di Emanuele Pecheux
Un fantasma si aggira nel csx siciliano. Indossa un body nero e impugna una bottiglia (verosimilmente vuota e di plastica)con la quale percuote i suoi attributi.
Da ieri pomeriggio, il tafazzismo l'ha avuta vinta.
A meno di qualche ripensamento(più che improbabile, considerato he stiamo parlando di gente come Orlando Cascio, Fava e Di Pietro ), è alla viste l'ennesima occasione sfuggita per vincere e cambiare.
L'operazione, più volte smentita nei giorni scorsi, messa su da Idv, Sel, Fds e Verdi, difficilmente potrà consentire un risultato elettorale superiore ai 2 zeri. Forse, a leggere i sondaggi supereranno lo sbarramento del 5%, ma è bene che tutti abbiano chiaro che saranno voti persi per il csx e potranno essere utili solo alla riaffermazione dell'ex lider maximo della Rete nel ruolo di demiurgo del giustizialismo populista siciliano (che è l'unica cosa che gli interessa) e , neanche a dirlo, potrebbero essere funzionali a consentire la vittoria di uno dei candidati del cdx, altrimenti insperata.
Se on è arduo capire la logica perversa che guida Orlando Cascio, lo è ancor meno interpretare quella che anima Claudio Fava che tenta la mossa disperata di rientrare nell'agone politico regionale, considerato che ai vertici nazionali di Sel conta come il 2 a briscola, visto che comanda l'onirico Vendola.
Detto che dovranno fare i conti con il M5stelle a cui i sondaggi assegnano una cifra elettorale ben superiore alla/e lista/e Orlando Fava &C, resta da capire perchè, mentre a Palermo si compiva il rito mediatico della riconciliazione (?) tra Sel e Idv, a Roma il Governatore della Puglia, abbia riaperto sul piano nazionale all'Idv, tentando di rimettere insieme i pezzi della foto strappata di Vasto.
Impresa che appare disperata vista la replica immediata di Bersani.
L'impressione ( e, sic stantibus rebus, anche l'auspicio) è che, se in Sicilia l'ammucchiata giustizialista non farà il botto, le astuzie levantine dell'affabulatore Vendola gli si ritorceranno contro e rischierà di fare la fine dell'asino di Buridano che, non decidendosi quale balla di fieno mangiare, morì di fame.
L'impressione ( e, sic stantibus rebus, anche l'auspicio) è che, se in Sicilia l'ammucchiata giustizialista non farà il botto, le astuzie levantine dell'affabulatore Vendola gli si ritorceranno contro e rischierà di fare la fine dell'asino di Buridano che, non decidendosi quale balla di fieno mangiare, morì di fame.
La mission di Sel, infatti, continua a non essere chiara: riformismo o antagonismo massimalista? Richiami della foresta postcomunista o scelta inequivoca del campo socialista europeo?
Vendola, che ha le sue gatte da pelare nella regione che amministra, non si risolve a sciogliere un nodo che è tutt'altro che gordiano. Probabilmente, con astuzia da volpe levantina, ritiene che, alla lunga, codesta permanente ambiguità paghi. Ma, come diceva qualcuno, prima o poi le volpi finiscono in pellicceria.
E' auspicabile che il Pd siciliano, da oggi libero dai condizionamenti dell'orlandismo dipietrista di ritorno, sappia disegnare le giuste coordinate per approntare una strategia che consenta a Rosario Crocetta di competere per vincere. La partita per la presidenza della regione è oggi apertissima e per ora, a leggere i sondaggi, solo un dato è certo: i primi partiti sono quelli degli indecisi e dell'astensionismo. Se il Pd, i suoi alleati e soprattutto Crocetta saranno in grado di proporre, in particolare ad un elettorato deluso e volatile che non ha ancora deciso se recarsi alle urne e dove indirizzare il voto, un'offerta politica credibile e costruita non sui sogni e sulle vane promesse ma sulla concretezza e sul pragmatismo riformista, sarà possibile scacciare il fantasma di Tafazzi.
Che potrebbe, auspicabilmente trascinare con sé, il ciarpame velleitario e arruffapopoli che rischia di pregiudicare, intossicandolo con slogan da film dell'orrore e nessuna idea di sviluppo, il futuro della regione, riconsegnandola ai famelici discepoli del convitato di pietra di Grammichele.
E' auspicabile che il Pd siciliano, da oggi libero dai condizionamenti dell'orlandismo dipietrista di ritorno, sappia disegnare le giuste coordinate per approntare una strategia che consenta a Rosario Crocetta di competere per vincere. La partita per la presidenza della regione è oggi apertissima e per ora, a leggere i sondaggi, solo un dato è certo: i primi partiti sono quelli degli indecisi e dell'astensionismo. Se il Pd, i suoi alleati e soprattutto Crocetta saranno in grado di proporre, in particolare ad un elettorato deluso e volatile che non ha ancora deciso se recarsi alle urne e dove indirizzare il voto, un'offerta politica credibile e costruita non sui sogni e sulle vane promesse ma sulla concretezza e sul pragmatismo riformista, sarà possibile scacciare il fantasma di Tafazzi.
Che potrebbe, auspicabilmente trascinare con sé, il ciarpame velleitario e arruffapopoli che rischia di pregiudicare, intossicandolo con slogan da film dell'orrore e nessuna idea di sviluppo, il futuro della regione, riconsegnandola ai famelici discepoli del convitato di pietra di Grammichele.