venerdì 7 dicembre 2007

Dov’è finito il PD della nostra Città ?

di Salvatore Roccaverde
Il 14 ottobre scorso, con l’elezione del 1° segretario nazionale e regionale del PD, sembrava che tutti i problemi della coalizione di centrosinistra, almeno nella nostra Città, potessero trovare una prospettiva concreta di soluzione. Dopo anni di incomprensioni e litigi tra l’ex Margherita e l’ex DS tesa ad affermare la leadership di ciascuno di essi nel contesto del centrosinistra locale e dopo circa tre anni di sterile opposizione in Consiglio Comunale, non concretizzatasi neppure nell’ approvazione definitiva del PRG, quel migliaio di cittadini, costituito in gran parte da militanti dei due partiti, che hanno partecipato alle primarie si aspettava un forte cambiamento di rotta, un inversione di tendenza per rilanciare una decisa opposizione all’amministrazione Prestifilippo, a cominciare dalla presentazione della mozione di sfiducia. Purtroppo, come tutti sanno, le cose non stanno andando in maniera così lineare e spedita. La mozione è ferma in una specie di palude, per la mancanza di qualche firma, prima di un consigliere dell’ex Margherita e adesso di un consigliere dell’ex DS. Mal di pancia, titubanze, ripensamenti, ricatti ? Le motivazioni non sono ben chiare neanche agli addetti ai lavori, cioè ai dirigenti dei partiti interessati. Figuriamoci ai semplici cittadini che speravano, e che forse ancora sperano, in una svolta politica. Tuttavia ognuno dei protagonisti avrà le sue buone ragioni per avere assunto le posizioni che ha assunto, ma al di là dell’esito che avrà la questione ( parlo sempre della mozione, il cui esito in ogni caso dipenderà dall’ apporto o meno dei volubili consiglieri dell’ MPA), il problema del PD armerino, a mio avviso ,è sostanzialmente legato ai modi e alle forme con cui esso è nato e alla condivisione o meno degli obiettivi che stanno a monte di questo processo. E con questa affermazione, non intendo riferirmi a tutte le discussioni che hanno contrassegnato la nascita del PD a livello nazionale, e che sul piano teorico, (nonostante i distinguo e le puntualizzazioni che hanno caratterizzato le varie aree culturali) hanno trovato l’accordo anche dei militanti locali dei due ex partiti, ma intendo esprimere molte perplessità sul modo in cui questa delicatissima fase di passaggio al nuovo Organismo è stata gestita. Un fase che avrebbe avuto bisogno di una partecipazione più ampia dei dirigenti e degli iscritti dei due partiti e che invece vede il protagonismo di singoli ex dirigenti che parlano e decidono a puro titolo individuale. Credo di potere dire queste cose per avere fatto parte dell’ ex direttivo della Margherita che aveva visto con favore nella primavera scorsa lo svolgimento di alcune riunioni congiunte con gli amici del direttivo dell’ ex DS, in preparazione delle primarie di ottobre, utilissime per conoscersi e mettere a punto strategie e linee politiche comuni,e affrontare quindi i nodi della politica locale e provinciale in maniera unitaria. Così purtroppo non è stato. Dopo il 14 ottobre, quando si dovevano raccogliere i frutti di questo processo unitario, e non semplicemente fare la conta di quale forza esprimeva l’area Veltroni o Bindi o Letta, tutto si è fermato; nessuna riunione unitaria, le segreterie degli ex partiti, sentitesi delegittimate dalla prospettiva del nuovo partito, si sono quasi sciolte nel nulla. La disorganizzazione in campo locale regna sovrana e le decisioni importanti, come quella per ridare slancio alla mozione di sfiducia, vengono discusse ad Enna, alla presenza dei leader provinciali a cui vengono delegate procedure e decisioni che sarebbe stato normale e ovvio assumere autonomamente in ambito locale. Come prima, peggio di prima, quando almeno ai dirigenti provinciali si ricorreva dopo il passaggio dagli organismi cittadini.
In questo contesto è facile che consiglieri, ex consiglieri e quant’altro vadano a ruota libera, dando vita infine a quel triste spettacolo a cui stiamo assistendo in queste settimane, la cui responsabilità non può semplicemente ed esclusivamente essere addebitata ai singoli consiglieri, ma soprattutto a quei dirigenti e ai leader dei due ex partiti che per indolenza, quieto vivere od opportunismo preferiscono la confusione. In tal modo è più facile per gli ambiziosi, i carrieristi e gli spregiudicati ritagliarsi spazi politici per progetti di potere futuro, sia che si tratti di elezioni provinciali, che regionali o amministrative.
Non sarebbe quindi venuto il momento che coloro i quali sono stati investiti di maggiori responsabilità, all’ interno dell’ ex Margherita e dell’ex DS, decidessero di rimettere in moto procedure di confronto democratico per fare uscire dal pantano non solo il nascente PD ( che rischia altrimenti di nascere già morto), ma per dare una prospettiva anche alla nostra martoriata Città, vittima non solo della cattiva amministrazione di Prestifilippo ( il quale sembra preoccupato solo del suo destino politico), ma dei giochi di potere di molti consiglieri comunali certamente più inclini agli interessi personali o di partito che a quelli della collettività ?
Salvatore Roccaverde

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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