giovedì 6 agosto 2009

In una Basilica gremita di fedeli la Patrona riposa sull'altare maggiore della Cattadrale. Cerimoniale assente!

di Guglielmo Bongiovanni. In una Basilica Cattedrale gremita all’inverosimile è stata posta sul presbiterio la Patrona della Diocesi Maria Santissima delle Vittorie. Erano le 20 quando il portatore Calogero Cosenza ha svelato al popolo dei fedeli il volto di Maria e dall’interno del tempio, voluto dal barone Marco Trigona, si è levato l’applauso dei fedeli e devoti alla Patrona. Che i cittadini piazzesi fossero legati alla sua Patrona non vi era dubbio ciò che amareggia è l’organizzazione di una giornata che avrebbe dovuto essere la festa dell’intera diocesi. Nessun protocollo o cerimoniale seguito. Nessun rappresentante dei Comuni che fanno parte della diocesi. Presenti solo due agenti di Polizia Municipale di Piazza Armerina, stranamente assenti le forze dell’ordine in alta uniforme. Sui quotidiani solo una brevina che ricordava il significato storico della giornata di ieri. Suppur credo che siano i giorni della preghiera e della devozione alcune riflessioni danno l’imput alle mie mani sulla vecchia tastiera del pc.
Il 5 e il 15 agosto dovrebbero rappresentare, per la città e per gli 11 comuni che appartengono dal 1817 alla diocesi di Piazza Armerina, due giornate simbolo. Oggi seppur cresca di anno in anno il numero dei fedeli il cerimoniale risulta assente. Le critiche che muovevamo negli anni passati a chi voleva creare una figura istituzionale che si occupasse di cerimoniali e fungesse da raccordo tra le istituzioni e la diocesi erano ingenerose. Oggi abbiamo bisogno di una simile figura ed evitare di scadere, come è accaduto ieri, nel patetico e se mi è concesso il termine nel ridicolo. Premesso l’impegno, l’amore e la completa devozione di padre Filippo Bognanni, che amo definire il custode del Vessillo di Maria, e con assoluto rispetto dovuto ai vertici della chiesa piazzese mi sono chiesto: Perché nella giornata del 5 agosto i sacerdoti delle chiese di Piazza non sono presenti in Basilica per assistere e partecipare con le loro preghiere allo svelamento di Maria Santissima delle Vittorie? Perché i portatori erano sprovvisti delle divise che tradizionalmente indossano quando portano in solenne processione il fercolo dove è custodito il vessillo della Patrona? Caro signor Sindaco, Caro assessore alle Tradizioni e Feste e caro Presidente del Consiglio Comunale mi rivolgo a voi con l’animo sincero. Cambiate rotta! La Patrona è il simbolo della città e della diocesi. La Patrona è il simbolo di 11 comuni che appartengono alla Diocesi di Piazza Armerina dal 1817 e a dimostralo vi sono 11 stendardi in piazza Garibaldi dove riposa lo stemma dei comuni (tra cui ricordiamo Enna, Aidone, Gela, Niscemi, Butera, Barrafranca, Valguarnera, Pietraperzia, Riesi) nessun rappresentante di questi comuni era presente in chiesa. Al suo fianco, caro Sindaco, aveva solo l’assessore alle feste e tradizioni Cimino e l’assessore alle politiche sociali Lina Grillo. Dov’era il comandante della Polizia Municipale o il suo vice? Ha invitato i Sindaci dei comuni della diocesi? Ha invitato il capo della polizia di Piazza Armerina Giancarlo Consoli e il capitano dei Carabinieri Michele Cannizzaro? Ha invitato il questore di Enna e il Colonnello dei Carabinieri? Ha invitato le massime autorità provinciali a cominciare dagli onorevoli che rappresentato la provincia di Enna? Caro Presidente del Consiglio Comunale ha rivolto l’invito ai suoi colleghi consiglieri? Ieri l’unico presente in Basilica, in qualità di cavaliere del quartiere Casalotto, era Rosario Paternico. Caro assessore Cimino la Patrona di Piazza non è la cantante che lei porta in città; non è un luogo di passerella ma se volete dare un tono alla manifestazione e riportare ai suoi antichi fasti la festa della Patrona della diocesi Maria Santissima delle Vittorie le consiglio, da amico quale sono, di studiare le tradizioni che appartengono a una festa e ad una delle diocesi più ricche di intelligenze e culture che la Sicilia ha avuto. Non è un gioco rivestire cariche istituzionali, non è un gioco rappresentare una città, vi sono dei momenti e delle occasioni dove i cerimoniali rivestono un alto valore simbolico e storico l'opposto significherebbe solo alimentare un percorso di caduta verso la totale anarchia.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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