di Francesca Giampiccolo
Negli ultimi 35 anni, nella maggior parte dei paesi industrializzati, si è assistito ad un progressivo incremento del numero di parti con taglio cesareo. In Francia il tasso è passato dal 6% nel 1972 al 17,5% nel 1998, arrivando al 20,2% nel 2011. Negli USA il progressivo aumento ha toccato punte del 31,8% nel 2011. In Europa solo l’Olanda e la Slovenia si sono distinte nel corso degli anni, per aver registrato valori inferiori al 30%. Nel crescente andamento europeo, l’Italia presenta il triste primato nell’uso scellerato del cesareo. Si è passati dall’11% nel 1980 al 22% nel 1995; nel 2000 il tasso registrato era del 33,2%, passando al 36,4% nel 2004 e raggiungendo il 38% nell’anno 2008. Nel 2011 il ricorso ai cesarei si è verificato nel 40% dei casi.
Nella maggior parte dei casi il taglio cesareo non è dovuto ad alcuna necessità medica, ma a diverse motivazioni. Esse possono dipendere da fattori economici, dalla scarsa qualità della sanità pubblica, dalla paura dei rischi medico-legali; le sanzioni penali, in caso di morte o della donna o del bambino, durante un parto naturale sono maggiori e non aiutano il professionista, il quale è costretto a preferire la soluzione chirurgica a quella naturale. Altre cause sono l’inesistente informazione e la mancanza di un degno supporto psicologico alle donne incinte. L’OMS ha individuato un limite massimo pari a 20 casi su 100 in cui si ritiene necessario il ricorso al cesareo. Se il numero supera il 20%, significa che all’interno del sistema sanitario vi sono problemi o inefficienze. In Italia questa media non viene rispettata, soprattutto nelle regioni meno virtuose del Sud, dove si ricorre al cesareo mediamente nel 38,3% dei casi. L’incidenza più bassa, al momento, è registrata in Friuli Venezia Giulia e in Trentino Alto Adige, regioni nelle quali sono state compiute scelte efficaci di razionalizzazione dell’assistenza materno-fetale e di sviluppo di cure appropriate. Occorre, inoltre, porre l’accento sul fatto che il tasso più alto di tagli cesarei in Italia si registra nelle case di cura private che raggiungono anche il 62%.
Un accenno di cambiamento arriva dalla regione Sicilia. Per arginare questo crescente fenomeno e promuovere il ricorso al parto naturale, l’Assessorato Regionale della Salute ha deciso di uniformarsi alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, cercando di promuovere il ricorso al parto naturale uniformando le tariffe. Ma basterà uniformare le tariffe per placare questo uso scellerato? Staremo a vedere.
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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