Di questi, 2 milioni muoiono il giorno stesso della nascita.
E la maggior parte di questi decessi avviene per cause facilmente prevenibili come complicazioni neonatali (37%), polmonite (19%), diarrea (17%), malaria (8%), morbillo (4%).
Sono i dati agghiaccianti che emergono dal rapporto «La nuova sfida: dire basta alla mortalità infantile », presentato ieri da «Save the Children» in occasione della conferenza stampa di lancio della nuova campagna mondiale dell’organizzazione contro la mortalità infantile.
Il 97% dei bambini morti prima dei 5 anni nascono in 68 Paesi in via di sviluppo.
Di questi, quello con il peggior tasso di mortalità infantile è la Sierra Leone, con 262 bambini morti ogni 1.000 nati, seguita dall’Afghanistan con 257 su 1.000.
E non sempre alla crescita economica di un Paese corrisponde una diminuzione della mortalità infantile: ne è un esempio l’India, che registra un quinto dei decessi di tutto il mondo.
Secondo «Save the Children», in base agli attuali trend di miglioramento annuo, il quarto obiettivo di sviluppo del millennio, che si propone di ridurre dei due terzi la mortalità infantile, sarà raggiunto nel 2045 anzichè nel 2015. E questo significa che ancora milioni di bambini moriranno perché non si sono messe in atto soluzioni semplici e a basso costo che, però, possono costituire la differenza tra la vita e la morte.
Secondo «Save the Children», in base agli attuali trend di miglioramento annuo, il quarto obiettivo di sviluppo del millennio, che si propone di ridurre dei due terzi la mortalità infantile, sarà raggiunto nel 2045 anzichè nel 2015. E questo significa che ancora milioni di bambini moriranno perché non si sono messe in atto soluzioni semplici e a basso costo che, però, possono costituire la differenza tra la vita e la morte.
Tra queste, l’assistenza di personale specializzato durante il parto, immediate cure post-natali,
trattamenti preventivi e terapeutici per polmonite, diarrea e malaria, supporto per la nutrizione, allattamento al seno, più ampi programmi di protezione sociale. Diversi Paesi hanno dimostrato che un cambiamento è possibile: Bangladesh, Brasile, Egitto, Indonesia, Cina, Messico, Nepal e Filippine sono sulla strada giusta per raggiungere l’obiettivo di sviluppo numero 4.
Per raggiungerlo entro il 2015, secondo il rapporto, è necessario salvare la vita di 5 milioni e 400
mila bambini all’anno, e per farlo serve un investimento aggiuntivo dai 36 ai 45 miliardi di dollari all’anno, cifra che corrisponde a meno della metà di quanto si spende annualmente in acqua imbottigliata.
trattamenti preventivi e terapeutici per polmonite, diarrea e malaria, supporto per la nutrizione, allattamento al seno, più ampi programmi di protezione sociale. Diversi Paesi hanno dimostrato che un cambiamento è possibile: Bangladesh, Brasile, Egitto, Indonesia, Cina, Messico, Nepal e Filippine sono sulla strada giusta per raggiungere l’obiettivo di sviluppo numero 4.
Per raggiungerlo entro il 2015, secondo il rapporto, è necessario salvare la vita di 5 milioni e 400
mila bambini all’anno, e per farlo serve un investimento aggiuntivo dai 36 ai 45 miliardi di dollari all’anno, cifra che corrisponde a meno della metà di quanto si spende annualmente in acqua imbottigliata.