Piazza Armerina. “Sono scappata sotto le bombe. Adesso spero solo in voi. Voglio riavere al più presto la mia bambina che si trova in Nigeria”. Ifi Uyamadu ha trent’anni ed è nata in Nigeria. Da qualche anno lavorava in Libia, ma a causa della guerra è stata costretta a scappare. “Bombardavano ogni giorno – dice con il suo inglese nigeriano – non potevamo stare più a Tripoli. Siamo andati al porto e ci siamo imbarcati. Eravamo in 900 su un barcone e siamo arrivati dopo 4 giorni a Lampedusa stanchi e sfiniti. Ma scappare era l’unico modo per salvarci la vita”.
Nonostante abbia messo piede in Europa Ifi è triste. Pensa alla sua bambina, nata nel 2004, che adesso si trova con sua madre in Nigeria. “Quando mia figlia ha fatto 6 anni, prima che cominciasse la guerra, l’ho rispedita in Nigeria perché in Libia le donne non possono studiare. E’ un paese mussulmano e le donne non possono fare quasi nulla. Adesso è con mia madre ma io la rivoglio con me”. Da quando sono arrivate a Piazza Armerina le donne nigeriane, ospiti dell’Associazione don Bosco 2000, sono un misto di tristezza e felicità. Felici per aver raggiunto l’Europa con la possibilità di realizzare i loro sogni, tristi perché molte di loro hanno i parenti lontani. Ifi ed i suoi amici sono arrivati il 22 giugno con una borsa di plastica verde con alcune panni. Adesso, grazie alla solidarietà dei piazzesi, hanno i vestiti nuovi. Molte di loro, nel momento della distribuzione non sceglievano le gonne. Erano convinte che anche in Italia, come in Libia, le gonne erano vietate alle donne. Appena hanno capito che non era così sono scoppiate in un sorriso sincero. Alcune di loro, adesso, le indossano. “Liberty beautifull”. La libertà è bella, dicono con il loro inglese storpiato. Ieri, i 12 migranti, coordinati dalla mediatrice culturale Samantha Barresi, hanno cominciato le procedure per la richiesta di asilo politico. Dice la Barresi: “Con il pregevole aiuto del commissario Gabriele Presti e degli uomini della polizia di stato piazzese, abbiamo cominciato la procedura burocratica per la richiesta di asilo politico. Tutti sono venuti in Italia a causa della guerra in Libia”. Un ruolo importantissimo la sta avendo Edith, una nigeriana che vive a Piazza da 13 anni. “Grazie a lei – dice la Barresi – stiamo conoscendo la cultura dei nigeriani. Alcune cose, che per noi sono scontante, per loro non lo sono”.Agostino Sella