di Riccardo Bucato
Chiello – Atropo 2-0
A dimostrazione, casomai fosse necessario, dell’indispensabile presenza del presidio ospedaliero piazzese, sono sempre più frequenti i resoconti di episodi di ottima sanità, che, purtroppo, non fanno notizia come quelli di malasanità e non danno il giusto merito al personale che si prodiga, tra mille difficoltà: legate all’assenza della Rianimazione e di alcuni dei reparti che hanno fatto la storia del Chiello (e tra questi l’Urologia) per fornire comunque, e con lodevoli risultati, il proprio apporto e supporto alla vita della comunità armerina e dei paesi limitrofi. Tra i casi brillantemente risolti, quello del piazzese Filippo Taormina, di anni 79, che sabato 3 aprile u.s. si è presentato al pronto soccorso dell’Ospedale Chiello. La presenza al Pronto Soccorso del cardiologo dott. Vintaloro e del medico di Pronto Soccorso, dott. Fimognari, con il supporto del personale paramedico: l’inf. prof. Raffaele e gli oo.ss. Marchì, Meli e Parlascino, hanno permesso, con l’elevata preparazione e professionalità di tutta l’equipe, all’anziano di superare l’infarto in corso e di cambiare i due biglietti di corsa semplice per l’aldilà, ricevuti con i due arresti cardiaci succedutisi nei convulsi minuti di permanenza presso il Pronto Soccorso, con due di andata e ritorno che gli hanno consentito, una volta stabilizzato e trasferito in elisoccorso presso il civico di Palermo dove è stato sottoposto a due interventi di angioplastica, di riabbracciare i propri cari e di tornare, dopo alcuni giorni di degenza, nella propria residenza armerina. Il personale tutto, coinvolto ad ogni livello: medici, infermieri, ausiliari, personale addetto all’elisoccorso, riceve il ringraziamento più sentito e la sincera gratitudine dei familiari del sig. Taormina per la tempestività, competenza e pervicacia con la quale hanno saputo strappare alla morte il loro congiunto e per essere riusciti a riannodare i fili della vita di un anziano signore che Atropo, la più anziana delle tre sorelle Parche, aveva già reciso con le sue cesoie, decretandone il momento della morte.
L’episodio riportato non è isolato ma rientra nella normale routine del diuturno impegno lavorativo del personale del nosocomio armerino, sottovalutato, bistrattato e dimenticato, oltre che da politici e burocrati, spesso anche dai concittadini o da quanti si rivolgono ad esso, senza riceverne neanche un grazie o una parola di stima e di apprezzamento per le prestazioni fornite.
dott. Riccardo Bucato