martedì 2 aprile 2013

Quaranta anni di FIDAPA a Piazza Armerina . ANNO 1985


Relazione finale in occasione del rinnovo delle cariche sociali
“Affido alla penna che mette nero su bianco, la memoria alquanto labile del mio triennio di presidenza.
 Anno 1985 - 1 Settembre: primo giorno di un incarico oneroso e per me alquanto difficoltoso, sia per l’inesperienza e sia per un cumulo di pensieri che annebbiano la mia mente.
Sebbene tutto, con l’aiuto del Direttivo e grazie alla mia grinta organizzativa, ho dato una nuova svolta alla vita associativa della Fidapa piazzese. Mi sono appellata ai principi della collaborazione e della solidarietà che stanno alla base del nostro patto associativo, alla coerenza tra le affermazioni teoriche e le realizzazioni pratiche della vita quotidiana, a quell’etica associativa che permette libertà di espressione ed anche dissenso nel rispetto delle altrui diversità, che è poi rispetto di se stessi. La Fidapa da allora ha cominciato a cambiare: da circolo elitario culturale, prettamente salottiero, a forza trainante della società, forza che è stata capace di mobilitare una grande quantità di Donne, consapevoli di interpretare le loro esigenze e quelle delle persone assenti. Di dare una voce nuova, alta e forte, alla comune volontà di cambiamento, alla legittima aspirazione a costituire parte integrante di una società migliore, consapevoli protagoniste di fronte a traguardi che segnino il recupero dei più alti e autentici valori.

Nel corso di questo mio triennio si è svolta opera intensa di proselitismo. Infatti è sorta la sezione di Nicosia e quella di Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa, e, di pari passo, è lievitato il numero delle Socie.

Ho voluto dimostrare che è possibile comunicare nonostante le distanze, è possibile incontrarsi nonostante il lavoro e la famiglia, è possibile servire l’Associazione senza servirsi di essa.

Il Comitato di presidenza ha tenuto in questo triennio riunioni, in media una al mese, che possono sembrare tante, ma sono state pochissime se pensiamo alla miriade di problemi non affrontati.

Potrei parlarvi delle discussioni sullo Statuto ( due o tre anni di Presidenza), sul Regolamento e delle lacune affiorate, potrei parlare del tentativo di strutturazione delle Commissioni, allo scopo di ottenere una più massiccia partecipazione delle socie; potrei parlarvi del tentativo di accostare la realtà piazzese alle tradizioni e di rinvangare i mestieri e gli usi di questo contesto. Potrei fare emergere alla vostra memoria tutte le tavole rotonde e gli interclub: basta citare la riunione quando il chiarissimo prof. Abate e la sua équipe ci introdussero nel mondo della donazione degli organi. Le riunioni di cultura e attualità, la presenza di nomi altisonanti, come il sociologo Benito Paolo Truden, direttore del Centro Antidroga “ La Pira”. Il tentativo, mai riuscito, di salvare alcuni dei beni culturali (Santa Maria di Gesù). La tenace volontà di fare sorgere a Piazza la Consulta, che poi, grazie a Dio, è stata realizzata sotto la presidenza della prof. Grasso Miroddi. La tavola rotonda sull’informazione con la partecipazione del figlio del giornalista Fava.

Si sono tenuti convegni e dibattiti sui più vari temi culturali e sociali: da moda e costume a problemi del terziario avanzato ( relazione questa che ha partecipato alla statistica regionale del 1987) , dal tabagismo alla droga, dalla musica alla letteratura (Firenze, Franca Miroddi Grasso e Valeria Venuti), dall’informatica all’archeologia.

Si sono voluti intensificare gli incontri con le altre associazioni e non sono mancate conferenze di illustri oratori.

C’è stato anche il tentativo di formulare un annuario con gli indirizzi di tutti i club d’Italia e di tutte le socie, ma questo non è stato fatto. Ci sono state anche le feste coreograficamente perfette. Le gite che hanno segnato un momento di grande amicizia e disponibilità.

Sulle ali della memoria ho la coscienza di avere fatto il mio dovere. Gli errori ci sono stati ma sono da imputare ai limiti della mia umanità. Sebbene tutto ciò, senz’armi, senza ricchezze, possiamo ancora cambiare il mondo, purché, ancor prima di qualsiasi tecnicismo, recuperiamo il senso del rigore morale, il sano pudore dei nostri limiti, il giusto orgoglio delle nostre capacità”.

Mariuccia Spicuglia Villareale – Presidente della Sezione Fidapa di Piazza Armerina.



Le Socie dicono di Lei: “La Presidenza di Mariuccia Villareale è ricordata per la proverbiale simpatia e la spumeggiante vivacità.

Le attività, numerose e affollate, sono state molto divertenti e coinvolgenti, spesso anche imprevedibili, sempre comunque memorabili: come dimenticare una gara di ballo realizzata nella sua dimora estiva, alla presenza del Direttivo Nazionale al completo, impegnato nella valutazione dei vari ballerini che si alternavano in evoluzioni audaci e raffinate!

Le caccie al tesoro e le lotterie di beneficienza erano sempre attese con ansia dalle socie e dai loro ospiti, che, sorridendo, affrontavano le difficoltà più impensabili.

Con instancabile operosità, coinvolse molte Socie a partecipare agli incontri di lavoro organizzati dalle varie Commissioni Nazionali, divenendo nel triennio successivo - per il suo impegno - referente distrettuale della Commissione nazionale “Industria ed Artigianato”.

Proprio per il suo carattere estroverso e gioviale, riuscì a coinvolgere molte professioniste delle cittadine limitrofe, Aidone, Barrafranca, Piertraperzia, Valguarnera, accrescendo il numero delle iscritte, che alla fine del suo mandato erano più di cento”.

Il suo motto era: ” Occorre fare bene in poco tempo”.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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