mercoledì 29 agosto 2012

Ricordando Libero Grassi...... di Giuseppe Lumia

Quando all’inizio degli anni ’90 Libero Grassi, imprenditore tessile siciliano, denunciò i suoi estorsori la reazione della società non fu quella sperata. Egli non ricevette un sostegno unanime. Tutt’altro, le sue dichiarazioni suscitarono paura e panico. Molti suoi colleghi presero le distanze negando di avere mai ricevuto richieste estorsive, mentre addirittura l’associazione degli industriali, di cui lo stesso Grassi faceva parte, negò l’esistenza del fenomeno. La politica e le istituzioni non si spinsero oltre qualche timida dichiarazione di rito.
Grassi potè contare solo sul sostegno di alcuni giornalisti coraggiosi e sulla solidarietà di una parte dell’opinione pubblica.
 Mai nessuno fino ad allora in Sicilia si era ribellato al racket delle estorsioni e per di più aveva osato farlo pubblicamente, con una lettera sul giornale e partecipando a trasmissioni televisive. Una decisione, quest’ultima, dettata dalla consapevolezza che la sola denuncia alle autorità giudiziarie sarebbe servita a poco. Grassi aveva capito che la lotta alla criminalità organizzata è una questione più ampia che chiama in causa la classe imprenditoriale, quella politica, nonché i cittadini. Pagare il pizzo, spiegava Grassi, non è solo un danno economico per l’imprenditore, è un’offesa alla dignità dell’uomo-imprenditore. Pagare il pizzo vuol dire accettare di vivere in una società mafiosa dominata dall’ingiustizia e governata da una politica collusa che si alimenta di clientelismo.
 Se in questi anni molti imprenditori hanno scelto di ribellarsi al pizzo e ai condizionamenti mafiosi, se Confindustria ha deciso di espellere dall’associazione chi non denuncia, se rappresentanti degli enti locali e politici si battono dentro e fuori le istituzioni per la legalità e lo sviluppo, se sono nate decine di associazioni antiracket che nei territori operano al fianco delle vittime e nelle scuole per educare le nuove generazioni alla legalità, se migliaia di cittadini scelgono il consumo critico acquistando nei negozi pizzo free, se esiste una nuova sensibilità antimafia … è anche grazie a Libero Grassi. La sua testimonianza ha segnato una svolta culturale antimafiosa nella società civile, nelle istituzioni e nella politica.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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