Il Teatro Garibaldi di Piazza Armerina è stata la cornice della sottoscrizione del protocollo di intesa tra esponenti italiani della Psichiatria con i medici e gli operatori sociali provenienti dall’Inghilterra, Spagna e Ungheria. L’evento, intitolato “Twenty Twenty European Policies for Mental Health”, durato due giorni, 23 e 24 settembre 2013, è stato organizzato dal nucleo di progettazione Aziendale dell’ASP di Enna (coordinato da Mario Bellomo), dell’ASP di Catania, dall’Assessorato della Salute con il supporto e la collaborazione del progetto Mattone Internazionale. “La salute mentale è una priorità per l’Europa, come dimostra la dichiarazione sulla Salute Mentale per l’Europa dei Ministri della Sanità degli Stati membri della Regione europea dell’OMS del 2005 e con la normativa ad essa conseguente” è stato più volte ribadito dagli psichiatri presenti, R. Barone, M. D’Alema, G. Cuccì, G. Rizzo, gli ungheresi L. Valkò e Z. Zalka, gli inglesi N. Kelly e T. Softis, lo spagnolo M. Lopez Alvarez. Il dott. M. D’Alema ha più volte sottolineato la novità sostanziale presente nella norma relativa all’amministrazione di sostegno; altri psichiatri hanno evidenziato la criticità del burn-out tra gli operatori del settore che si trovano spesso impreparati a risolvere il processo stressogeno dell’attività lavorativa di chi esercita professioni d’aiuto. Nel protocollo sono stati evidenziati i contenuti di forza insiti in una proposta comune a livello di più nazioni sul tema del potenziamento della psichiatria: “Il Workshop, coerentemente con la superiore attività normativa, ha sviluppato un’attenta valutazione comparativa dei sistemi di finanziamento dell’assistenza sanitaria in ambito di salute mentale nei diversi paesi membri. Attraverso lo studio degli aspetti strutturali, politici e di costo-efficacia dei modelli di cura dei servizi di salute mentale presi in esame, si vuole valutare l'impatto che un modello di assistenza sanitaria integrata possa avere sui servizi di salute mentale con l’obiettivo di completare la filiera del servizio assistenziale offerto agli utenti, partendo dalla collocazione in strutture a bassa intensità assistenziale con un netto ridimensionamento dell’incidenza economica, fino all’inserimento dei soggetti con malattia mentale nel mondo del lavoro”.
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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