domenica 30 gennaio 2011

Caro Don Bosco...

Lettera a Don Bosco dei ragazzi dell'oratorio
salesiano di Piazza Armerina

Caro Don Bosco,
ti chiamiamo Padre, Maestro ed Amico della gioventù, quella gioventù da te tanto amata per cui hai speso l’intera esistenza. E continui a farlo ancora oggi, due secoli dopo, perché Dio tramite te ispira giovani e meno giovani disposti a spendersi per la stessa causa.
È grazie alla tua forza, alla tua determinazione ma soprattutto alla tua fede che oggi siamo qui come Famiglia Salesiana, uniti e allegri come ci vuoi tu, a festeggiarti e ringraziarti; perché se tu per primo non ci avessi dato l’esempio, vincendo ogni difficoltà e perseverando per salvare le anime dei giovani, noi già avremmo mollato.
Non saremmo qui a iniziare con te il decimo anno di esperienza salesiana laica. Una realtà, la nostra, che dieci anni fa destava dubbio, incertezza, ma che ha trovato conferma, giorno dopo giorno, nei giovani che Dio ha mandato alla tua casa, questa casa.
È anche vero che non è stato fatto nulla di così innovativo: tu stesso hai avuto la geniale intuizione di mobilitare i laici verso l’apostolato. Tu li chiamavi collaboratori, ora si chiamano Salesiani Cooperatori. In molti si innamorano di te grazie a loro e grazie ai consacrati e agli altri giovani di tante realtà salesiane. Che meraviglia amare Dio attraverso i giovani! Che meraviglia sentirsi a casa, in famiglia, uniti per una stessa missione!
In tutti questi anni ci è sempre stata vicina la tua frase: “Per cogliere le rose, si sa, s'incontrano le spine; ma con le spine vi è sempre la rosa”. Ci sono state spine che, a dire il vero, non ci aspettavamo: ritrovarsi ostacolati da chi dovrebbe essere una guida di fede ci spiazza. La ricerca di scissioni da parte di chi dovrebbe predicare l’unità ci addolora.
Più volte ci siamo dovuti mettere in discussione, abbiamo dovuto rivedere le nostre idee, quasi sempre senza capire cosa ci fosse di sbagliato in esse.
Vorrei averti qui, Padre, per farti tante domande che difficilmente trovano risposta. Ti vorrei qui, nella nostra piccola città di P.Armerina, e ti porterei in mezzo ai giovani perché tu li incontrassi e loro incontrassero te. Ti porterei alla villetta, tra i pub e le strade, e so che tu con me ci verresti e avresti una parolina all’orecchio per ogni giovane, dal più responsabile al più sprovveduto, da quello che cerca Dio a quello che si sente smarrito e ha perso la fede. Ma tu sei vissuto due secoli fa; qui, adesso, ci siamo noi. E simbolicamente alla villetta vorremmo portare in processione la Madre che ci hai insegnato a chiamare Ausiliatrice, pregandola di tenerci tutti sotto il suo manto e di insegnarci ad essere guida per i giovani, tutti i giovani! Vederci impedire ciò, ci lascia delusi.
Padre, a dire il vero, in processione volevamo portare anche te, per dirti “Scendi nelle strade, scendi ancora!”. Anche questo non si può fare. Perché?
Sai cos’è che nonostante tutto ci da forza? Ricorrere al tuo esempio. Anche tu hai trovato spine laddove cercavi braccia che potessero aiutarti. A te è andata anche peggio, hanno tentato di ucciderti! Ma Dio ha manifestato il suo amore proteggendoti e illuminandoti continuamente, tu ci hai messo il “si” quotidiano e una buona dose di ottimismo.
Con lo stesso ottimismo e con fede, dunque, ci rivolgiamo a Dio per mezzo tuo, affinché possa farci capire quale sia la strada da seguire, quali siano le condizioni da accettare con ubbidienza e quali, invece, siano da cambiare con coraggio, sempre per la Sua gloria e mai per la nostra.
C’è un giardino di rose bellissimo in questa città, ogni rosa è un giovane che la abita e noi vogliamo essere per loro dei buoni giardinieri.
Implora Dio per noi perché renda i nostri cuori pazienti e accoglienti, in quanto uno solo è il nostro desiderio: raggiungerti insieme ai tuoi figli in Paradiso.

I giovani dell’Oratorio Salesiano di Piazza Armerina

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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