giovedì 31 gennaio 2013

E' il giorno di Don Bosco

di Attilio Aloi
Per la festa di san Giovanni Bosco traggo un racconto dalle sue Memorie, con il primo ragazzo che ha incontrato e da cui è nato l’Oratorio. Mercoledì 8 dicembre è la festa della Madonna Immacolata. Don Bosco sta preparandosi a dire Messa quando sente tonfi e grida vicino alla porta della sacrestia. Guarda e vede il sacrestano Comotti che caccia fuori a bastonate un ragazzetto, un muratorino. Le botte che piovono su un ragaz¬zo hanno sempre acceso il sangue di don Bosco. Anche se è vesti¬to per la Messa si mette a gridare: «Comotti! Perché picchia quel ragazzo? Che male ha fatto?». Il sacrestano borbotta contro tutti i ragazzi dell'universo che vengono a disturbare la sua tranquilli¬tà, e magari a rubare. E finisce dicendo: «Ma a lei cosa impor¬ta?». E don Bosco indignato: «Mi importa perché è un mio ami¬co. Lo chiami subito. Ho bisogno di parlargli». Quando don Bosco l'ebbe vicino, lo vide mortificato e tremante. Cercò di calmarlo. «Vieni ad ascoltare la Messa. Devo dirti una cosa che ti farà piacere». Il dialogo che si svolse dopo la Messa nella saletta accanto alla sacrestia, don Bosco l'ha conservato nelle sue Memorie. «Con la faccia allegra gli assicurai che più nessuno l'avrebbe picchiato, e gli parlai: — Mio caro amico, come ti chiami? — Bartolomeo Garelli. — Di che paese sei? — Di Asti. — È vivo tuo papà? — No, è morto. — E tua mamma? — Anche lei è morta. — Quanti anni hai? — Sedici. — Sai leggere e scrivere? — Non so niente. — Hai fatto la prima Comunione? — Non ancora. — E ti sei già confessato? — Sì, ma quando ero piccolo. — E vai al catechismo? — Non oso. — Perché? — Perché i ragazzi più piccoli sanno rispondere alle doman¬de, e io che sono tanto grande non so niente. — Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo? — Molto volentieri. — Anche in questo posto? — Purché non mi prendano a bastonate. — Stai tranquillo, nessuno ti maltratterà. Anzi, ora sei mio amico, e ti rispetteranno. Quando vuoi che cominciamo il nostro catechismo? — Quando lei vuole. — Stasera? — Va bene. —Anche subito? — Con piacere. Mi alzai e feci il segno della santa Croce per cominciare. Mi accorsi però che Bartolomeo non lo faceva, non ricordava come doveva farlo. In quella prima lezione di catechismo gli insegnai a fare il segno della Croce, gli parlai di Dio creatore e del perché Dio ci ha creati» Quel dialogo sembra banale. Invece è un esame della realtà, un test molto accurato. Don Bosco si informa sulle tre agenzie (co¬me oggi vengono chiamate) che dovrebbero operare in quel mo-mento alla formazione di quel sedicenne: famiglia, scuola, Chie¬sa. E viene a sapere che i genitori non ci sono più, alla scuola non è mai andato, non ha fatto la prima Comunione e non sa nulla di catechismo. Una situazione disastrosa, che può essere facilmente la premessa di un fallimento nella vita. E don Bosco in maniera semplice, rudimentale, cerca di ricostruire immediatamente per quel ragazzo i tre elementi fondamentali: con la sua amicizia gli fa ritrovare un poco di calore familia-re; proponendogli un poco di scuola cerca di ridare fiducia alla sua intelligenza, di fargli riscoprire la sua dignità: non tutta la vi¬ta è fatta di calce e di mattoni; mettendo in questa scuoletta se stesso, prete, come insegnante, e il catechismo come oggetto di in¬segnamento, fa tornare Bartolomeo alla Chiesa, la quale aveva ri¬schiato di cacciarlo con il bastone di un sacrestano. Questo incon¬tro è il nocciolo che contiene già tutta l'originalità dell'Oratorio di don Bosco: un'amicizia che fa sentire in famiglia, una scuola che da il senso della dignità, una chiesa che fa incontrare Dio e fa sentire la pace profonda di essere suoi figli. Don Bosco terminò il primo incontro con Bartolomeo rega¬landogli una medaglia della Madonna e facendosi promettere che sarebbe tornato domenica (quattro giorni dopo), e soggiunse: «Non venire solo. Conduci anche i tuoi amici. Avrò un piccolo regalo per te e per loro».

Pace e gioia

Attilio Aloi

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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