In questi giorni, l’Associazione DonneInsieme
“Sandra Crescimanno” di cui ho il pregio e l’onore di fare parte, è stata
contattata da Maria Laura Giovagnini, giornalista del Corriere della Sera,
perché una compagna di università di Sandra Crescimanno (alla quale è stata
intitolata la nostra Associazione), la Prof.ssa Paola Demattè, docente di
Chinese Art presso il Dipartimento di Storia dell’Arte di Rhode Island, ha
scritto una lettera al settimanale “Io Donna” ricordando Sandra e i terribili
giorni del suo omicidio. Anche noi vogliamo ricordarla nell’anno in cui si
celebra il 30° anniversario della sua scomparsa riportando la lettera della
Prof.ssa Demattè e la nostra risposta a lei e al giornale per ringraziarli di
questo DONO che hanno voluto farci. Ne approfitto per ricordare anche in questa
sede che DonneInsieme è nata perché fortemente voluta dalla nostra presidente MARIA GRASSO che insieme a 45
VOLONTARIE l’ha fondata nel 2009 e mandata avanti anche fra mille difficoltà, ma
Sandra e tutte le altre donne che come lei hanno subito la violenza maschile,
ci hanno dato la forza di non arrenderci e di andare avanti per tutte loro…
Di seguito le due lettere
dedicate a Sandra.
Licia Strazzanti
Trent’anni fa a Venezia si compì
un femminicidio senza senso. Sandra, la mia compagna di corso alla facoltà di
Lingue orientali dell’Universita di Ca’ Foscari, fu assassinata a coltellate da
un pazzo che si era innamorato di lei. Era il 25 gennaio 1983 e Sandra aveva 20
anni. Insieme avevamo deciso di studiare Archeologia cinese. Sognavamo di
scoprire la misteriosa dinastia Xia, che ancora oggi elude gli archeologi. Non
poté essere così per lei. Per me sì, continuai gli studi senza di lei. Ma ogni
anno Sandra ritornae mi chiede di parlare di lei e del suo destino. Così vi scrivo,
per darle requie. Sandra era partita dalla Sicilia per studiare a Venezia.
Avrebbe potuto studiare all’Orientale di Napoli o a Roma, ma voleva vivere a
Venezia. Il primo anno alloggiò in una casetta annessa a un istituto di suore.
Il secondo anno,quando le suore decisero di adibire la casa ad altro uso, i
genitori le comprarono un locale nelle vicinanze. Rimasero in amicizia con la
famiglia veneziana che lo aveva venduto loro: Sandra veniva invitata a pranzo
quando era sola a Venezia (nei fine settimana la maggioranza degli studenti
tornava a casa). Così conobbe il figlio, che si innamorò di lei. Lei no, mai.
Era indipendente e voleva andare in Cina. Lui veniva a trovarla spesso, ma solo
quando era sola: se aveva amici in casa, non entrava. Sandra sbuffava, diceva
che non lo sopportava più, che non sapeva cosa fare. Poi un giorno, circa una
settimana prima di essere aggredita, mi disse che le era venuta un’idea. Gli
avrebbe detto che era innamorata di un altro, specificamente del professore di
Cinese classico. Buona idea le dissi, così la smette di scocciarti. Non fu una
buona idea. Il 25 gennaio, quando stava per andare alla
lezione di Cinese classico, lui arrivò con un mazzo di rose e una foto che lo
ritraeva mentre suonava il violino sui tetti di Venezia. Chissà cosa successe
esattamente, ma lui la colpì molte volte con un coltello da sub comprato pochi
giorni prima. Forse la lasciò agonizzante. E lasciò anche una lettera
farneticante nella quale si diceva che se Sandra non poteva essere “sua”, non
sarebbe mai stata di nessun altro. Poi andò a buttarsi dalla finestra dell’istituto
dove insegnava musica. Venezia si risvegliò il giorno dopo con un omicidio e un
suicidio. Varie teorie vennero espresse, anche quella secondo cui Sandra era
stata uccisa dalla “mafia” (dopo tutto era siciliana, no?). Quando non ci
furono dubbi che l’assassino fosse veneziano, si riscrisse la storia. Lui
divenne il fidanzato di Sandra. L’assassinio divenne una “storia d’amore”. I
due corpi furono messi in stanze adiacenti all’obitorio. Gli amici di lui,
intervistati, dissero che era una persona buonissima e così gentile che una volta
aveva fatto un incidente in moto per evitare di investire una farfalla. Ma
Sandra non era una farfalla, non era la fidanzata dell’assassino, era una donna
determinata che voleva vivere la sua vita. Ora sento che a trent’anni dalla sua
morte Sandra mi chiede di far sapere questa verità in nome di tutte le donne
che vogliono vivere la loro vita.
Paola Demattè,
Professor, Chinese Art & Archaeology. Department of History of Art &
Visual Culture, Providence, Rhode Island.
SANDRA È STATA UCCISA MA VIVE
ATTRAVERSO NOI
Voglio ringraziare dal profondo del cuore Io donna e la
professoressa Paola Demattè che, con la sua lettera del 27 aprile al vostro
giornale, ha riportato alla luce il ricordo di Sandra nell’anno in cui ricorre
il trentesimo anniversario del suo assassinio, avvenuto a Venezia per mano di
un ragazzo che non accettò il suo rifiuto. Ricordo perfettamente che - quando a
Piazza Armerina fondammo l’Associazione DonneInsieme, fortemente voluta dalla
nostra presidente, Maria Grasso, per offrire sostegno e consulenza sia psicologica
sia legale alle donne vittima di violenza e ai figli minori - lei ci propose il
nome di Sandra Crescimanno, la nostra concittadina che nella memoria di noi un
po’ più giovani non era presente ma che da quel giorno non ci ha mai più
abbandonate: in ogni nostro lavoro, in ogni nostra iniziativa, in ogni nostra
fatica, in ogni nostra difficoltà ma, soprattutto nelle nostre menti e nei
nostri cuori. E questo, molto spesso, ci ha dato la forza di andare avanti,
sempre, anche quando tutto è sembrato contro di noi. Siamo certe che Sandra ci
ha aiutate tante volte, che ha aiutato il lavoro duro ed estenuante delle 58
volontarie che compongono la nostra Associazione. A Sandra oggi è stato chiesto
di “tornare” per tutte quelle donne che subiscono violenza, che hanno paura di
denunciare i loro aguzzini, per tutte quelle donne a cui hanno rubato i sogni e
spezzato le ali perché non volassero. La nostra presidente ci ricorda sempre
che solo l’oblio fa morire le persone, ma Sandra vivrà sempre con noi e
attraverso di noi.
Licia Strazzanti, psicologa e socia volontaria
dell’Associazione “DonneInsieme-Sandra Crescimanno” di Piazza Armerina.