Stanno progressivamente e inesorabilmente distruggendo il sogno di 4 anni fa, che era quello di riuscire finalmente a realizzare intorno alla figura del candidato Nigrelli un grande nuovo progetto per la nostra città con il coinvolgimento di una classe dirigente fresca, nuova, giovane, con un ruolo importante della società civile e con meccanismi innovativi che nulla avevano a che fare con la vecchia politica.
Nemmeno il tempo di vincere le elezioni e già la spaccatura all'interno del partito ha lasciato Nigrelli solo con i "crisafulliani".
Fa male vedere come Nigrelli (sindaco del PD) e Ferrara (segretario locale del PD) non si parlino ormai da tempo. Nessun tentativo di ricucire, nemmeno un caffè insieme.
Qualche giorno fa c'è stata una riunione con la presenza di Mario Alloro, segretario provinciale del PD e tra i "figli" prediletti di Crisafulli, vero cancro politico dell'ennese, che nessuno dei politici piazzesi ha il coraggio di mandare affanculo.
Una riunione alla presenza di molti. Non hanno fatto neanche un comunicato stampa, come se si vergognassero di far sapere all'opinione pubblica che si riuniscono con Mario Alloro, "figlio" politico dell’"impresentabile".
Un progetto che doveva portare Piazza ad essere il baricentro del centro Sicilia e che la litigiosità nella politica ha relegato ad essere ruota di scorta di Enna.
Nigrelli e Ferrara, sono due persone molto intelligenti, ma anche molto testarde.
Due persone perbene.
Se entrambi facessero un passo indietro il progetto originario del 2008 si potrebbe ancora salvare, ma Nigrelli è ancorato saldamente al suo progetto e alla sua giunta, e non intende retrocedere nemmeno di un millimetro.Certo, alcune cose notevoli sono state fatte: progetti importanti di cui Piazza beneficerà nel futuro, frutto della singola capacità di Nigrelli che, per come lo conosco, è un grande amministratore.
Ma la città non ha bisogno solo di progetti.
La sua politica si è rivelata insipida: il pd è praticamente scomparso annientato da liti interne che non ha saputo dirimere, fortemente trincerato nelle sue posizioni che ne fanno, all'occhio del cittadino, un sindaco di parte e non del popolo: la sua giunta, i suoi collaboratori sono cariatiti della politica piazzese e non rappresentano nulla di nuovo: Ribilotta, Grillo, Cimino, con una visione antica e superata delle politica; Di Carlo che sembra sparito dalla circolazione e per avere sue notizie bisogna chiamare “chi l’ha visto”.; la presidenza di Venezia che sta risultando insignificante. Alcuni settori della sua amministrazione sono immersi nell'oblio totale ( vedi verde pubblico e politiche dello sport).
Un difetto di Carmelo Sindaco è quello di non avere operato al meglio nelle piccole cose, quelle popolari, quelle immediatamente visibili: infatti, salvo non crederci più di tanto, ha voluto, da subito, lavorare in grande. Ha dovuto fare i conti con i minori trasferimenti da parte di Stato e Regione che hanno messo in ginocchio tutti i sindaci d'Italia, e non ha voluto correggere il tiro e cercare il consenso, pensando di non essere capito, andando avanti anche da solo, lavorando in prima persona e trascurando la politica per l'amministrazione. Ma può l'amministrazione, se è politica, tradire la stessa politica, o, peggio, farne a meno?
Certo Ferrara ogni tanto sbaglia a parlare: raramente ha cercato la mediazione prediligendo lo scontro a mezzo stampa. Ma Carmelo, dall'alto della sua esperienza e ragionevolezza avrebbe potuto agevolmente ridurre i danni, far rientrare i conflitti e restituirci il sogno.
A volte, a costo di essere superflui, è necessario comunicare, far sapere, farsi capire da tutti: a che serve avere un sogno e non condividerlo?
Un difetto di Carmelo Sindaco è quello di non avere operato al meglio nelle piccole cose, quelle popolari, quelle immediatamente visibili: infatti, salvo non crederci più di tanto, ha voluto, da subito, lavorare in grande. Ha dovuto fare i conti con i minori trasferimenti da parte di Stato e Regione che hanno messo in ginocchio tutti i sindaci d'Italia, e non ha voluto correggere il tiro e cercare il consenso, pensando di non essere capito, andando avanti anche da solo, lavorando in prima persona e trascurando la politica per l'amministrazione. Ma può l'amministrazione, se è politica, tradire la stessa politica, o, peggio, farne a meno?
Certo Ferrara ogni tanto sbaglia a parlare: raramente ha cercato la mediazione prediligendo lo scontro a mezzo stampa. Ma Carmelo, dall'alto della sua esperienza e ragionevolezza avrebbe potuto agevolmente ridurre i danni, far rientrare i conflitti e restituirci il sogno.
A volte, a costo di essere superflui, è necessario comunicare, far sapere, farsi capire da tutti: a che serve avere un sogno e non condividerlo?
Mi chiedo: c'è ancora tempo per salvare il sogno?
Agostino Sella
Agostino Sella