Oggi domenica 24 marzo, alle ore 17, presso l'istituto del BOCCONE DEL POVERO
Oggi, nell’anniversario dell’assassinio dell’arcivescovo Oscar Romero, celebriamo la Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri.
La loro testimonianza interpella la nostra vita di fede e ci sprona a uscire allo scoperto e ad essere uomini e donne autenticamente credibili e affidabili nella testimonianza della Parola e della carità missionaria.
Il dramma della persecuzione dei cristiani è purtroppo di grande attualità. Nella Veglia di quest’anno pregheremo in modo particolare per la Nigeria e per la Siria.
Desidero oggi ricordare due Sorelle Missionarie della Misericordia Suor Maria Concetta della arcidiocesi di Monreale e un'altra suora malgascia Suor Raffaella morte ieri in un incidente in Madagascar assieme ad altri giovani.
Nelle intenzioni del Papa, questo Anno della fede dovrebbe fare riscoprire la fede per apprezzarne la verità, la bellezza e alimentare l’entusiasmo per trasmetterla al mondo.
Nella Lettera di indizione dell’Anno della fede parlando della “storia della fede”, si legge: “Per fede i martiri donarono la loro vita, per testimoniare la verità del Vangelo che li aveva trasformati e resi capaci di giungere fino al dono più grande dell’amore con il perdono dei propri persecutori” (n. 13).
L’anno della fede deve servire a maturare nella missione ad gentes e nella nuova evangelizzazione.
“Per fede – dice ancora la “Porta fidei” - uomini e donne hanno consacrato la loro vita a Cristo, lasciando ogni cosa per vivere in semplicità evangelica l’obbedienza, la povertà e la castità, segni concreti dell’attesa del Signore che non tarda a venire. Per fede tanti cristiani hanno promosso un’azione a favore della giustizia per rendere concreta la parola del Signore, venuto ad annunciare la liberazione dall’oppressione e un anno di grazia per tutti (cfr Lc 4,18-19)” (n.13).
Fare memoria di coloro che muoiono a causa del Vangelo, non significa celebrare degli eroi caduti in battaglia, né tanto meno lo si fa per condannare la crudeltà dei persecutori.
Celebrare la memoria dei martiri serve a noi cristiani in Italia per ricordare che la Testimonianza è una condizione che ci riguarda tutti e alla quale tutti siamo chiamati.
Se oggi nella nostra società non esiste la persecuzione violenta che porta al martirio esiste una persecuzione più subdola che si presenta sotto forma di scherno, banalizzazione, calunnia, indifferenza, ostilità per chi professa la fede in Cristo e ne trae le conseguenze nella vita di ogni giorno. Il martirio inteso come coerente testimonianza di vita rimane perciò sempre all'orizzonte della vita cristiana.
Il Servo di Dio Pio XII scriveva :”Oggi più che mai e come ai primi tempi della sua esistenza, è soprattutto di testimoni che la Chiesa ha bisogno più che di apologeti:di testimoni che, attraverso tutta la loro vita, facciano risplendere il vero volto di Cristo e della chiesa agli occhi del mondo paganizzato che li circonda”(AAS,1947,312).
In un documento del Concilio Vaticano II sui rapporti fra la Chiesa e il mondo contemporaneo è detto:” La Chiesa ha il compito di rendere presenti e quasi visibili Dio Padre e il Figlio suo incarnato con la testimonianza di una fede viva e matura, di cui hanno dato testimonianza sublime moltissimi martiri. Questa fede deve manifestare la sua fecondità col penetrare l’intera vita dei credenti”(GS 21c).
Nel 1999 ricevendo gli alunni e i superiori del Collegio Capranica Giovanni Paolo II disse ci disse :"" il credente che abbia peso in seria considerazione la propria vocazione cristiana, per la quale il martirio è una possibilità annunciata già nella rivelazione, non può escludere questa prospettiva dal proprio orizzonte di vita(Incarnationis Mysterium, 13
Come nell’antichità - - anche oggi la sincera adesione al Vangelo può richiedere il sacrificio della vita e molti cristiani in varie parti del mondo sono esposti a persecuzione e talvolta al martirio.
Oggi pregando per i missionari martiri vogliamo pregare perché il sangue dei martiri diventi seme di nuovi cristiani e spinga molti giovani ad una coraggiosa e gioisa testimonianza della propria fede per una nuova evangelizazzione non solo dei paesi di missione ma anche per il nostro paese.
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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