domenica 12 maggio 2013

In ricordo di Sandra Crescimanno


In questi giorni, l’Associazione DonneInsieme “Sandra Crescimanno” di cui ho il pregio e l’onore di fare parte, è stata contattata da Maria Laura Giovagnini, giornalista del Corriere della Sera, perché una compagna di università di Sandra Crescimanno (alla quale è stata intitolata la nostra Associazione), la Prof.ssa Paola Demattè, docente di Chinese Art presso il Dipartimento di Storia dell’Arte di Rhode Island, ha scritto una lettera al settimanale “Io Donna” ricordando Sandra e i terribili giorni del suo omicidio. Anche noi vogliamo ricordarla nell’anno in cui si celebra il 30° anniversario della sua scomparsa riportando la lettera della Prof.ssa Demattè e la nostra risposta a lei e al giornale per ringraziarli di questo DONO che hanno voluto farci. Ne approfitto per ricordare anche in questa sede che DonneInsieme è nata perché fortemente voluta dalla nostra presidente MARIA GRASSO che insieme a 45 VOLONTARIE l’ha fondata nel 2009 e mandata avanti anche fra mille difficoltà, ma Sandra e tutte le altre donne che come lei hanno subito la violenza maschile, ci hanno dato la forza di non arrenderci e di andare avanti per tutte loro…
Di seguito le due lettere dedicate a Sandra.
Licia Strazzanti

LA MIA AMICA SANDRA E QUEL FEMMINICIDIO (IMPUNITO)
Trent’anni fa a Venezia si compì un femminicidio senza senso. Sandra, la mia compagna di corso alla facoltà di Lingue orientali dell’Universita di Ca’ Foscari, fu assassinata a coltellate da un pazzo che si era innamorato di lei. Era il 25 gennaio 1983 e Sandra aveva 20 anni. Insieme avevamo deciso di studiare Archeologia cinese. Sognavamo di scoprire la misteriosa dinastia Xia, che ancora oggi elude gli archeologi. Non poté essere così per lei. Per me sì, continuai gli studi senza di lei. Ma ogni anno Sandra ritornae mi chiede di parlare di lei e del suo destino. Così vi scrivo, per darle requie. Sandra era partita dalla Sicilia per studiare a Venezia. Avrebbe potuto studiare all’Orientale di Napoli o a Roma, ma voleva vivere a Venezia. Il primo anno alloggiò in una casetta annessa a un istituto di suore. Il secondo anno,quando le suore decisero di adibire la casa ad altro uso, i genitori le comprarono un locale nelle vicinanze. Rimasero in amicizia con la famiglia veneziana che lo aveva venduto loro: Sandra veniva invitata a pranzo quando era sola a Venezia (nei fine settimana la maggioranza degli studenti tornava a casa). Così conobbe il figlio, che si innamorò di lei. Lei no, mai. Era indipendente e voleva andare in Cina. Lui veniva a trovarla spesso, ma solo quando era sola: se aveva amici in casa, non entrava. Sandra sbuffava, diceva che non lo sopportava più, che non sapeva cosa fare. Poi un giorno, circa una settimana prima di essere aggredita, mi disse che le era venuta un’idea. Gli avrebbe detto che era innamorata di un altro, specificamente del professore di Cinese classico. Buona idea le dissi, così la smette di scocciarti. Non fu una buona idea. Il 25 gennaio, quando stava per andare alla lezione di Cinese classico, lui arrivò con un mazzo di rose e una foto che lo ritraeva mentre suonava il violino sui tetti di Venezia. Chissà cosa successe esattamente, ma lui la colpì molte volte con un coltello da sub comprato pochi giorni prima. Forse la lasciò agonizzante. E lasciò anche una lettera farneticante nella quale si diceva che se Sandra non poteva essere “sua”, non sarebbe mai stata di nessun altro. Poi andò a buttarsi dalla finestra dell’istituto dove insegnava musica. Venezia si risvegliò il giorno dopo con un omicidio e un suicidio. Varie teorie vennero espresse, anche quella secondo cui Sandra era stata uccisa dalla “mafia” (dopo tutto era siciliana, no?). Quando non ci furono dubbi che l’assassino fosse veneziano, si riscrisse la storia. Lui divenne il fidanzato di Sandra. L’assassinio divenne una “storia d’amore”. I due corpi furono messi in stanze adiacenti all’obitorio. Gli amici di lui, intervistati, dissero che era una persona buonissima e così gentile che una volta aveva fatto un incidente in moto per evitare di investire una farfalla. Ma Sandra non era una farfalla, non era la fidanzata dell’assassino, era una donna determinata che voleva vivere la sua vita. Ora sento che a trent’anni dalla sua morte Sandra mi chiede di far sapere questa verità in nome di tutte le donne che vogliono vivere la loro vita.

Paola Demattè, Professor, Chinese Art & Archaeology. Department of History of Art & Visual Culture, Providence, Rhode Island.
SANDRA È STATA UCCISA MA VIVE ATTRAVERSO NOI
Voglio ringraziare dal profondo del cuore Io donna e la professoressa Paola Demattè che, con la sua lettera del 27 aprile al vostro giornale, ha riportato alla luce il ricordo di Sandra nell’anno in cui ricorre il trentesimo anniversario del suo assassinio, avvenuto a Venezia per mano di un ragazzo che non accettò il suo rifiuto. Ricordo perfettamente che - quando a Piazza Armerina fondammo l’Associazione DonneInsieme, fortemente voluta dalla nostra presidente, Maria Grasso, per offrire sostegno e consulenza sia psicologica sia legale alle donne vittima di violenza e ai figli minori - lei ci propose il nome di Sandra Crescimanno, la nostra concittadina che nella memoria di noi un po’ più giovani non era presente ma che da quel giorno non ci ha mai più abbandonate: in ogni nostro lavoro, in ogni nostra iniziativa, in ogni nostra fatica, in ogni nostra difficoltà ma, soprattutto nelle nostre menti e nei nostri cuori. E questo, molto spesso, ci ha dato la forza di andare avanti, sempre, anche quando tutto è sembrato contro di noi. Siamo certe che Sandra ci ha aiutate tante volte, che ha aiutato il lavoro duro ed estenuante delle 58 volontarie che compongono la nostra Associazione. A Sandra oggi è stato chiesto di “tornare” per tutte quelle donne che subiscono violenza, che hanno paura di denunciare i loro aguzzini, per tutte quelle donne a cui hanno rubato i sogni e spezzato le ali perché non volassero. La nostra presidente ci ricorda sempre che solo l’oblio fa morire le persone, ma Sandra vivrà sempre con noi e attraverso di noi. 

Licia Strazzanti, psicologa e socia  volontaria dell’Associazione “DonneInsieme-Sandra Crescimanno” di Piazza Armerina.


Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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