PARIGI - Una battaglia all'ultimo voto ma alla fine ha vinto la paura dell'ultradestra: i risultati confermano che il Front National di Marine e Marion Le Pen non ha vinto in nessuna regione. Sette a cinque per i conservatori di Nicolas Sarkozy sui socialisti di Francois Hollande: è questo l'esito del secondo turno delle regionali francesi in cui il Front National non è riuscito a conquistare nemmeno una delle sei regioni in cui era in testa dopo il primo turno del 6 dicembre.
Les Republicains di centrodestra si sono affermati nell'Ile-de-France (tanto che Claude Bartolone, battuto da Valerie Precresse, ha rimesso il proprio mandato parlamentare), in Normandia, nel Nord-Pas-de-Calais-Picardia, Provenza-Alpi Costa azzurra, Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena, Alvernia-Rodano-Alpi e Paese della Loira. I socialisti, che controllavano tutte le regioni meno una, mantengono Bretagna, Aquitania-Limousin Poitou-Charentes, Linguadoca-Rossiglione-Midi-Pirenei, Borgogna Francia-Contea, Centro Valle della Loira. In Corsica vincono i nazionalisti. Qui Gilles Simeoni ha vinto con il 35,34% dei voti, davanti a Paul Giacobbi (Diversi sinistra, 28,49%), Josè Rossi (unione destra, 27,07%) e Christophe Canioni (Front National 9,09 %).
I francesi hanno ritrovato l'unità di un giorno per evitare che qualcuna delle loro regioni finisse in mano al Front National. Contro le due Le Pen, hanno detto lo stesso 'no' che nel 2002 pronunciarono contro Jean-Marie Le Pen, padre di Marine, al ballottaggio per l'Eliseo: quasi il 60% alle urne contro il 43% di una settimana fa.
SPECIALE ELEZIONI / COME SI VOTA
Il Front National è stato travolto ovunque: spazzate vie le due Le Pen. Perde il ballottaggio anche la nipote di Marine Le Pen, Marion, candidata nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Nella triangolare del 'Grand Est', la regione Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena il candidato dei repubblicani Philippe Richert conquista il primo posto. E' al 47,7% delle preferenze contro il 36,8% del candidato lepenista Florian Philippot. Meno del 16% per Jean-Pierre Masseret, il 'terzo incomodo' dei socialisti che rifiutò l'ordine di scuderia di ritirarsi dalla corsa per favorire la vittoria della destra moderata.
"Questo è il prezzo da pagare per l'emancipazione di un popolo. Grazie a tutti militanti che con il loro impegno, la loro energia hanno permesso il risultato del primo turno, sradicando il partito socialista a livello locale" ha detto la leader del Front National, Marine Le Pen, commentando i risultati. "Voglio esprimere la mia gratitudine ai più di 6 milioni di francesi" che hanno votato Fn e "hanno saputo rifiutare le intimidazioni e le manipolazioni. La svolta elettorale del primo turno è servita a smascherare le menzogna in cui versa il sistema politico francese". La sconfitta non pregiudica le mire della leader frontista all'Eliseo nel 2017. Il partito si è radicato nel territorio, con una crescita esponenziale negli ultimi 15 anni, è il primo ma resta isolato da un cordone sanitario "repubblicano" reso inviolabile dal meccanismo elettorale a doppio turno. Francois Hollande insomma, potrebbe ritrovarsi al ballottaggio con Marine Le Pen fra un anno e mezzo.
C'è da registrare, comunque che con oltre 6,6 milioni di voti, il Front National ha battuto il suo record di preferenze in Francia, stabilito nel 2012 alle presidenziali. Sul piano percentuale, con oltre il 28% ha superato il record del 27,73% di domenica scorsa. Ma con oltre 6,6 milioni di voti in termini assoluti ha battuto il numero di suffragi delle presidenziali 2002, quando Jean-Marie Le Pen arrivò al ballottaggio con 6.421.426 voti.
Oggi 44,6 milioni di francesi erano chiamati alle urne per i ballottaggi delle regionali. Al primo turno il Fn aveva conquistato la palma di partito più votato, sfiorando il 28 per cento, con i Républicains di Sarkozy al 27 e i socialisti al 23 per cento. In Alsazia c'è stata la dimostrazione del valore della scelta socialista: il candidato dissidente è arrivato ultimo come al primo turno, quello di destra-centro, grazie ai socialisti, ha ottenuto 20 punti di più. Vittoria strategica, quindi, per il Partito socialista, che ha dato vita ad un'edizione unilaterale del Front Republicain che ha sbarrato il passo all'estrema destra. "In un momento grave, non abbiamo ceduto niente", sono state le prime parole del primo ministro socialista, Manuel Valls.
Secondo i primi commentatori, ha contribuito alla tenuta dei socialisti anche la recente impennata di popolarità di Hollande dopo i tragici attentati jihadisti del 13 novembre e i successi della Cop21. Anche se alla Rue de Solférino, storica sede del partito a Parigi, già si delineano mesi di aspro dibattito tra i partigiani di una nuova apertura a Verdi e sinistra radicale e quelli che invece sposano la linea 'social-liberale' dell'attuale premier Valls.
A Gauche, nel silenzio assoluto osservato dal presidente Hollande in questa settimana, il grande vincitore appare proprio Valls, che si è esposto in prima persona gridando addirittura al rischio di "guerra civile" nel caso di vittoria del Front National. Valls ha preso la parola dopo i risultati per rendere omaggio all'appello "chiarissimo, netto, coraggioso, quello della sinistra, che ha sbarrato la strada all'estrema destra che stasera non conquista nessuna regione". Tuttavia, il premier ha subito avvertito che non è proprio il caso di rilassarsi: "Nessun sollievo, nessun trionfalismo, nessun messaggio di vittoria", poiché "il pericolo dell'estrema destra non è eliminato. Dobbiamo dimostrare - ha concluso - che siamo capaci di restituire la voglia di votare 'per' e non unicamente 'contro'".
I Republicains di Sarkozy, che nella sua seconda versione cinque anni dopo la sconfitta continua a non convincere e non coinvolgere, e nonostante la vittoria delle sette regioni appaiono spaccati oltre che alla vigilia di una resa dei conti decisiva. Sono numerosi i rivali interni che vorrebbero fermare la sua corsa per le presidenziali del 2017. Tra i principali sfidanti nelle primarie dei Républicains - il prossimo autunno - l'ex premier e sindaco di Bordeaux, Alain Juppé, e l'ex premier Francois Fillon. Per Sarkozy è l'inizio della resa dei conti.
Le prime parole di Xavier Bertrand, poi quelle di Christian Estrosi - i due candidati di destra e centro che hanno battuto Marine Le Pen nel nord e la nipote Marion nel sud - sono state il ringraziamento agli elettori socialisti, tradizionalmente avversari, che hanno riversato i voti della gauche su di loro. Bertrandha ringraziato chi lo ha votato, anche "gli elettori di sinistra che hanno fatto sbarramento" contro l'estrema destra. "Non è una mia vittoria, non è una vittoria politica, è la vittoria della gente", ha detto. Un altro smacco per Sarkozy, che nel suo intervento ha reso invece omaggio al "rifiuto di qualsiasi compromesso con le estreme".
"Questa mobilitazione di elettori non deve essere usata come pretesto per dimenticare l'avvertimento dato dai francesi al primo turno" ha detto Sarkozy. "L'unità nel partito, l'unione con il centro e il rifiuto di ogni compromesso con l'estrema destra ha permesso questo risultato - ha aggiunto - per questo, questi principi devono restare nostri anche in futuro". Da domani la strada di Sarkozy sarà tutta in salita. Ha salutato "l'unità della famiglia dei Repubblicani" e l'unione con il centro ma la sua politica tutta rivolta verso il terreno dell'estrema destra e la fortissima opposizione interna lo rendono ogni giorno più debole. Ad Alain Juppé e Francois Fillon, avversari di sempre, si aggiunge Nathalie Kosciusko-Morizet, che aveva votato contro il no di Sarkozy al Fronte repubblicano: "Se gli elettori lo avessero seguito - ha detto stasera - i nostri candidati nel nord e nel sud sarebbero stati battuti".
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Les Republicains di centrodestra si sono affermati nell'Ile-de-France (tanto che Claude Bartolone, battuto da Valerie Precresse, ha rimesso il proprio mandato parlamentare), in Normandia, nel Nord-Pas-de-Calais-Picardia, Provenza-Alpi Costa azzurra, Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena, Alvernia-Rodano-Alpi e Paese della Loira. I socialisti, che controllavano tutte le regioni meno una, mantengono Bretagna, Aquitania-Limousin Poitou-Charentes, Linguadoca-Rossiglione-Midi-Pirenei, Borgogna Francia-Contea, Centro Valle della Loira. In Corsica vincono i nazionalisti. Qui Gilles Simeoni ha vinto con il 35,34% dei voti, davanti a Paul Giacobbi (Diversi sinistra, 28,49%), Josè Rossi (unione destra, 27,07%) e Christophe Canioni (Front National 9,09 %).
I francesi hanno ritrovato l'unità di un giorno per evitare che qualcuna delle loro regioni finisse in mano al Front National. Contro le due Le Pen, hanno detto lo stesso 'no' che nel 2002 pronunciarono contro Jean-Marie Le Pen, padre di Marine, al ballottaggio per l'Eliseo: quasi il 60% alle urne contro il 43% di una settimana fa.
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Il Front National è stato travolto ovunque: spazzate vie le due Le Pen. Perde il ballottaggio anche la nipote di Marine Le Pen, Marion, candidata nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Nella triangolare del 'Grand Est', la regione Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena il candidato dei repubblicani Philippe Richert conquista il primo posto. E' al 47,7% delle preferenze contro il 36,8% del candidato lepenista Florian Philippot. Meno del 16% per Jean-Pierre Masseret, il 'terzo incomodo' dei socialisti che rifiutò l'ordine di scuderia di ritirarsi dalla corsa per favorire la vittoria della destra moderata.
"Questo è il prezzo da pagare per l'emancipazione di un popolo. Grazie a tutti militanti che con il loro impegno, la loro energia hanno permesso il risultato del primo turno, sradicando il partito socialista a livello locale" ha detto la leader del Front National, Marine Le Pen, commentando i risultati. "Voglio esprimere la mia gratitudine ai più di 6 milioni di francesi" che hanno votato Fn e "hanno saputo rifiutare le intimidazioni e le manipolazioni. La svolta elettorale del primo turno è servita a smascherare le menzogna in cui versa il sistema politico francese". La sconfitta non pregiudica le mire della leader frontista all'Eliseo nel 2017. Il partito si è radicato nel territorio, con una crescita esponenziale negli ultimi 15 anni, è il primo ma resta isolato da un cordone sanitario "repubblicano" reso inviolabile dal meccanismo elettorale a doppio turno. Francois Hollande insomma, potrebbe ritrovarsi al ballottaggio con Marine Le Pen fra un anno e mezzo.
C'è da registrare, comunque che con oltre 6,6 milioni di voti, il Front National ha battuto il suo record di preferenze in Francia, stabilito nel 2012 alle presidenziali. Sul piano percentuale, con oltre il 28% ha superato il record del 27,73% di domenica scorsa. Ma con oltre 6,6 milioni di voti in termini assoluti ha battuto il numero di suffragi delle presidenziali 2002, quando Jean-Marie Le Pen arrivò al ballottaggio con 6.421.426 voti.
Oggi 44,6 milioni di francesi erano chiamati alle urne per i ballottaggi delle regionali. Al primo turno il Fn aveva conquistato la palma di partito più votato, sfiorando il 28 per cento, con i Républicains di Sarkozy al 27 e i socialisti al 23 per cento. In Alsazia c'è stata la dimostrazione del valore della scelta socialista: il candidato dissidente è arrivato ultimo come al primo turno, quello di destra-centro, grazie ai socialisti, ha ottenuto 20 punti di più. Vittoria strategica, quindi, per il Partito socialista, che ha dato vita ad un'edizione unilaterale del Front Republicain che ha sbarrato il passo all'estrema destra. "In un momento grave, non abbiamo ceduto niente", sono state le prime parole del primo ministro socialista, Manuel Valls.
Secondo i primi commentatori, ha contribuito alla tenuta dei socialisti anche la recente impennata di popolarità di Hollande dopo i tragici attentati jihadisti del 13 novembre e i successi della Cop21. Anche se alla Rue de Solférino, storica sede del partito a Parigi, già si delineano mesi di aspro dibattito tra i partigiani di una nuova apertura a Verdi e sinistra radicale e quelli che invece sposano la linea 'social-liberale' dell'attuale premier Valls.
A Gauche, nel silenzio assoluto osservato dal presidente Hollande in questa settimana, il grande vincitore appare proprio Valls, che si è esposto in prima persona gridando addirittura al rischio di "guerra civile" nel caso di vittoria del Front National. Valls ha preso la parola dopo i risultati per rendere omaggio all'appello "chiarissimo, netto, coraggioso, quello della sinistra, che ha sbarrato la strada all'estrema destra che stasera non conquista nessuna regione". Tuttavia, il premier ha subito avvertito che non è proprio il caso di rilassarsi: "Nessun sollievo, nessun trionfalismo, nessun messaggio di vittoria", poiché "il pericolo dell'estrema destra non è eliminato. Dobbiamo dimostrare - ha concluso - che siamo capaci di restituire la voglia di votare 'per' e non unicamente 'contro'".
I Republicains di Sarkozy, che nella sua seconda versione cinque anni dopo la sconfitta continua a non convincere e non coinvolgere, e nonostante la vittoria delle sette regioni appaiono spaccati oltre che alla vigilia di una resa dei conti decisiva. Sono numerosi i rivali interni che vorrebbero fermare la sua corsa per le presidenziali del 2017. Tra i principali sfidanti nelle primarie dei Républicains - il prossimo autunno - l'ex premier e sindaco di Bordeaux, Alain Juppé, e l'ex premier Francois Fillon. Per Sarkozy è l'inizio della resa dei conti.
Le prime parole di Xavier Bertrand, poi quelle di Christian Estrosi - i due candidati di destra e centro che hanno battuto Marine Le Pen nel nord e la nipote Marion nel sud - sono state il ringraziamento agli elettori socialisti, tradizionalmente avversari, che hanno riversato i voti della gauche su di loro. Bertrandha ringraziato chi lo ha votato, anche "gli elettori di sinistra che hanno fatto sbarramento" contro l'estrema destra. "Non è una mia vittoria, non è una vittoria politica, è la vittoria della gente", ha detto. Un altro smacco per Sarkozy, che nel suo intervento ha reso invece omaggio al "rifiuto di qualsiasi compromesso con le estreme".
"Questa mobilitazione di elettori non deve essere usata come pretesto per dimenticare l'avvertimento dato dai francesi al primo turno" ha detto Sarkozy. "L'unità nel partito, l'unione con il centro e il rifiuto di ogni compromesso con l'estrema destra ha permesso questo risultato - ha aggiunto - per questo, questi principi devono restare nostri anche in futuro". Da domani la strada di Sarkozy sarà tutta in salita. Ha salutato "l'unità della famiglia dei Repubblicani" e l'unione con il centro ma la sua politica tutta rivolta verso il terreno dell'estrema destra e la fortissima opposizione interna lo rendono ogni giorno più debole. Ad Alain Juppé e Francois Fillon, avversari di sempre, si aggiunge Nathalie Kosciusko-Morizet, che aveva votato contro il no di Sarkozy al Fronte repubblicano: "Se gli elettori lo avessero seguito - ha detto stasera - i nostri candidati nel nord e nel sud sarebbero stati battuti".
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