venerdì 22 maggio 2009

Le parole di Pennisi per ricordare Falcone. Oggi è il 17 anniversario della strage di Capaci.

Testo del messaggio di S.E. Mons. Michele Pennisi vescovo di Piazza Armerina, Segretario della Commissione Scuola, Università ed Educazione della CEI e delegato per la Scuola della Conferenza Episcopale Siciliana rivolto agli studenti che arrivano al porto di Palermo sabato 23 maggio con la “Nave della Legalità”.

Ben arrivati e benvenuti in Sicilia, terra da sempre accogliente ed ospitale!
In questa giornata 17 anni fa Giovanni Falcone assieme, a Francesca Morvillo e agli agenti della sua scorta ci lasciava, vittima di un vile attentato mafioso.
Oggi la vostra presenza così numerosa testimonia che a perdere non fu la giustizia ma la mafia.
Falcone come Borsellino e tanti altri ci hanno testimoniato cosa significa vivere per la legalità e la giustizia, compiendo il proprio dovere orientati al bene comune.
La testimonianza di Giovanni Falcone è stata quella dell’uomo di speranza che attraverso il proprio impegno quotidiano ha dimostrato che è possibile lottare e sconfiggere la mafia , che è un fenomeno umano e non una fato inevitabile.
La «legalità», ossia il rispetto e la pratica delle giuste leggi, costituisce una condizione fondamentale perché vi siano libertà, giustizia e pace tra gli uomini. La promozione della legalità ispirata da alti valori morali, a tutela dei fondamentali diritti di ogni persona , implica il contrastare fenomeni devianti come la mafia e le sue conseguenze negative: il pizzo, l’usura, lo spaccio della droga, i guadagni illeciti.
La lotta alle mafie (intendendo oltre che “cosa nostra” anche la “camorra”, “l’ ndrangheta” , la “sacra corona unita”) passa attraverso un rinnovato impegno educativo che porti ad un cambiamento della mentalità .
Per contrastare questi fenomeni criminali è necessaria una mobilitazione delle coscienze che, insieme ad un’efficace azione istituzionale e ad un ordinato sviluppo economico, può ridurre e sconfiggere il fenomeno criminoso.
Il senso della legalità non è un valore che si improvvisa. Esso esige un lungo e costante processo educativo. La sua affermazione e la sua crescita sono affidati alla collaborazione di tutti, ma in modo particolare alla famiglia e alla scuola e sopratutto a voi, cari giovani!
Per rilanciare un impegno positivo per la vita è importante a dare risposte convincenti alle domande fondamentali sul senso della vostra esistenza che vi portate in cuore per costruire una società più giusta e più fraterna aperta alla speranza.
La speranza è certezza della meta, è fede nel futuro. La fiducia in uno scopo positivo della vita è proprio la caratteristica dei giovani. Senza uno scopo si è già vecchi. Ma il futuro si prepara con una grande e convinta adesione alla concretezza del presente .
Paolo Borsellino rivolto ai giovani scrisse “quando voi sarete adulti “avrete più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta”.
La comunità cristiana vi vuole essere vicina per infondervi coraggio.
L'attuale sensibilità che la Chiesa mostra per promuovere la legalità si esprime in una serie di iniziative concrete volte a creare un costume e una mentalità alternativi a quella della subcultura in cui alligna la mafia.
Per la maturazione di questa sensibilità è stato soprattutto importante l'intervento di papa Giovanni Paolo II ad Agrigento il 9 maggio 1993: “Dio ha detto : "Non uccidere". Nessun uomo, nessuna associazione umana, nessuna mafia può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Questo popolo siciliano è un popolo che ama la vita, che dà la vita. Non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, di una civiltà della morte. Qui ci vuole la. civiltà della vita. Nel nome Cristo, crocifisso e risorto, di Cristo che è Via, verità e Vita, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi, un giorno arriverà il giudizio di Dio".
Si tratta di un appello chiaramente evangelico. E' significativo che il Papa si rivolga non al fenomeno, la mafia, ma a gli uomini che producono tale fenomeno e lo faccia in nome di Dio e li invita a convertirsi cioè a cambiare vita e a riparare il male fatto.
La coscienza di una radicale incompatibilità tra mafia e vita cristiana è stato suggellato qui a Palermo dalla splendida testimonianza del martirio di don Pino Puglisi, ucciso solo perché fedele al suo ministero e perché attraverso la sua opera educativa sottraeva manovalanza a “cosa nostra”. La memoria di questo martirio è impegnativa per la Chiesa siciliana tutta.
Urge, oggi, formare una nuova mentalità in grado di creare una reale cultura per la legalità . La vostra presenza ne è un segno evidente.
L'educazione alla legalità va coniugata con l'educazione alla socialità e ad una cittadinanza responsabile , nell'ambito di una educazione globale alla pace.
Iniziamo quindi a vivere e costruire la legalità realizziamo una legalità reale, non fatta di slogan ma di nostre azioni concrete, passiamo dall’idea al fatto.
Non abbiamo bisogno di eroi ma di persone per le quali , come disse Giovanni Paolo II nel 1982 a proposito di San Benedetto, “il quotidiano diventi eroico, e l’eroico diventi quotidiano”.
A volte i giovani possono insegnare agli adulti(come è avvenuto con i giovani di Addio Pizzo qui a Palermo) e possono portare segni di speranza e voi lo dovete dimostrare ogni giorno iniziando dall’ambiente scolastico e nella vita quotidiana.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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