ROMA - In Libia "il vuoto è stato riempito dagli estremisti, che portano il Paese nel caos". Lo ha detto il segretario di Stato Usa, John Kerry, oggi a Roma per partecipare alla conferenza internazionale sulla crisi in Libia promossa assieme al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Il summit arriva a poche ore dalla data del 16 dicembre, il giorno in cui secondo l'inviato Onu, Martin Kobler, le delegazioni dei due parlamenti libici dovrebbero firmare l'accordo per un governo di unità nazionale.
Anche i libici al meeting. Presente anche una delegazione libica di 15 rappresentanti dei 2 parlamenti. È la prima volta che i ministri degli Esteri del P5+5 (ovvero i 5 del Consiglio di sicurezza Onu più Italia, Germania, Spagna Onu e Ue) incontrano i rappresentanti libici. Alla riunione di Roma partecipano anche molti ministri della regione, tra questi Egitto, Algeria, Ciad, Emirati, Marocco, Niger, Qatar, Turchia, Tunisia. L'accordo di ottobre prevede che il nuovo primo ministro sia Fayez Serraj, a cui toccherà guidare un consiglio presidenziale di 9 membri.
Governo a Tripoli. Quello in corso in Libia - ha detto John Kerry - è un processo voluto da libici e portato avanti dai libici" per "far nascere una Libia sicura e stabile". Il segretario di Stato americano ha quindi spiegato che dopo la firma dell'accordo mercoledì prossimo in Marocco inizierà un processo che porterà al ritorno del governo nella sede di Tripoli. "Sono i libici che parlano a nome del loro popolo, il minimo che noi possiamo fare è'assisterli e aiutarli", ha proseguito Kerry, facendo appello a un "cessate il fuoco totale in tutta la Libia", mettendo da parte "rivalità, ambizioni personali e lotte interne che colpiscono il popolo libico, sei milioni di persone".
Ventuno firme per l'accordo. Diciassette Paesi e quattro organizzazioni internazionali hanno formalizzato in un comunicato di una pagina le speranze e il sostegno per il governo di unità nazionale in Libia, che dovrebbe vedere la luce mercoledì prossimo. Il documento dimostra l'importanza, non solo locale, che avrebbe un esecutivo unificato e stabile, ponendo fine alla doppia leadership di Tripoli e Tobruk. Il testo, tra le altre cose, chiede "un cessate-il-fuoco immediato e completo in ogni parte della Libia" e si prevede la possibilità di attivare corridoi umanitari, specie a Bengasi.
Il documento è stato firmato da 17 Paesi: Algeria, Arabia Saudita, Cina, Egitto, Emirati arabi uniti, Francia, Italia, Germania, Giordania, Marocco, Russia, Qatar, Regno unito, Spagna, Stati uniti, Tunisia, Turchia. Hanno siglato il testo quattro organizzazioni internazionali: Unione europea, Nazioni unite, Lega araba, Unione africana. La Russia è rappresentata da Gennadiy Gatilov, vice ministro degli Esteri, mentre da Parigi è arrivato Harlem Désir, segretario di Stato per gli affari europei. La Germania ha inviato Frank-Walter Steinmeier, ministro degli Esteri, e l'Unione europea Federica Mogherini, alto rappresentante per la politica estera.
Il risultato di un anno di negoziati. Quello che è stato ottenuto oggi alla conferenza internazionale alla Farnesina "è il risultato di un anno di negoziati: sulla base della riunione odierna riteniamo che mercoledì ci sarà la firma dell'accordo e si potrà mettere in atto il suo contenuto per il governo di unità nazionale", ha proseguito Kerry, assicurando "il sostegno da parte nostra, perché questo governo possa effettivamente governare, e l'aiuto a chi vuole unità e indipendenza".
Tempo per superare 4 decenni di dittatura. Kerry non nasconde che ci saranno "difficoltà, ci vorrà tempo per superare il retaggio di quattro decenni di dittatura. Ma ora i libici devono governare insieme". Il capo della diplomazia di Washington ha infine ricordato che gli Stati Uniti hanno stanziato "330 milioni di dollari in aiuti umanitari", ma ha sottolineato che "la Libia è un Paese pieno di risorse, non dovrebbe averne bisogno". Quello di cui ha bisogno, invece, ha concluso, è "un governo pronto a far sviluppare il Paese".
Ma c'è chi rema contro. "C'è chi dentro e fuori la Libia lavora per far fallire l'accordo. Chi lo mina pagherà il prezzo. L'unica base legittima per un futuro della Libia è questo governo di unità nazionale. Su questo concordano i libici presenti qui oggi", ha detto ancora Kerry che ha affidato anche a Twitter alcune considerazioni in merito.
Secondo Gentiloni, occorre compiere "ogni sforzo perché la base dell'accordo" sul governo di unità nazionale in Libia "venga via via rafforzato. Sarà compito dei leader libici, che assumono su di loro la responsabilità, di portare avanti questo processo ma anche la comunità internazionale lo sosterrà".
La mossa è stata decisa per coinvolgere sempre più gli inviati libici nel negoziato Onu, che a molti fra i libici negli ultimi mesi è sembrato scollegato dalle richieste delle diverse comunità del loro paese. Da parte di alcuni libici ma anche di alcuni analisti (come l'International Crisis Group co-presieduto da Emma Bonino) una precipitazione nella creazione del governo libico sarebbe pericolosa.
Gentiloni, in Libia il Daesh sempre più forte. Parallelamente, però, il titolare della Farnesina fotografa quello che è sotto gli occhi di tutti: "In Libia il Daesh si sta facendo sempre più pericoloso, la diplomazia e la politica questa volta devono dimostrare di essere più rapidi dei terroristi". La pressione dei Pasei europei per una svolta in Libia è cresciuta moltissimo: il primo minsitro francese Valls e il governo britannico di David Cameron hanno detto apertamente che hanno dato ordine ai loro eserciti di preparare le azioni militari per colpire al più presto l'Islamic State in Libia. I terroristi associati ad Al Bagdadi si sono consolidati a Sirte e Derna, ma nei giorni scorsi sono usciti da alcuni campi nella parte occidentale del Paese per fare un'incursione nel centro di Sabrata.
INVIATO DA REPUBBLICA.IT
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http://www.repubblica.it/esteri/2015/12/13/news/libia_kerry_a_roma_arrivano_anche_i_delegati_di_tobruk_e_tripoli-129371405/
Anche i libici al meeting. Presente anche una delegazione libica di 15 rappresentanti dei 2 parlamenti. È la prima volta che i ministri degli Esteri del P5+5 (ovvero i 5 del Consiglio di sicurezza Onu più Italia, Germania, Spagna Onu e Ue) incontrano i rappresentanti libici. Alla riunione di Roma partecipano anche molti ministri della regione, tra questi Egitto, Algeria, Ciad, Emirati, Marocco, Niger, Qatar, Turchia, Tunisia. L'accordo di ottobre prevede che il nuovo primo ministro sia Fayez Serraj, a cui toccherà guidare un consiglio presidenziale di 9 membri.
Governo a Tripoli. Quello in corso in Libia - ha detto John Kerry - è un processo voluto da libici e portato avanti dai libici" per "far nascere una Libia sicura e stabile". Il segretario di Stato americano ha quindi spiegato che dopo la firma dell'accordo mercoledì prossimo in Marocco inizierà un processo che porterà al ritorno del governo nella sede di Tripoli. "Sono i libici che parlano a nome del loro popolo, il minimo che noi possiamo fare è'assisterli e aiutarli", ha proseguito Kerry, facendo appello a un "cessate il fuoco totale in tutta la Libia", mettendo da parte "rivalità, ambizioni personali e lotte interne che colpiscono il popolo libico, sei milioni di persone".
Ventuno firme per l'accordo. Diciassette Paesi e quattro organizzazioni internazionali hanno formalizzato in un comunicato di una pagina le speranze e il sostegno per il governo di unità nazionale in Libia, che dovrebbe vedere la luce mercoledì prossimo. Il documento dimostra l'importanza, non solo locale, che avrebbe un esecutivo unificato e stabile, ponendo fine alla doppia leadership di Tripoli e Tobruk. Il testo, tra le altre cose, chiede "un cessate-il-fuoco immediato e completo in ogni parte della Libia" e si prevede la possibilità di attivare corridoi umanitari, specie a Bengasi.
Il documento è stato firmato da 17 Paesi: Algeria, Arabia Saudita, Cina, Egitto, Emirati arabi uniti, Francia, Italia, Germania, Giordania, Marocco, Russia, Qatar, Regno unito, Spagna, Stati uniti, Tunisia, Turchia. Hanno siglato il testo quattro organizzazioni internazionali: Unione europea, Nazioni unite, Lega araba, Unione africana. La Russia è rappresentata da Gennadiy Gatilov, vice ministro degli Esteri, mentre da Parigi è arrivato Harlem Désir, segretario di Stato per gli affari europei. La Germania ha inviato Frank-Walter Steinmeier, ministro degli Esteri, e l'Unione europea Federica Mogherini, alto rappresentante per la politica estera.
Il risultato di un anno di negoziati. Quello che è stato ottenuto oggi alla conferenza internazionale alla Farnesina "è il risultato di un anno di negoziati: sulla base della riunione odierna riteniamo che mercoledì ci sarà la firma dell'accordo e si potrà mettere in atto il suo contenuto per il governo di unità nazionale", ha proseguito Kerry, assicurando "il sostegno da parte nostra, perché questo governo possa effettivamente governare, e l'aiuto a chi vuole unità e indipendenza".
Tempo per superare 4 decenni di dittatura. Kerry non nasconde che ci saranno "difficoltà, ci vorrà tempo per superare il retaggio di quattro decenni di dittatura. Ma ora i libici devono governare insieme". Il capo della diplomazia di Washington ha infine ricordato che gli Stati Uniti hanno stanziato "330 milioni di dollari in aiuti umanitari", ma ha sottolineato che "la Libia è un Paese pieno di risorse, non dovrebbe averne bisogno". Quello di cui ha bisogno, invece, ha concluso, è "un governo pronto a far sviluppare il Paese".
Ma c'è chi rema contro. "C'è chi dentro e fuori la Libia lavora per far fallire l'accordo. Chi lo mina pagherà il prezzo. L'unica base legittima per un futuro della Libia è questo governo di unità nazionale. Su questo concordano i libici presenti qui oggi", ha detto ancora Kerry che ha affidato anche a Twitter alcune considerazioni in merito.
Secondo Gentiloni, occorre compiere "ogni sforzo perché la base dell'accordo" sul governo di unità nazionale in Libia "venga via via rafforzato. Sarà compito dei leader libici, che assumono su di loro la responsabilità, di portare avanti questo processo ma anche la comunità internazionale lo sosterrà".
La mossa è stata decisa per coinvolgere sempre più gli inviati libici nel negoziato Onu, che a molti fra i libici negli ultimi mesi è sembrato scollegato dalle richieste delle diverse comunità del loro paese. Da parte di alcuni libici ma anche di alcuni analisti (come l'International Crisis Group co-presieduto da Emma Bonino) una precipitazione nella creazione del governo libico sarebbe pericolosa.
Gentiloni, in Libia il Daesh sempre più forte. Parallelamente, però, il titolare della Farnesina fotografa quello che è sotto gli occhi di tutti: "In Libia il Daesh si sta facendo sempre più pericoloso, la diplomazia e la politica questa volta devono dimostrare di essere più rapidi dei terroristi". La pressione dei Pasei europei per una svolta in Libia è cresciuta moltissimo: il primo minsitro francese Valls e il governo britannico di David Cameron hanno detto apertamente che hanno dato ordine ai loro eserciti di preparare le azioni militari per colpire al più presto l'Islamic State in Libia. I terroristi associati ad Al Bagdadi si sono consolidati a Sirte e Derna, ma nei giorni scorsi sono usciti da alcuni campi nella parte occidentale del Paese per fare un'incursione nel centro di Sabrata.
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