martedì 18 ottobre 2011

Il Gallo Italico salverà Piazza? di Michele Suriana

Gentile Agostino,
leggo ogni volta che ho tempo il Suo blog. Sono un piazzese doc che ama Piazza svisceratamente ritornandovi regolarmente ogni anno da più decenni. Ho inviato il documento che allego al Sindaco che però non mi ha onorato di alcuna risposta. Le considerazioni esposte possono essere non condivisibili ma certamente sono  un contributo  che nasce  dal desiderio non sopito, di sapere che i piazzesi incominciano a credere che il futuro di Piazza si può attuare solo dalla loro determinazione. " Cui prodest  ? "  dicevano i nostri progenitori che abitavano la Villa del Casale. I cittadini e gli amministratori che da loro sono stati eletti  dovrebbero stringere un patto di indiscussa cooperazione per il bene di tutti ed in particolar modo per  i giovani. Esprimo ,infine, il mio personale rammarico per le annunciate "dimissioni" di Fabrizio Tudisco, persona che stimo  e di cui sono certo il paese ha ancora bisogno.

Ovviamente può decidere se pubblicare o  meno il documento che Le invio, con la consapevolezza che  comunque continuerò a ficcar il naso nel Suo blog per sapere" chi cummin'nu a Ciazza "
cordialmente
Michele Suriana
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IL GALLO ITALICO CI SALVERA’  ?

“Peppuuccio !! Se ti sento parlare ancora così vedi le botte che ti do e quando ritorna …,
 ce lo dico a tuo padre !.
L’inizio della fine. Molto probabilmente qualche decennio fà cominciava  così l’agonia del gallo italico. Ma per nostra fortuna non è del tutto morto. E’ difficile capire come sia sopravvissuto considerando il  trattamento riservatogli, ma ancora respira. Ci sono ancora alcuni irriducibili che lo sanno scrivere e parlare. Possono apparire come  residuati folcloristici ma grazie a loro c’è ancora una tenue speranza.





Alcune considerazioni preliminari

Se consideriamo il comprensorio  armerino nel suo complesso, possiamo asserire facilmente che
come altri comuni limitrofi garantisce al mercato dell’emigrazione materiale sempre disponibile anche se con il passare degli anni  in quantità decrescente (per mancanza di abitanti ovviamente).

Molti residenti che conosco denunciano marcatamente la loro disillusione su un possibile sviluppo economico di Piazza (forse perché i loro figli o parenti hanno dovuto o debbono cercare fortuna altrove)
A chi decide di passare un breve soggiorno,  paesano emigrato o turista che sia (mi riferisco ad es.agli ospiti dei bed & breakfast ),  Piazza si manifesta nella sua genuina bellezza con le sue strade, le sue chiese,  i suoi tesori archeologici  e i suoi mirabili scorci paesaggistici. Poi  si imbatte, per necessità, nelle incombenze di tutti i giorni. La spesa ad esempio.
Il mercato ortofrutticolo   al turista/emigrato appare come una struttura evanescente polimorfa (non indicata in nessuna pianta/indicazione cittadina) che occupa parte di una piazza/parcheggio  contemporaneamente collegata con  un variabile numero di esercizi ruotati con merce spesso “monoprodotto” (solo meloni o solo verdura) sparsi a sorpresa per le vie dove, per poter acquistare un mazzo di ravanelli, è possibile dover fare letteralmente “il giro turistico” del paese. Personalmente ho avuto la netta sensazione che i prezzi di frutta e verdura nel periodo agostano,  straripino ad onor del “forestiere”, salvo regredire nell’alveo della normalità già fin dai  primi giorni di settembre. Ma non si vive di sola frutta o, per meglio dire, di solo  pane. Qui vengono le prime vere dolenti note.
In genere si dice che il cliente ha sempre ragione e che in alcuni casi conviene trattarlo con i guanti gialli. Non nelle panetterie di  Piazza, dove i guanti ,illustri scomodi sconosciuti, vengono letteralmente ignorati. Perchè negare all’acquirente il sapore del pane condito con quello proveniente dai soldi (è vero, non odorano, ma danno gusto), dai cestoni di plastica posati per terra, dagli utensili di ferro per pulire il forno e anche perché no da una ravviatina ai capelli (maledette ciocche che cascano sugli occhi !) e da una raspatina al naso (chissà chi mi nomina !) ecc?.
Il tour  continua al supermercato  dove nel banco carni i prezzi giacciono normalmente esposti alla base del vetro del bancone in  ordine non corrispondente  ai vari tagli . Per la serie andiamo a fiducia. Nel banco salumi in genere le cose vanno meglio non foss’altro per aiutare la memoria del salumiere nel dover ricordare il prezzo di formaggi e salami. Anche qui ai guanti non viene data alcuna confidenza.
 Se poi ci rechiamo presso  un ufficio comunale o  postale rischiamo di vivere le emozioni di un corridore a Monza. I paesani per evitare la fila spesso sorpassano con manovre tipo “ chi ma facisti  dda cosa ?” o  “ mi scusi,  ma debbo domandare solo una cosa”  ecc.
Non parliamo poi dell’onnipresente tappeto escrementizio alimentato giornalmente dai piccioni che obbliga tutti a compiere  curiose gimkane per le vie del paese.
Potrei andare avanti citando altre situazioni e comportamenti sgradevoli che di fatto screditano i proclami turistici che invitano i turisti a visitare e soggiornare a Piazza. Un altro esempio  :

Ho invitato degli amici romani per le festività di ferragosto. Sono arrivati di sera stanchi ed sudati dopo dodici ore di auto in un centralissimo bed and breakfast. Accolti egregiamente non c’è che dire. Salvo  scoprire con disappunto  che nella citata struttura mancava l’acqua. Non avvertiti né aiutati dal proprietario  sono stati costretti a lavarsi con l’acqua minerale risparmiandone il più possibile per placare la sete notturna.

Ma il gallo italico in tutto questo cosa c’entra ?

Il gallo italico è senza dubbio dal punto di vista linguistico il nostro patrimonio più prezioso, costituisce una caratteristica peculiare che diversamente dagli altri comuni di uguale ceppo, si  aggiunge agli altri patrimoni : culturale, monumentale ed archeologico che la città è in grado di offrire. Ignorare questa realtà o peggio soffocarla è  un peccato mortale.
E’ fin troppo chiaro che il tessuto economico della città deve consolidarsi attraverso una costante formazione professionale degli operatori commerciali e turistici , condizione unica affinché possa consolidarsi quell’ humus necessario per favorire un più lungo e gradevole soggiorno  dei   visitatori possibilmente distribuito nell’arco di tutto l’anno.
Le opere pubbliche che sono state  eseguite e le altre  in corso d’opera sono certamente realizzazioni importanti, ma immaginiamo quale potrebbe essere la sorpresa del turista che legge i nomi delle vie in una lingua diversa dall’italiano (vedi la città di Alghero)
Le insegne delle botteghe del centro storico dipinte su legno con la scritta in vernacolo. Le ordinanze comunali, i manifesti che annunciano appuntamenti  di vario intrattenimento  ecc.
Il primo passo in questo senso è gia stato fatto con il calendario di Lucia Todaro . La ressa per assicurarsene una copia ci deve far riflettere.
Il vernacolo piazzese è ancora una lingua viva perché esistono i piazzesi .
Non mi stupirei che insieme ai consueti souvenirs  fossero richiesti  dai turisti copie di manifesti, tabelle e quant’ altro purché scritti in vernacolo.
Consideriamo adesso alcuni aspetti che potrebbero scatenare economicamente  un  effetto domino :
  • Sicuramente un primo vantaggio lo avrebbe il settore tipografico e artigianale .
  • I ristoranti potrebbero avere i menù  con i piatti elencati in vernacolo. Alcuni potrebbero arredare il proprio locale come le taverne dell’ottocento (basta poco) con personale in costume e  linguaggio adeguato. lo stesso dicasi per i bed & breakfast.
  • I commercianti di frutta e verdura  riuniti (finalmente) in una unica sede potrebbero propagandare  i loro prodotti  e scambiarsi battute  “a ciaccésa”. Sarebbe uno spettacolo giornaliero   con  un’attrattiva del tutto particolare.(ho letto che è in progetto il mercato ortofrutticolo in una unica sede )
  • Anche l’editoria potrebbe trarne giovamento con un giornale locale di satira, cronaca, avvenimenti e annunci, ovviamente in vernacolo (tipo il “Vernacoliere” di Livorno).
  • Si potrebbe istituire il festival dei dialetti a livello nazionale (opere teatrali e/o letterarie), accertato che il comune si Sperlinga a quanto pare non lo inserisce più nei suoi eventi estivi. Altro festival potrebbe essere quello dei tamburi che raccoglierebbe la partecipazione  dei comuni  con rievocazioni medievali.
  • I comitati di quartiere  potrebbero partecipare ad una gara a tema storico indetta dal  Sindaco o dal Magistrato dei Quartieri, volta  a premiare il quartiere che più si avvicina al tema proposto ( i piatti dell’epoca, la ricostruzione dei locali ove si svolgevano gli antichi mestieri e via dicendo, il tutto ovviamente esplicitato in vernacolo)

Quando trattiamo di turismo consideriamo quello proveniente non solamente dalla penisola ma anche dalla Sicilia , compresi i comuni viciniori. Per agevolarlo oltre alle iniziative proposte e quelle in atto, si potrebbero ripristinare le antiche feste e ricorrenze religiose abbandonate da tempo annunciando l’evento con abbondante anticipo attraverso annunci radiofonici e/o  manifesti in vernacolo. Per alcune iniziative di particolare entità si potrebbe  addirittura ripristinare la figura d’i banniaöri col tamburo che anticamente sostituivano i manifesti ( che i paesani dell’epoca non avrebbero saputo leggere).

Senza alcun dubbio quanto esposto non è certamente  la panacea ma insieme alle altre iniziative più collaudate potrebbe permettere nel breve periodo, il rafforzamento delle attività presenti e il fiorire di nuove imprese, comprese le cooperative di giovani che potrebbero rappresentare un primo freno alla forza centrifuga che  spinge molti piazzesi a cercar fortuna altrove (es. una cooperativa di giovani  potrebbe acquistare e gestire due mongolfiere frenate che permetterebbero ai turisti di vedere Piazza e la villa del Casale dall’alto. Gli aerostati sono due per permettere ai  turisti di riprendersi e/o fotografarsi  reciprocamente).



Considerazioni finali

Sicuramente bisogna lavorare sulle motivazioni  e sui comportamenti commerciali di artigiani, commercianti e operatori turistici. E’ necessario che capiscano, tra l’altro, che sono concorrenti non nemici. La concorrenza intelligente  porta sviluppo, emulazione, crescita professionale, cooperazione ecc.
Quindi la prima azione è quella formativa specie per le fasce più giovani, più evolute culturalmente e quindi mentalmente più ricettive.
Per la diffusione del gallo italico oltre le iniziative già esposte si potrebbero aumentare gli inserimenti culturali coinvolgendo i nostri poeti (Testa, Todaro, Platania, ecc). Sul versante didattico  gli insegnanti interessati  al progetto potrebbero realizzare con gli alunni  riduzioni teatrali di opere molto conosciute  purché recitate in vernacolo .Nelle sedi di quartiere si potrebbero organizzare corsi  di gallo italico e storia di Piazza (decisamente sconosciuta) con consegna finale di diploma  e   distintivo da esibire orgogliosamente, recante sotto lo stemma del quartiere di appartenenza la scritta  Sign’ ciaccès

Il vernacolo  è senz’altro un segno che ci distingue dagli altri e che parimenti ci può dare un forte senso di appartenenza alla nostra città. Un reggimento con reclutamento sardo ha come  motto “forza paris”- avanti insieme.
Alle citate proposte se ne potrebbero aggiungere  altre, ma sopratutto è necessario non perdere tempo. 






Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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