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"Quella linea ferroviaria fu un'importantissima "Via dello zolfo", coi limiti dello scartamento ridotto e delle forti pendenze che richiedevano macchine potenti e sacrifici enormi ai passeggeri (oltre che il lento intervento della cremagliera) era comunque strumento di ricchezza e di sviluppo e avrebbe potuto continuare ad esserlo in nuova logica del turismo ferroviario. La logica delle vie dolci e lente, della scoperta della natura e dei luoghi, della valorizzazione delle aree interne contraddistingue questo appuntamento in bici", spiega Totò Trumino, presidente dei Vispi.