venerdì 22 maggio 2009

Lo splendore della chiesa di San Giovanni.

di Flavio Mela dal blog Il Veltro
Nei pressi del borgo antico di Piazza Armerina nella zona di Piazza Martiri di Ungheria v’è una chiesa di grande pregio e splendore. E’ la chiesa di San Giovanni Evangelista, attualmente sede delle celebrazioni eucaristiche dell’Oratorio salesiano di Piazza Armerina. Un tempo faceva parte del monastero delle benedettine voluto dalla nobile Florentia Caldarera intorno al 1361. La chiesa, il cui spazio era occupato, al tempo dell’edificazione del monastero, dalla casa della stessa fondatrice, fu fatta costruire intorno alla metà del XVI secolo dalla badessa Fulgenzia Li Gregni. Intorno al 1721, le suore benedettine ricevettero un’ingente somma di denaro (400 onze) grazie ad una eredità pervenuta all’anziana suora Ottavilla La Valle. Con tale somma, la badessa Angelica Cremona potè completare la chiesa e abbellirla con dei favolosi affreschi che commissionò direttamente al famoso pittore e fiammingo Guglielmo Borremans (Anversa 1670 – Palermo 1744), che in quell’anno stava per completare gli affreschi del duomo di Caltanissetta. Cuore pregiato dell’arte pittorica a Piazza Armerina, gli affreschi del Borremans nella chiesa di San Giovanni Evangelista si modellano sulle pareti e sugli elementi architettonici dell’edificio come un velo multicolore che ingombra ogni centimetro dello spazio rendendo surreale il tutto che distrae il visitatore dall’abbraccio austero delle mura esterne della chiesa, semplici e disadorne, rigide e povere. Sinuosi e arabeggianti intrecci di fiori e rami colorati con tenui colori di primavera custodiscono emblematiche scene di tema biblico ed evangelico. Nella cupola, sopra l’altare maggiore costruito dai fratelli Marino di Catania tra il 1791 ed il 1792 e recante le due splendide statue di marmo di Carrara raffiguranti la Fede (sx) e l’Innocenza (dx), v’è raffigurato il Mistero dell’Eucarestia intorno alla quale un’ascetica adorazione angelica rende vivido il “clangore” della pace ultraterrena. Muovendo lo sguardo verso il basso, si entra nel vivido della vita di Cristo con le quattro scene più rappresentative del Vangelo. La nascita ed adorazione dei pastori, il battesimo di Cristo e la Crocifissione (affreschi bicolore e forme stilizzate), ed infine l’Epifania, con l’adorazione dei Magi. Discendendo dalla cupola fino ai quattro affreschi su citati, nelle lunette e nei piloni vi sono raffigurate diverse figure femminili, simboli delle virtù. Per quanto concerne il tetto della navata e le pareti della stessa, la nota narrativa si estende alla visione apocalittica di San Giovanni e alla vita dei principali Santi Benedettini ovvero San Placido e San Bendetto. In alto, nella volta, è infatti possibile notare un San Giovanni estasiato da una magnifica visione: quella dell’Immacolata Concezione ai cui piedi v’è la luna e ammantata di sole. La donna sembra irremovibile di fronte alla feroce lotta che vede un corazzato Michele Arcangelo scagliarsi contro il terrifico drago a sette teste come ad essere sicura della vittoria del primo rispetto al secondo, grazie alla forza della fede e di Dio. Focalizzando l’attenzione sulle pareti laterali l’attenzione viene rapita da particolari scene legati a San Benedetto e San Placido. Di quest’ultimo, proprio sopra il portone principale, v’è il martirio che ha come paesaggio lo stretto di Messina. Oltre a questi affreschi, si ritrovano anche tele di altri pittori. Uno di questi è un quadro del 500’ di grande pregio e guizzante di quell’arte sofisticata del chiaroscuro. Non si conosce l’autore ma sicuramente il soggetto rappresentato ovvero il martirio di San Giovanni Evangelista che viene lentamente spogliato delle sue vesti per essere immerso nella caldaia bollente d’olio dal quale, com’è noto, usciva sempre più fresco e sano di prima. L’altro quadro, recante la data del 1767, è invece di Giuseppe Noto e raffigura San Benedetto nell’atto di guarire un fanciullo ossesso. Un crocifisso dipinto era presente tra gli affreschi della Chiesa. Anticamente rimosso e sostituito con una nicchia dove alloggia attualmente la statua di Maria Ausiliatrice, è custodito dalla Diocesi di Piazza Armerina in attesa di restauro. Da sottolineare la bellezza del coro di legno e ferro battuto che, dal fondo della chiesa, guarda l’altare. Al di dietro di quello le suore benedettine solevano partecipare alla celebrazione eucaristica mantenendo il loro voto di clausura. La chiesa e il convento negli anni seguenti all’interdetto del 1861 del governo che riscuoteva i beni della Chiesa fu affidato alle suore salesiane della regola di don Bosco. Attualmente la sede è gestita ancora dai Salesiani così come la Chiesa. Nel mese di maggio, dopo un triduo partecipato, si festeggia, il giorno 24, la festa di Maria Ausiliatrice che prevede una processione esterna dei fedeli, devotissimi e numerosi.Le foto pubblicate insieme all’articolo sono state donate al “Veltro” dalla studentessa Rosa Linda Romano di Piazza Armerina che si ringrazia. E’ possibile chiedere informazioni per la visita della chiesa e per l’apertura della stessa presso l’Oratorio salesiano in via Garibaldi, 75, Piazza Armerina.
Di seguito si presenta il programma del 24 maggio che vedrà svolgersi, per le strade della cittadina, la festa in onore di Maria Ausiliatrice.Domenica 24 Maggio
- h 10.00 Rosario e Santa Messa - lo Stendardo di M.Ausiliatrice percorrerà le vie della città per annunciare la Processione del pomeriggio
- h 18.00 Rosario e Santa Messa celebrata da Sua Ecc. Mons. Michele Pennisi
- h 19.30 Processione di M.Ausiliatrice per le vie della città Flavio Mela

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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