venerdì 3 ottobre 2014

Sulla vicenda dei liberi consorzi dei comuni.

di Patrizio Roccaforte.
Il nostro organo di massima rappresentanza politica, l'Assemblea della Regione Siciliana, ha approvato, rendendola efficace mediante la pubblicazione sulla GURS, la legge n. 8 del 24/3/2014.
La legge è una fonte del diritto. “Il diritto è l'insieme ed il complesso (in genere sistematico) delle norme che regolano la vita dei membri della comunità di riferimento”.
La legge è un accordo che si stipula tra i consociati, tra i cittadini appartenenti ad un regime democratico.
Tutto questo è semplice! È facile da capire. Sono nozioni alla portata di tutti: basta leggere Wikipedia, come ho fatto io!
Le leggi servono a dare le regole ai cittadini. Servono a dettare le norme di comportamento necessarie a programmare il futuro, economico e sociale, a determinare lo sviluppo, quello sviluppo, economico e sociale, che tanti hanno solo sulla bocca, purtroppo.


Si parla di una necessaria certezza del diritto proprio per la consapevolezza che gli affari, latu sensu, possono realizzarsi solo se c'è stabilità, solo se c'è lealtà fra chi li conclude e, quindi fra cittadino e chi determina le leggi.

Quando ognuno di noi conclude un affare, un accordo, sigilla l'accordo con una stretta di mano o con una firma su un contratto.

L'accordo che si costituisce con la legge si conclude e si sigilla con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale dove non a caso c'è il sigillo dello Stato e della Regione.

Lo capiscono questo i nostri deputati? Gli onorevoli? (si rifletta sulla parola “onorevole”).

Così è stabilito dalle regole democratiche.

Se quando abbiamo stipulato un contratto gli accordi, che in esso sono stabiliti, non vengono rispettati allora diciamo che abbiamo subito una truffa. Accusiamo l'altra parte di disonestà.

Faccio un esempio, se ve ne fosse ancora bisogno.

Se concludiamo un contratto con un'agenzia turistica che ci promette un viaggio ad un determinato costo solo se entro una determinata data riusciamo a produrre un documento firmato da un dato numero di persone e a raccogliere un certo numero di adesioni e poi, dopo una enorme fatica, riusciamo a portare il documento firmato e abbiamo raccolto l'adesione, proprio come era nei patti, e l'agenzia non ci porta in quel viaggio, diremmo che siamo stati truffati.

È così, no?

Ora la situazione potrebbe essere questa: ci sono due parti, il legislatore e i cittadini, che hanno stipulato il contratto insito nella legge n. 8 del 24/3/2014, sui liberi consorzi di comuni. Il legislatore ci ha promesso nuovi confini territoriali e nuove regole a condizione che l'altra parte, i cittadini, avessero prodotto una delibera di consiglio comunale e poi un referendum, che sono costati fatica, soldi e, soprattutto, enormi e dolorose lacerazioni.

Dopo che i cittadini, che hanno creduto nella promessa e hanno concluso le clausole dell'accordo, l'altra parte, il legislatore, potrebbe dire: abbiamo scherzato! Mi rimangio la promessa e l'accordo. I confini non si modificano, avete perso tempo e soldi inutilmente. Le lacerazioni? Sono cazzi vostri.

Se la situazione fosse quella ipotizzata, la domanda: sarebbe questa una truffa del legislatore ai danni dei cittadini?, che risposta avrebbe?

Quale sarebbe la conseguenza? A quali livelli arriverebbe il, già basso, tasso di fiducia nei confronti della politica?

Dove andrebbe a finire la certezza delle regole e il principio di legalità se l'ARS tornasse indietro dopo che i cittadini hanno adempiuto a quanto previsto dalla legge? Dopo che tutto questo ha determinato nuove speranze, nuove prospettive e tutto questo è avvenuto non senza dolorose spaccature e accentuazione di acredine e risentimenti?

Che valore avrebbe il sigillo della Regione Siciliana? Si potrebbe ancora parlare di “stato di diritto”? Sarebbe questa una amministrazione fondata su principi democratici?

Spero che la vicenda dei liberi consorzi di comuni si concluda in maniera dignitosa e leale per non avere la sensazione di vivere in una repubblica delle banane.

Dite ai vostri figli di non scappare: ancora c'è speranza. Scarsa ma c'è.



patrizio roccaforte

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


___________


"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

TUTTI GLI ARTICOLI