martedì 29 giugno 2010

Iunaugurata nuova congregazione nella chiesa di San Pietro. L'intervento del vescovo Pennisi

28 Giugno 2008 S. Pietro Piazza Armerina- Inaugurazione Casa religiosa

Carissimi Confratelli, Carissimi membri della Congregazione del Figlio di Dio, gentili autorità, fratelli e sorella amati dal Signore,
Oggi vigilia della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo sono molto lieto di presiedere l’eucaristia per la vostra comunità parrocchiale dedicata a San Pietro in occasione della presentazione della Congregazione di origine africana del Figlio di Dio, che sarà ospitata nei locali di questa parrocchia restaurati dallo zelo pastorale del vostro parroco don Vincenzo Cipriano con il fattivo contributo di diversi parrocchiani e con l’incoraggiamento di tutto il Clero cittadino a partire dal Vicario Foraneo don Ettore Bartolotta.
Fare memoria di Pietro e Paolo significa celebrare le radici della Chiesa, nella quale queste due figure di apostoli hanno avuto un ruolo preponderante.

Si tratta di due campioni della fede, "il pescatore di Galilea che costituì la prima comunità con i giusti d'Israele; il maestro e dottore che annunziò la salvezza a tutte le genti. Così, con doni diversi, hanno edificato l'unica Chiesa" (Prefazio). Pietro, in un certo modo, ci parla del "corpo" della Chiesa. Paolo della sua "anima".
Nella Chiesa l'unità non è uniformità, ma varietà di doni messi alla utilità comune.
Questi due apostoli così diversi ma uniti dallo stesso amore per Gesù Cristo ci mostrano come il dialogo fra istituzione e carisma è indispensabile per far progredire la storia. Per evitare il rischio della sclerosi, la chiesa di Pietro e di Paolo deve conciliare la stabilità e il movimento, la visione d’insieme dell’istituzione e i richiami particolari del carisma.

Questo si rende attuale oggi in questa parrocchia con la presenza della Congregazione del Figlio di Dio, fondata nella diocesi africana di Luiza i cui membri sono chiamati ad essere servitori della comunità cristiana al servizio dell’evangelizzazione nei settori più vari. Essi sono missionari non solo per l’Africa ma anche per tutti i paesi del mondo. Se nei secoli passati sono stati i missionari venuti dall’Europa ad evangelizzare l’Africa , oggi sono i missionari provenienti dall’Africa ad evangelizzare l’Europa.

Essi hanno come caratteristica lo spirito filiale del Figlio di Dio a Nazaret, spirito che si traduce nella disponibilità filiale verso Dio e nella comunione fraterna, coltivando nel nascondimento le virtù della carità e della verità, dell’umiltà e della misericordia.

La festa dei santi apostoli Pietro e Paolo ci offre l'occasione di riflettere sul più grande dei doni che il Signore ci abbia fatto, prima di raggiungere il Padre in cielo. Questo dono è la Chiesa, di cui gli apostoli sono il fondamento, e i cristiani altrettante pietre viventi.

Se Cristo è la pietra angolare della chiesa, gli apostoli e i loro successori le colonne incrollabili, i cristiani sono invitati ad esserne le pietre vive. I battezzati sono chiamati a rendere la chiesa più radiosa e più attraente col dinamismo della loro fede e lo slancio della loro carità. Solo così il regno di Dio si stabilirà sulla terra: questo regno di luce, di verità, di giustizia e di pace, che Cristo ha avuto la missione di fondare per la gloria di Dio, Padre suo, e per l'eterna felicità degli uomini.

La salvezza cristiana ha un profondo aspetto anche comunitario, che condiziona e determina la fede personale. Diceva già san Cipriano: "Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre".

Cristo ha istituito la chiesa perché la sua opera di salvezza potesse continuare sino alla fine dei tempi. Era anche necessario poggiarla su solide basi. Pietro e Paolo ne sono le principali colonne.

Pietro assicura la solidità della roccia con la sua autorità, con la sicurezza del suo insegnamento, la continuità di una tradizione che è ferma e duttile ad un tempo. Durante la vita pubblica Gesù aveva già privilegiato la figura di Pietro; tra i Dodici spicca sempre quale loro portavoce.

Paolo costituisce l'elemento dinamico della chiesa : aperto ai necessari adattamenti, era stato designato ad essere il promotore dell'espansione missionaria della chiesa, in grado di assicurarne l'unità nella diversità. La figura di Paolo, conquistato da Cristo, mette in luce la radice, la ragione, la forza propria di ogni apostolo, ben prima e oltre le sue capacità e competenze umane.

Ciascuno dei due, quindi, ha avuto un suo ruolo nello sviluppo della fede cristiana: Pietro, la guida, svolgendo il suo compito di direzione e di conferma dei fratelli; Paolo, il seminatore, col suo spirito universalista e le sue straordinarie capacità di adattamento.

La missione degli apostoli è strettamente legata a Gesù Cristo.

Il capitolo 3 degli Atti racconta la guarigione di uno storpio da parte degli apostoli.

Lo storpio rappresenta bene la situazione umana bisognosa di salvezza: inerte, privo di forze, passivo, in disarmonia col proprio stesso corpo. Con gli altri si è instaurato un rapporto di tipo assistenzialistico, si aspetta soltanto elemosina. Rimane fuori dal tempio, in una comunione con Dio che non riesce a essere piena e a illuminare la vita.

A fronte di ciò sta la comunità dei discepoli di Cristo, rappresentata da Pietro e Giovanni. I due stabiliscono a loro volta un rapporto con l'uomo storpio. Lui che non li aveva nemmeno guardati in faccia - il massimo che si attendeva era l'elemosina - riceve da Pietro l'invito a guardare a loro, riavendo così la dignità di persona, capace e bisognosa di relazione interpersonale, senza di che non c'è vera salvezza.

La relazione stabilita non è fondata sul rapporto da ricco a povero, ossia sul criterio mondano della ricchezza (di vario tipo) come salvezza: Pietro si proclama povero, ma proprio da questa sua povertà nasce, come per Gesù, la sua capacità di arricchire (cf. 2Cor 8,9):”non abbiamo né oro e nè argento, ma nel nome di Gesù alzati e cammina”.

Si tratta di un paradosso, che Paolo esprimerà in modo caratteristico: "Poveri, facciamo ricchi molti" (2Cor 6,10).

Non si tratta di magia, e il discorso seguente rappresenta la catechesi di Pietro, volta a aprire il mistero della salvezza offerta nel Nome di Gesù: "Per la fede nel Nome di Gesù, il suo Nome ha fortificato quest'uomo che vedete e conoscete; ed è la fede che si ha per mezzo di lui, che gli ha dato questa integrità alla presenza di voi tutti" (3,16).Lo storpio guarisce, la vita si apre alla gioia, può entrare nel tempio a lodare Dio insieme ai fratelli.

Nel vangelo ci viene presentata la situazione degli apostoli dopo la risurrezione. Gli apostoli che avevano abbandonato le loro reti per diventare pescatori di uomini (Lc 5,10), tornano a essere pescatori di pesci. E ora, quando Gesù appare, senza che lo riconoscano, si ripete la scena dell'inizio. Anche questa volta hanno pescato invano per tutta la notte. È l'esperienza di un lavoro senza frutti, l'esperienza di pensieri, di preoccupazioni e di agitazioni che non approdano a nulla.

Senza la luce del Vangelo è difficile operare e dare frutti. Ma con Gesù che si avvicina, sorge l'alba di un nuovo giorno. Sebbene stanchi e, comprensibilmente, sfiduciati gli danno tuttavia retta e gettano le reti dall'altra parte. E la pesca è abbondante, oltre ogni misura. E Gesù continua a mangiare con i discepoli come faceva prima di morire.

Ma c'è un accento particolare. Gesù prende Pietro in disparte e gli chiede: "Mi ami tu più di costoro?" Non lo rimprovera del tradimento, desidera sapere se l'ama ancora. Non è tanto questione di purificare la memoria, quanto di rinnovare l'amore. Quel che Gesù vuole è che il sentimento di colpa non inaridisca l'amore. Per questo non glielo chiede una volta sola, ma tre volte. E per tre volte, dopo la risposta affermativa dell'amore, Gesù affida a Pietro l'incarico della cura del suo gregge. "Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore" (Gv 21,15-17).

L'unica forza, l'unica energia che ci sostiene è l'amore per il Signore. E chi ama Dio ama e serve i fratelli.

Ogni comunità cristiana, e quindi anche ogni parrocchia, si deve ispirare alla prima comunità di Gerusalemme perseverante nell’ascolto dell'insegnamento degli Apostoli, nell'unione fraterna, nella “frazione del pane e nelle preghiere”, una comunità accogliente e solidale sino al punto di mettere tutto in comune (cfr 2,42; 4,32-35).La parrocchia che è una “famiglia” di famiglie cristiane in mezzo alle case degli uomini può rivivere questa esperienza e crescere nell’intesa e nella fraterna coesione se prega incessantemente e resta in ascolto della Parola di Dio, soprattutto se partecipa con fede alla celebrazione dell'Eucaristia

Nutrita del pane eucaristico la parrocchia cresce nella comunione cattolica con Il Papa e il Collegio dei Vescovi, cammina in piena fedeltà al Magistero ed è sempre attenta ad accogliere e discernere i diversi carismi che il Signore suscita nel Popolo di Dio. Dall’unione costante con Cristo la parrocchia trae vigore per impegnarsi poi senza sosta nel servizio ai fratelli, particolarmente verso i poveri, per i quali rappresenta di fatto il primo referente.

Voglio pregare il Signore per questa comunità parrocchiale perché, per intercessione dei santi apostoli Pietro e Paolo, sia animata da una fede viva, da una speranza ardente, da una carità generosa e per la Congregazione del Figlio di Dio perché nella fedeltà al suo carisma originario sia al servizio dell’evangelizzazione in questa parrocchia, nella nostra città e diocesi interessandosi soprattutto dei giovani, dei poveri, di coloro che si sentono lontani dalla Chiesa ma non sono lontani dal cuore di Cristo Buon Pastore che è venuto per cercare chi si è smarrito.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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