venerdì 20 marzo 2009

Domani 21 marzo i Taverna al teatro.

Piazza Armerina. Dalla taverna dei nonni alla ribalta della musica italiana. O quasi. E’ questa in sintesi la storia dei Taverna Umberto I, una band composta da due fratelli piazzesi di nome Giuseppe e Gianfilippo Santangelo. Domani alle ore 20,30 presenteranno presso il Teatro Comunale Garibaldi il loro primo CD dal titolo "Parole dal Sud". Otto canzoni caratterizzate dal tipico meticciato siciliano in cui si mescola tradizione, sound, musica d’autore, accoglienza e generosità. La musica dei Taverna è ormai un riferimento per molti siciliani che vivono al nord. “Ascolto di Cd dei Taverna ogni mattina quando vado a lavorare e non c’è il sole – dice Filippo Novello – un professore piazzese che insegna a Milano – quando ascolto la loro musica – continua Novello – aumenta in me la voglia di tornare nella mia terra”. L’emigrazione, l’esodo ed il ritorno dei siciliani, fa parte del DNA e della storia dei Taverna. Il nome della loro Band è quello della Taverna che i loro nonni avevano in via Umberto, dove ora c’è la sede di un sindacato dei lavoratori. Si trattava del signor Peppino rientrato dall’Africa nella sua città natale dopo aver lasciato tutto, e di sua moglie. I due ricominciano da zero dopo la guerra decidendo di aprire un luogo dove le cose semplici, buone e giuste la facessero da padrona. Ma alla fine della storia, chi l’ha fatto da padrona è stata la globalizzazione imperante che ha distrutto le taverne. Gianfilippo e Giuseppe, invece, combattono ancora e cercano di tenere il valore delle tradizioni siciliane. A seguire i due ragazzi c’è il padre, Guido Santangelo. “E’ incredibile – dice – gli raccontavo da piccolo la vita dei miei genitori e loro hanno tradotto tutto in musica”. Il signor Santangelo, per adesso, è il primo finanziatore dei suoi figli. “Per questo album ho speso un bel pò di moneta – ma credo che ne valga la pena per rendere omaggio alla storia ed alle tradizioni”. Le tradizioni di famiglia, a per i Santangelo sono di casa. Intanto domani, al teatro Garibaldi, con ingresso gratuito, dove si prevede il tutto esaurito.
Agostino Sella

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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