"Si è riunita oggi [27 giugno 2016] a Catania, per la prima volta dall’istituzione della Città Metropolitana, la Conferenza dei Sindaci. Grande partecipazione dei sindaci, circa 50 in rappresentanza dei rispettivi comuni, insieme a loro invitati anche i sindaci di Gela (rappresentata dall’Ass. Francesco Salinitro), Piazza Armerina (presente il Sindaco Filippo Miroddi) e Niscemi. Presente anche una delegazione dei Comitati promotori ufficiali del passaggio alla Città Metropolitana di Catania CSAG Gela, Pro Referendum Piazza Armerina, Liberi Consorzi Niscemi e Consulta di Niscemi
Il Sindaco Metropolitano, Enzo Bianco, è stato il primo ad intervenire, riferendo di essere stato diffidato dai comuni di Gela, Piazza Armerina e Licodia Eubea, a non procedere con l’indizioni delle elezioni per il Consiglio Metropolitano finché la regione non completa l’iter di variazioni territoriali degli enti intermedi siciliani.
Ha reso noto ai sindaci che intende intervenire segnalando al Presidente della Regione, Rosario Crocetta ed al Presidente dell’ARS, Giovanni Ardizzone, a mezzo lettera, la situazione che rischia di compromettere il funzionamento degli enti coinvolti.
Ci sono stati alcuni interventi dei sindaci in favore del rispetto delle libere scelte che consigli comunali e popolazioni hanno effettuato, nel rispetto delle leggi promulgate dall’ARS, tra i sindaci intervenuti, anche alcuni dell’area Etnea e Ionica.
E’ intervenuto il Sindaco di Piazza Armerina, illustrando i problemi che queste comunità vivono: non si sentono più di appartenere alle ex province, ma a tutt’oggi viene impedito loro di potersi organizzare con l’ente intermedio scelto. Questo oltre a generare confusione tra i cittadini, causa una cattiva organizzazione e programmazione, che ha anche un costo economico elevato.
È ormai opinione diffusa tra i cittadini e le istituzioni stesse, che la regione stia giocando una partita contro ogni forma di democrazia, contro il volere espresso da quattro consigli comunali chiamati ad esprimersi per ben due volte, contro il volere di 32.000 cittadini chiamati a scegliere attraverso il referendum confermativo, contro la logica e le libertà dei popoli. Tutti motivi che sono alla base di una nazione democratica, alla base delle scelte che una regione deve effettuare, in nome del popolo".