giovedì 21 agosto 2008

“Morire per lavorare” la mostra di Enzo Gemanà.

Piazza Armerina. Circa 3000 visite. E’ il risultato raggiunto dalla mostra dedicata alle “morti bianche” allestita da Enzo Germanà dal titolo “morire per lavorare” presso una “stanza a cielo aperto” del complesso dell’ex itis. La mostra aveva l’obiettivo di fare risaltare il triste problema delle morti sul lavoro grazie all’estro del 49enne artista piazzese. Germanà ha messo insieme una serie di materiali riciclati progettando una scenario suggestivo all’interno di un’area dimessa dell’ex industriale. Un esempio di come, anche con piccolissimi sforzi economici, sia possibile fare cultura nella città dei mosaici. Germanà ha messo realizzato la sua opera d’arte mettendo insieme materiali apparentemente slegati tra di loro come cassette di bottiglia riciclati in discarica, con dei caschi di lavoratori di cantiere edile, parti di materassi antichi, tappi di bottiglia e lenzuola bianche dove sono stati scritti una serie di numeri che ricordano i caduti sul lavoro. Inoltre, Germanà si è dilettato a dipingere alcuni temi colorati sui tombini delle fognature. Un’idea originale che in futuro potrebbe anche segnare un percorso nella città. L’arte espressa da Enzo Germanà rientra nel filone della “Bioarte”. Un segmento nuovo del panorama artistico nazionale che ha come obiettivo quello di legare la sperimentazione genetica e biologica all'esperienza artistica. Ma l’arte dell’artista piazzese in qualche maniera si differenzia e tende a valorizzare prodotti riciclati che diventano composizione artistiche, a volte volutamente labili. L’arte di Germanà, rispecchia la personalità di un personaggio che vive in un piccolo paese nel cuore della Sicilia che valorizza i punti di forza e di debolezza della personalità dell’isolano troppo spesso costretto, suo malgrado, ad emigrare. “Il mondo di questo artista – dicono di lui - è un labirinto magico fanciullesco, sovraesposto all’arte della natura e scolpita in essa da cui trarre forza ed incoraggiamento”.
Agostino Sella

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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