afferma: «L’autoformazione è la formazione di se stesso, facendosi a se stesso educatore. Nella formazione l’uomo risponde all’azione della società e degli educatori, più o meno spontaneamente, più o meno riflessamente. A misura che risponde riflessamente e con amore, la sua formazione acquista il vero carattere di formazione e l’acquista perchè si risolve in autoformazione».[7] M. Sturzo, “L’Autoformazione”, in RdA 2 (1927) 1-2.
[8] Cfr. G.FANELLO MARCUCCI,Sorvegliato speciale. Sturzo a Londra nel mirino dell’Ovra, Rubettino, Soveria Mannelli 2006.
[9] Cfr. Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’interno, Direzione generale degli Affari di Culto, busta 114, fascicolo 170;Direzione Generale Affari riservati. Pubblica sicurezza A/1, busta n. 47.
[10] ACS,Ministero dell’Interno, Direzione Generale affari di Culto,busta 114, fascicolo 170.
[11] ACS,Ministero dell’Interno, Direzione Generale affari di Culto,busta 114, fascicolo 170.

[12]  Appunto del 13 gennaio 1932 in , Archivio centrale dello Stato, Direzione centrale della Pubblica Sicurezza, Direzione  Affari Generali e Riservati, Sez I, Casellario Politico  Centrale, busta 4980, fasc.29392”Sturzo don Luigi fu Felice”.
[13] «[…] l’uomo non pensa nel vuoto o nel puro isolamento, ma pensa nella storia […] la storia si identifica con la filosofia, la quale è la metodologia della storia, la morale, la normativa della stessa storia, l’arte, l’esteticità dell’unica storia». Id., Il Pensiero dell’avvenire, Vecchi, Trani 1930, 248.
[14] S.LATORA, Sturzo Mario,in  Dizionario Enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia.Secc.XIX e XX, vol VI,Salvatore Sciascia editore, Caltanissetta-Roma 2010,3062.
[15] Suprema Sacra Congregazione del Santo Offizio, Lettera a Mons. Mario Sturzo del 17 gennaio 1931 (prot. 1796/28), in Ibid, ff. 8-9 (Appendice 3).
[16] Cfr. “La produzione intellettuale e nuove pubblicazioni in Italia”, in Civiltà Cattolica 2 (1931) 55-56.
[17] Cfr. P. Buscemi, Un vescovo in dialogo, cit., 36-37.
[18] «La Suprema Sacra Congregazione del S. Offizio comunica: Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina,dietro richiamo della Sacra Congregazione del S. Offizio, ha inviato la seguente ritrattazione: “Io sottoscritto intendo di ritrattare come di fatto ritratto con la presente, tutto ciò che ho scritto e pubblicato nei libri, nella ‘Rivista di Autoformazione’ e nella Rivista ‘La Tradizione’ di Palermo contro la dottrina cattolica e contro ciò che la Santa Sede e i Sommi Pontefici, specialmente negli ultimi tempi hanno inculcato, raccomandato e comandato per lo studio della Filosofia Scolastica nei Seminari». Id., “Comunicazione”, in L’Osservatore Romano del 19 aprile 1931, 3.
[19] M. Sturzo, Lettera a Luigi n° 861 del 9 aprile 1931 in Carteggio, voll. II, cit., 455.
[20] Cfr. P. Buscemi, Un vescovo in dialogo, cit., 39.
[21] Si vedano in particolare i sonetti “Il mistero dell’infinito”, “La bellezza di Maria”, “Le vie di Dio”, “Verso il giudizio”, “A Maria”, in M. Sturzo, Il mio canto, Vecchi, Trani 1932, 23-34.
[22] Cfr. G. Jacono, “Elogio funebre”,in  Id., In memoria di Mons. Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina, Tipografia Pontificia, Palermo 1942, 213.
[23] «Vivono veramente in Dio coloro che a Dio rivolgono il loro pensiero amoroso e riconoscente e ne traggono il nutrimento delle loro opere, cioè, che così vivono in Dio, d poter dire che vivono di Dio». Id., La vita in Dio, cit., 91.
[24] «Che la vita umana si debba concepire come attività non separata da Dio, non indipendente da Lui, e che i nostri rapporti con Dio non si possono limitare a soli atti di culto, non è solamente una legge del cristianesimo, ma anche […] di natura; […] che ci è nota non solo per la Rivelazione, ma anche per la ragione; […] E’ una legge fondamentale, universale, essenziale, una di quelle leggi che si attuano per tutto e sempre e che solo possono essere non già ignorate, ma negate per degenerazione di pensiero». Id., Il giorno del Signore, Tipografia San Giuseppe, Asti 1934, 8.
[25] «Oh destarsi dell’alma giovinetta/ Alla vita d’amore, oh primo incanto/ Del bene, oh ben che ci commuovi al pianto/ Nella gioia che fa balzarci il petto/ In nuovo ritmo il cor, oh benedetto/ Flusso di luci, rifluir di canto/ Misterioso oh giorno atteso tanto/ Oh attender che non ha miglior diletto./ In quella singolare primavera/ Io non m’accesi per caduco fiore/ Né qui sognava la delizia vera./ “Padre sarò dell’alme cui l’oblio incolse”/ Io mi dicea “del Primo Amore,/ Ed io darò nuovi figlioli a Dio». Id., “Il primo amore”, in RdA 6 (1928) 300.
[26] «Che cos’è l’amor che vivo in me s’accende/ E mi fa lieto o mesto o mi tortura/ O mi fa gir diritto o alla ventura/ O asseconda altro amor o vi contende?/ Se cerco intorno quando si distende/ L’immenso variar della natura,/ Quando rapido passa o quando dura,/ O veggono gli occhi od il pensier intende,/ Tutto m’alletta e suscita il desio,/ Nulla m’appaga, poi che l’ho raggiunto,/ Oggi è il ricordo fervido, l’oblio/ Muto doman, il lutto ovver la festa,/ Gagliardo e lasso in un medesmo punto,/ Né il desiar si logora o s’arresta». Id., “L’Amore”, in RdA 1 (1929) 56.
[27] «Mi dai l’amor onde ogni amor s’accende,/ Mi dai la gioia ch’ogni gioia accende,/ Luce m’infondi per cui l’alma vede[…]. E’ luce e amor che, più risplende ed arde,/ Più fortemente l’anima tortura./ Oh tormentoso gaudio, oh vita, oh morte,/ Ore fuggenti, ore a trascorrer tarde,/ Quando più lieta fu la nostra sorte». Id., “Amore e dolore”, in Ibid., 257.
[28] «Il problema della vita interiore, filosoficamente non è che il problema dell’educazione, considerata come autoeducazione […] proprio perché non è assolutezza, ma rapportualità […] questa ha il suo fine ultimo nella vita mistica e nella conoscenza intellettiva di Dio». M. Sturzo, Problemi di filosofia dell’educazione, Vecchi, Trani 1930, 207.
[29] M:STURZO, L’apostolato della paternità, in “L’angelo della famiglia” n.7, luglio 1938,3-4.
[30] «Il vescovo grande e umile il giorno stesso dell’arrivo dell’Osservatore Romano nelle sue mani, disse al rettore del seminario: raduna i chierici, leggi loro il monito pontificio, che io accolgo in pieno, e dì loro che imparino dal vescovo ad essere obbedienti». Cfr. G. Jacono, “Elogio funebre”, cit., 13.
[31] «Molto dolore mi ha procurato la morte di Lui che amavo e stimavo da parecchi anni. E sono sicuro che dal Paradiso ci assisterà e ci proteggerà nei nostri studi e nel nostro modesto apostolato. Anche P. Gemelli fu dalla notizia profondamente rattristato; e tutti noi prendiamo parte alla tristezza accorata che, non solo la diocesi di Piazza Armerina, ma l’Italia colta sente per questa dipartita». F. Olgiati, Telegramma, in G. Jacono, “Elogio funebre”, cit., 20.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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