Non so cosa sia successo in questi mesi. Come se Enna che è l’ultima provincia d’Italia in termini di reddito e ricchezza in pochi giorni sia diventata la prima.
Non si spiegherebbe altrimenti come mai tanti,
consiglieri comunali e non, abbiano d’improvviso cambiato idea al punto di
dire: “rimaniamo con Enna”.
Invece, Enna è sempre l’ultima provincia d’Italia,
con una idea di sviluppo centrata solo sulla valorizzazione delle proprie
risorse.
Allora mi chiedo: perché i consiglieri comunali
dell’Udc non sono ancora sicuri di confermare il voto per l’adesione al
consorzio di Catania?
Perché molti dei 18 consiglieri che qualche mese fa
hanno votato per cambiare territorio adesso tacciono?
Il motivo è che i veri manovratori della politica ennese
si stanno muovendo pesantemente e qualcuno rischia di cadere nella rete.
Il tentativo dei manovratori è quello di mettere
insieme la mozione di sfiducia al sindaco Filippo Miroddi e l’adesione al
consorzio catanese, come se fossero la stessa cosa.
L’adesione al consorzio è una scelta di campo
strategica, di visione del territorio, che potrebbe incidere (se la burocrazia
siciliana non toppa ancora) nella vita dei piazzesi per i prossimi 100 anni.
La mozione al sindaco è un fatto contingente,
un’azione politica, che va consumata, come è avvenuto per tutti i sindaci delle
ultime legislature.
Anche se, le mozioni di sfiducia di fatto si
presentano, e poi, non passano mai. Vedi Velardita, Prestifilippo, Nigrelli)
Il tentativo dei manovratori è quello di portare anche
nella stessa seduta le due cose in modo da confondere le idee ai cittadini e a
qualche consigliere comunale facendo passare questo messaggio: “votiamo per
Enna e così mandiamo a casa Miroddi”.
Un modo soprattutto per confondere l’opinione
pubblica piazzese che si è già espressa per cambiare territorio ma che in
questo periodo storico è “contro il sindaco”.
Il secondo anno, quasi dappertutto, è quello peggiore
per il primo cittadino, che dopo gli innamoramenti del primo semestre di
governo deve affrontare tutte le magagne dell’amministrazione. Infatti in
questi mesi tutti sono contro Miroddi, soprattutto quelli che non hanno
ricevuto quello che si aspettavano.
A gestire questa delicata fase politica è Gianfilippo
La Mattina, l’attuale presidente del Consiglio, eletto nella maggioranza con lo
schieramento di Miroddi, diventato presidente del consiglio con i voti della
maggioranza, ma passato all’opposizione dopo qualche mese.
La Mattina – che non si è ancora espresso chiaramente
– ha due strade:
1.
portare
immediatamente all’ordine del giorno l’adesione al libero consorzio di Catania,
senza perdere ulteriore tempo, prendendo atto della richiesta che i 10
consiglieri comunali gli hanno avanzato.
2.
Perdere tempo, tergiversare
come è bravo a fare, portare il consiglio comunale sul libero consorzio alle
lunghe e nel frattempo presentare la mozione di sfiducia al sindaco per
confondere i cittadini.
Nel primo caso vorrebbe dire che La Mattina non cade
nella rete, non è nelle mani dei manovratori ed è in grado di distinguere la
scelta strategica per il futuro del territorio dalla scelta politica e
personale di votale la mozione di
sfiducia a Miroddi.
Nel secondo caso vorrebbe dire che il presidente del
consiglio, dice una cosa (siamo orientati a votare per Catania) ma nella realtà
– guidato dai manovratori - ne vuole fare un’altra.
Se fossi La Mattina certamente sceglierei la prima
strada.
Dopo aver celebrato l’adesione al consorzio di
Catania presenterei la mozione di sfiducia a Filippo Miroddi.
Ma a questo punto sorge un’altra domanda: veramente tutti
quelli che parlano di mozione di sfiducia vogliono mandare a casa Miroddi e
quindi – andare a casa anche loro?
Certo, sarebbe giusto che tutti quelli che sono stati
eletti con Miroddi e nel corso di questi due anni sono passati all’opposizione
votassero per mandare a casa il sindaco.
Vediamo se La Mattina e compagni avranno il coraggio
di farlo.