Gli elettori Pd «truffati» alle primarie
di Luciano Capone
Il popolo di centrosinistra era stato rassicurato che stavolta la coalizione non si sarebbe sfaldata come nelle due legislature precedenti, era tutto diverso perché «ai tempi di Prodi c’erano dodici partiti e non c’era il Pd,non è una cosuccia da poco»diceva Bersani.
All’elettorato che non vedeva di buon occhio certe sue aperture al centro montiano rassicurava: «Io tra Monti e Vendola ho già scelto». E stavolta quello con il leader di Sel non era un patto come gli altri, tipo le 300 pagine del programma di Prodi nel 2006 o le promesse di costituire un gruppo unico tra
Di Pietro e Veltroni nel 2008, questa volta il patto era vincolante, come un contratto, perché firmato davanti a «3 milioni e 200 mila notai». Quei notai erano gli elettori delle primarie che, sborsando almeno 2 euro a voto, avevano certificato la «Carta d’intenti» della coalizione Italia Bene Comune. Con le primarie il popolo di centrosinistra aveva scelto un candidato premier (Pier Luigi Bersani), una coalizione (Pd, Sel ed altri partitini) e soprattutto delle regole che vincolavano a «sostenere in modo leale e per l’intero arco della legislatura l’azione del premier scelto con le primarie» e risolvere le eventuali controversie tra i partiti con «una votazione a maggioranza dei gruppi parlamentari». La maggioranza decide e la minoranza si attiene. Gli elettori di centrosinistra potevano stare tranquilli: premier, coalizione e programma blindati, niente accordi con il nemico di sempre perché «il berlusconismo è stata la punta più spettacolare di una regressione populista» e una parola d’ordine: «Smacchieremo il giaguaro». Ma le cose sono andate diversamente da come promesso ai “notai”;
dopo il tracollo elettorale a squagliarsi è stato il centrosinistra. Alla prima curva, e cioè la scelta del Presidente della Repubblica, la coalizione si ribalta: Bersani indica Marini, il Pd si spacca, Renzi si ribella, il partito di Vendola vota Rodotà e persino i 6 socialisti disobbediscono votando Bonino. Nel centrosinistra scoppia una faida che vede tra le vittime anche Romano Prodi, i militanti occupano le sedi di partito per protestare contro «l’inciucio» col Pdl e gli elettori di sinistra occupano le piazze al grido di «Ro-do-tà». Solo la rielezione di Napolitano riesce a fermare l’implosione del Pd,ma non quella della coalizione di centrosinistra: il Pd lo sostiene quasi compatto mentre Sel appoggia il candidato dei grillini. I notai avevano firmato per Bersani premier, coalizione con Vendola e smacchiamento di Berlusconi, ma dopo pochi mesi si ritrovano con Enrico Letta Presidente del Consiglio (che non aveva
partecipato alle primarie), Berlusconi e Monti insieme in maggioranza e Vendola all’opposizione. Non avranno il potere di annullare l’atto che hanno sigillato con il voto, ma i 3 milioni e 200 mila notai sono quantomeno moralmente legittimati a farsi restituire i soldi pagati per le primarie.