martedì 3 luglio 2012

Il discorso del vescovo in consiglio comunale

CITTADINANZA ONORARIA DEL COMUNE DI PIAZZA ARMERINA
Desidero porgere un rispettoso saluto al sig. Sindaco e alla giunta Comunale, al Sig. Presidente del Consiglio e ai consiglieri Comunali e ringraziare perché nel decennio dell’inizio del mio servizio episcopale a Piazza Armerina avete avuto la bontà di conferirmi la cittadinanza onoraria di questa città, della quale fin dal primo giorno mi sono sentito membro attivo.

Porgo un rispettoso e cordiale saluto alle altre autorità intervenute: S:E. il Prefetto,Il Sig. Questore,…..

In occasione dell'inizio del mio servizio pastorale nella diocesi di Piazza Armerina ho inteso assicurare tutti coloro che sono impegnati nei campi della politica, della cultura, dell'economia, del servizio alla società, che la Chiesa Piazzese è pronta a collaborare con tutti per la promozione umana, la difesa della legalità e la crescita del bene comune della nostra comunità , nel rispetto delle competenze di ognuno.

Desidero esporvi alcune riflessioni su temi che ritengo di importanza per la nostra città e i suoi abitanti.

Oggi non è facile gestire una città per una serie di difficoltà di natura culturale, sociale, economica che sembrano indurre ad un senso di sgomento chi è stato chiamato

a prestare il proprio servizio alla comunità dei cittadini.

La città è tuttavia un patrimonio importante per ogni uomo e ogni donna perché serve a dare loro una identità civile non ostante la complessità dei fenomeni sociali che interessano le nostre città. Nella città il cittadino è chiamato ad educarsi alla legalità, alla responsabilità, all'accoglienza, alla partecipazione, alla solidarietà, al bene comune, in una parola ad una cittadinanza attiva e responsabile, per costruire una città degli onesti e degli uguali.

I cristiani nella città , in quanto portatori dell'ethos storico più congenito al nostro popolo, hanno il compito di creare un tessuto comune di valori per la costruzione di una città a servizio di ogni uomini e soprattutto die più deboli e la rinascita culturale, civile , morale e religiosa del nostro territorio.

I cristiani in collaborazione con tutti gli altri uomini di buona volontà sono chiamati a testimoniare un esistenza vissuta nel rispetto delle regole, mostrando che una vita umile e paziente, rispettosa delle leggi ed estranea alle furberie e alle prepotenze non è un atteggiamento proprio degli imbelli, ma delle persone libere e forti, oneste e sensibili al bene comune.

La nostra città, con il suo ricco patrimonio di umanità, di cultura e di arte ha subito in questi anni delle profonde trasformazioni che hanno ridisegnato il volto di una società locale dalle crescenti aspettative di sviluppo e dalle inevitabili contraddizioni: con la presenza di diseguaglianze e l’aumento di povertà vecchie nuove..

In linea con la tendenza nazionale si nota una società più ricca ed istruita, anche se ci sono segni di una crisi culturale ed economica per fenomeni di stagnazione , di non adeguata valorizzazione delle risorse e dei beni ambientali e culturali , del ridimensionamento dell'artigianato e dell'agricoltura. Non è molto sviluppata una cultura dell'impresa e del lavoro che prenda il posto della mentalità di chi pretende un posto garantito, ben retribuito e sicuro, anche senza "lavoro".

Ci sono preoccupanti livelli di disoccupazione, di lavoro nero e il depauperamento della forze locali con l'emigrazione di menti e di braccia e l'aumento dei nuovi poveri, e la presenza di immigrati provenienti da vari paese per i quali auspichiamo una sempre maggiore integrazione.

Lo sviluppo abitativo non corrisponde al lieve incremento demografico che si registra e ad uno sviluppo equilibrato del tessuto urbano il cui centro storico ha fenomeni di evidente degrado.

Ogni autentica civiltà implica un intreccio creativo di dimensioni materiali e spirituali che consentano ai singoli ed al popolo di praticare un’integrale vita buona.

E' civile una società nella quale, di fatto e non solo in linea di principio, il valore di ogni persona, sempre radicata nella comunità, è riconosciuto e perseguito in tutte le umane espressioni dai singoli individui, dalle famiglie, dai corpi intermedi, in una parola da tutta la società civile al cui servizio sono chiamate le autorità istituzionali di ogni ordine e grado.

Tutti i fattori costitutivi di una civiltà saranno garantiti e - per quanto è possibile – posti al riparo da contraddizioni, solo se verranno custodite con sapiente cura le qualità della persona e della comunità.

La cartina al tornasole di una vera civiltà è la modalità con cui un popolo vive, in se stessi e nella loro stretta interconnessione, gli affetti, il lavoro ed il riposo e i momenti di festa, che sono le manifestazioni essenziali dell’universale umana esperienza.

La tradizione autentica non è mai nostalgica riproposizione di forme passate o pura conservazione. Al contrario è apertura al futuro carica di speranza perché garantisce e verifica l’autenticità del nuovo annodandolo all’antico.

Cultura ha la stessa radice di culto. Questo ci aiuta a capire come la fede dei nostri padri –sia non solo attuale ma assolutamente decisiva. Anzi, oggi è più che mai necessaria una fede integrale e consapevole che giunga fino a dar vita ad espressioni civili e comunitarie, autonome e pubbliche, beneficamente incontrabili da chiunque.

Una fede ridotta a fatto privato ed unicamente coincidente con un insieme di scelte frammentarie e soggettive finisce di fatto con il provocare l’affievolirsi dei vincoli di appartenenza. Non c’è autentico cristianesimo senza il nuovo popolo di Dio, senza quel soggetto personale e comunitario che è la Chiesa di Dio. Condizione decisiva perché la nostra società diventi modello di civiltà è dunque il fatto che i cristiani vivano fino in fondo la propria appartenenza a comunità ben identificabili sempre aperte a chiunque.

Mentre manifestiamo a tutti voi impegnati quotidianamente a servizio della cosa pubblica. la nostra sincera gratitudine rivolgiamo un pressante appello alle nuove generazioni perché si coinvolgano in prima persona nella quotidiana edificazione della polis.

Nella nostra città il bene comune esige che si sappia esercitare l’arte del compromesso nobile. Nessuna opinione, per quanto ritenuta valida, può giustificare una esasperazione dialettica che blocchi indefinitamente la realizzazione di alcune mete indilazionabili.

La politica è dovere di governare il presente e, quindi, il compito delle Istituzioni in una società civile è primariamente quello della realizzazione sapiente ed ordinata di quegli obiettivi organici che risolvano il prima possibile i reali bisogni dei cittadini.

Insieme, quindi, al di là degli schieramenti, le autorità costituite debbono instancabilmente cercare la strada per rispondere efficacemente a quei bisogni che delineano i tratti dell’inconfondibile identità di Piazza , che ci auguriamo con la riapertura della Villa Romana del Casale e con la Pinacoteca Comunale, la prossima riapertura del Museo diocesano, la presenza di tante Chiese, possa accogliere un numero sempre maggiore di visitatori anche nel centro storico.



Mentre ringrazio per la cittadinanza onoraria che mi è stata conferita esprimo i migliori auguri per il futuro di questa città, per la quale continuerò a pregare e ad interessarmi con dedizione ed affetto.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


___________


"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

TUTTI GLI ARTICOLI