Il bilancio comunale è quello che è. Un fatto oggettivo che chiediamo sia pubblicizzato, prima della sua approvazione in Consiglio Comunale, alla cittadinanza, alle forze sociali e sindacali, alle associazioni di categoria. Prima di assistere a ridicole prese in giro sui costi della politica, prima di avere propinate misure assolutamente simboliche sulla loro riduzione, prima di leggere di addizionali IRPEF ed aumento della tassazione sui consumi elettrici, insomma prima di ricevere in dono da chi governa la città una buona quantità di assegni post-datati, per il futuro prossimo venturo sulle spalle dei cittadini, chiediamo che del bilancio 2011 si parli pubblicamente.
Passi per le scelte del governo Berlusconi, che si appresta ad emanare provvedimenti che avranno effetto solo dalla prossima legislatura e che rappresenteranno un alibi formidabile per chiunque governerà il paese dopo il 2013. Ma non passi per il governo della nostra città, che abbiamo il diritto e dovere di controllare e sollecitare, come cittadini/elettori e come cittadini, sic et simpliciter.
In un momento storico nel quale l'inflazione si appresta a tornare ai livelli del 2008 per effetto dei rincari che colpiscono molti dei settori senza concorrenza, quali treni, aerei, energia, traghetti, così certificando il drammatico deficit di libertà economica del nostro paese, in un momento nel quale il prezzo dei monopoli e dei neostatalismi si scarica direttamente sui cittadini che non possono scegliere e hanno servizi di scarsa qualità, per i quali pagano addirittura più del dovuto, in un momento nel quale i numeri sulla disoccupazione femminile e giovanile, sono persino drammatici, in stile 2004, con nel Sud la disoccupazione colpisce una donna su due, il PD, che pure su questo tema si era speso molto in passato, con i referendum ha compiuto un radicale cambio di rotta adottando la linea del “Diciamo No e poi vediamo”. Ancora peggio va sul fronte dell'esclusione dal mercato del lavoro di donne e giovani dove, a parte qualche mancia dal sapore populistico, nulla di serio accade o viene anche solo progettato. Lasciando perdere le gesta di Berlusconi, che presentando la manovra, ha chiesto il sostegno dell'opposizione, pur confermando l'uso della fiducia per paura delle resistenze interne alla maggioranza, la cosa che qui ci occupa, riguarda le ricadute sul piano localistico delle scelte governative nazionali. E su questo punto non possiamo slegare le nostre sorti da quelle di Roma né possiamo esimerci dal negarne l’impatto sul piano dell’Ente Comune. Quello che un partito serio e riformista deve pretendere dalla propria classe dirigente, in specie se governa una città come Piazza Armerina, è la trasparente, lineare e sincera comunicazione preventiva agli altri attori della scena politica municipale delle linee guida che si vogliono tracciare, per far fronte ai tagli varati dal Governo a trazione motrice leghista. Prima di varare manovre di bilancio lacrime e sangue, seppur nobilmente motivate con l’intendimento di non affossare l’assistenza alle fasce meno avvantaggiate della popolazione, occorre avviare un serio e credibile processo di riforma della spesa con, cito a titolo meramente esemplificativo e non certo per competenza tecnica specifica: a) riduzione del 30% dei costi della politica, b) lotta all’evasione fiscale comunale, c) abolizione delle posizione organizzative comunali non strettamente necessarie all’economia dell’Ente e dei relativi bonus economici, d) abbattimento dei costi per onorari, consulenze, spese legali, e) razionalizzazione delle maggiori somme provenienti dagli incassi della Villa Romana del Casale, e via discorrendo. Cosi come se l'offerta nazionale è seria il Presidente del Consiglio dovrà dare qualcosa in cambio che non metta a rischio i contenuti e i tempi di approvazione della manovra finanziaria di Tremonti, allo stesso modo a Piazza Armerina di fronte ad una vera e concreta volontà di Nigrelli di riformare la gestione del bilancio comunale, l’opposizione non potrebbe far finta di niente ma dovrebbe accettare il dialogo e la discussione, per dar vita ad una manovra importante e dolorosa ma comunque con una grossa copertura politica e sociale. Ed a Roma sarebbe auspicabile che l'opposizione, mandate in soffitta le pulsioni populististiche postelettorali e le battute da cabaret, disciplinato il rapporto di odio/amore con Vendola, Di Pietro, contrattualizzato seriamente il progetto di alleanza con il Terzo Polo, chiedesse, come contropartita a una non belligeranza preventiva sulla manovra ed un impegno sui saldi eccezionali previsti per il 2013/2014, l'apertura di un cantiere di lavoro comune sulle liberalizzazioni, sul lavoro giovanile, sulla riforma dello stato sociale e sulle politiche fiscali. Questa sarebbe una scelta ben più saggia di quella, attualmente molto in voga nel nostro centrosinistra, di affidarsi alla politica del “tanto peggio tanto meglio” nell'illusione che sia vicino il momento in cui il governo cadrà miracolosamente nelle mani del PD. La sfida sulle riforme è il modo più efficace per incalzare il centrodestra, anche in una prospettiva squisitamente politica, perché accentuerebbe le spaccature interne alla maggioranza, rendendo palese ai cittadini la sua fragilità oramai insanabile. Stessa analisi potrebbe infine farsi per la parte che compete, intimamente, alla nostra città. Il varo di una manovra di bilancio condivisa in cambio di un programma di fine legislatura che metta al centro il cittadino ed i suoi bisogni primari, i giovani ed il lavoro, le attività produttive, la vivibilità urbana, il completamento dei lavori in corso, la riapertura in pompa magna della Villa del Casale, l’avvio dei lavori dell’area artigianale. Fatti che appartengono alla comunità piazzese, né a questo né a quel singolo amministratore o consigliere. Ma con questo chiaro di luna, con la chiusura a riccio della giunta Nigrelli e dei pochi aficionados che la sostengono a Palazzo di Città, il compito di ridare credibilità e fiato ad un progetto vincente di governo del centro e della sinistra, al prossimo turno elettorale, sarà molto arduo. Eppure basterebbe acquistare qualche buon apparecchio Amplifon per ascoltare i mugugni, le insofferenze, le lagnanze, le critiche, il malcontento diffuso che investe il primo cittadino piazzese, impegnato a promuovere Piazza nel mondo ma lontano, assai lontano, dalle richieste della gente. E dire che la politica, arte fine e rozza nello stesso tempo, si nutre del contatto quotidiano con il popolo, non populisticamente ma democraticamente. Ma non per questo demorderemo!
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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