ROMA - C'è una ventunesima regione in Italia, abitata solo da stranieri. Una regione popolosa come il Veneto o la Sicilia: è la regione dei "nuovi italiani". Oggi gli immigrati superano infatti i 5 milioni e mezzo di persone: un popolo di lavoratori e studenti, quasi tutti con i documenti in regola. La notizia? Nel 2014 la componente irregolare è ai minimi storici (6% del totale, pari a circa 300mila persone), sia per le più recenti sanatorie, sia per la minor forza attrattiva del mercato del lavoro nel nostro Paese. Flussi e residenti. La novità del XX Rapporto nazionale sulle migrazioni 2014, elaborato dalla Fondazione Ismu, è la ricostruzione del fenomeno negli ultimi due decenni, che hanno visto crescere la popolazione straniera da 500mila a 5 milioni e mezzo persone. Nel corso di questi vent'anni la presenza dei migranti si è stabilizzata: si è passati infatti da un'immigrazione legata a motivi di lavoro all'immigrazione per motivi familiari rappresentata in prevalenza da ricongiungimenti tra capifamiglia divenuti residenti stabili e consorti e figli arrivati in un secondo tempo. Non solo. Negli ultimi quattro anni si è assistito da un lato a una forte diminuzione - dovuta alla crisi economica e allo stallo del mercato del lavoro - dei flussi in entrata legati ai permessi di soggiorno, dall'altro a un aumento dei migranti giunti via mare, perlopiù profughi di Paesi in guerra. Italia, Paese di transito. Dal 1° gennaio al 15 ottobre 2014 i migranti sbarcati in Italia hanno toccato la cifra record di 150mila unità (per metà siriani ed eritrei), numero più che triplicato rispetto al 2013 (43mila) e più che doppio rispetto al 2011 (63mila arrivi, a seguito delle primavere arabe). Alcune recenti ricerche mostrano però che le mete dichiarate dai profughi che approdano in Italia sono la Svezia e la Germania. "Tutto porta a pensare quindi - scrivono i ricercatori dell'Ismu - che ci troviamo di fronte a una nuova dinamica migratoria: l'Italia, dopo essersi trasformata da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione, ora si trova al centro di complessi flussi di immigrazione, emigrazione e transito". Studenti e lavoratori. Tornando alla comunità straniera stabilizzata, le famiglie che hanno esclusivamente componenti stranieri sono oggi oltre un milione e 300mila. Quanto alle nazionalità, romeni, albanesi e marocchini rappresentano complessivamente il 40% degli stranieri presenti. E ancora: nonostante il perdurare della crisi, gli occupati stranieri continuano a crescere anche se di poco: nel 2013 sono 2.356.000 (+22.000 rispetto al 2012). Un dato in controtendenza rispetto agli occupati italiani, che invece diminuiscono di 501.000 unità, arrivando a quota 20.064.000. Infine, gli alunni con cittadinanza non italiana nell'anno scolastico 2013/14 sono 802.785, il 9% della totalità gli studenti. Rifugiati. Nel 2013 sono state presentate in Italia 28.700 domande di asilo (+10.480 rispetto al 2012), una cifra ancora bassa rispetto ad altri Paesi europei come la Germania (109.600 domande, +45.040 rispetto al 2012), Francia (60.100) e Svezia (54.300). Minori. All'aumento delle famiglie straniere si affianca quello dei minori. All'inizio degli anni Novanta, erano poco più di 100mila, mentre nel 2001 sono triplicati arrivando a 323mila. Tra il 2001 e il 2006 la loro presenza è raddoppiata (628mila), fino a sfiorare quota un milione nel 2013 (995mila). I nati in Italia negli ultimi vent'anni sono più che decuplicati: da 61mila si è passati a 649mila, di cui 78mila nati nel 2013. "Un bilancio positivo". "Guardando nel complesso gli ultimi vent'anni di immigrazione - sostengono all'Ismu - possiamo dire che il bilancio che se ne può trarre sembra complessivamente positivo. Sia dal punto di vista economico, perché gli immigrati sono andati a coprire una domanda di lavoro che la manodopera autoctona non riusciva a soddisfare; sia sul piano del capitale umano, diventando gli immigrati una risorsa per un Paese come l'Italia che fatica a darsi un futuro demografico con le proprie forze. Tuttavia è necessario sottolineare che l'immigrazione straniera da sola non riempirà le culle vuote dell'Italia del XXI secolo, né riuscirà a sconfiggere gli effetti derivanti dall'invecchiamento della popolazione italiana".
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