lunedì 18 luglio 2011

Alvaro Siza, il più grande architetto contemporaneo intervistato dal nostro Concetto Prestifilippo

da LA REPUBBLICA
L’architetto portoghese, a Enna per una lectio magistralis parla delle sue esperienze nell’Isola, dello Zen di Palermo e di Aidone.
UN ARCHISTAR IN SICILIA
Álvaro Siza: “Palermo? E’ un’emozione visiva”.

Un puntino al centro del Mediterraneo. Un segno lieve, tracciato su una cartina geografica, ha condotto a Enna Álvaro Siza, 78 anni, portoghese, maestro riconosciuto dell’architettura del ‘900. A vincere la proverbiale ritrosia del più schivo delle archistar mondiali è stata la curiosità di visitare questo luogo eccentrico del Mediterraneo.
Gli organizzatori, raccontano con malcelata soddisfazione l’escamotage con il quale hanno convinto Álvaro Siza a tenere ieri la lectio magistralis presso l’università Kore di Enna. Un’aula magna gremita da una folla adorante di studenti ha accolto con un’autentica ovazione il celebre architetto. Nel corso del suo intervento, l’architetto portoghese ha presentato il progetto relativo al restauro del nuovo complesso monumentale dell’Alhambra di Granada.

Il capoluogo ennese ospiterà fino al 16 settembre una grande mostra dedicata a Siza. Esposizione curata dal presidente del consiglio della Facoltà di Architettura della Kore, Maurizio Oddo. In mostra progetti, disegni originali, plastici, sculture, lampade e mobili progettati dal tecnico lusitano. Gli stessi organizzatori sembrano sorpresi dal grandissimo interesse con il quale è stata accolta l’iniziativa. Evento che conta già un sito dedicato: sizaenna.it. Domani (ndr sabato 16 luglio) è stato previsto un secondo momento di confronto pubblico. Visto il gran numero di richieste di partecipazione, l’incontro è stato spostato presso la sala conferenze dell’autodromo di Pergusa.

Il rimando alla fascinazione antica del Mediterraneo risulta centrale nella dialettica dell’architetto lusitano che si esprime, con garbata efficacia, in un perfetto italiano. Il suo richiamo accorato ritorna anche quando accenna a un lucido giudizio sull’incombente grave crisi politica e finanziaria. <<Il Mediterraneo è preda di un nuovo e terribile regime dittatoriale. Una dittatura priva di dittatori. Siamo vittime di spietate regole imposte dall’alto. Sono portoghese e ho purtroppo già vissuto la sensazione di questo terribile afrore di regime>>.

Álvaro Joaquim de Melo Siza Vieira, è nato a Matosinhos nel 1933. Nel 1949, ha frequentato la Scuola di Belle Arti di Porto e, successivamente, si è iscritto alla Facoltà di Architettura. Per anni, ha insegnato nelle più prestigiose università. Le sue opere sono state esposte alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano, al Centre Georges Pompidou di Parigi, al Museo d'Architettura di Helsinki. Negli anni Settanta si è aggiudicato importanti concorsi internazionali. Ha collaborato con l'IBA di Berlino. Tra i progetti più noti: il Padiglione portoghese dell'Expo di Lisbona e il Museo d'Arte Contemporanea di Santiago di Compostela. Gli sono stati conferiti importanti riconoscimenti come il Pritzker Prize e la Royal Gold Medal del Royal Institute of British Architects.

ÁlvaroSiza era già stato in Sicilia. Nel 1982, in collaborazione con l’architetto siciliano Alberto Collovà, aveva lavorato al progetto di riqualificazione della piazza Matteotti di Salemi. <<Sono trascorsi trenta anni ma conservo ancora un vivo ricordo. Una grande esperienza, non solo progettuale che mi ha consentito di conoscere la Sicilia occidentale. Adesso scopro questo versante orientale dell’Isola. Non ho ancora visto molto, ma la sensazione dominante è quella dell’armonia del paesaggio che ho attraversato. Confesso però che del mio precedente viaggio in Sicilia, rimane indelebile il ricordo di Palermo. Sono rimasto letteralmente incantato dalla potente stratificazione storica del capoluogo siciliano. Ho avuto modo di visitare numerose città. Palermo però, è stata un’esperienza unica, una continua emozione visiva, un continuo affastellarsi dei segni della storia>>.

La Sicilia è testimone di due interventi architettonici che si sono trasformati in due clamorosi insuccessi: il quartiere di Librino a Catania e quello dello Zen a Palermo. Quale è il suo giudizio?

<<Conosco meglio il quartiere dello Zen di Palermo. La struttura progettata da Gregotti è funzionale. Il risultato di una scommessa progettuale è però legato ad una serie complessa di fattori. Simili risultanze architettoniche sulle città sono il sintomo di una grave patologia. Purtroppo, nella ricostruzione del tessuto urbano prevale un insano principio di urgenza. Un assunto orribile che si è affermato con prepotenza. Una frenesia spasmodica che sottrae tempo prezioso alla progettazione. Questa smania ha condotto al disegno di città specializzate, organizzate per settori. Segmenti urbani che spesso non interloquiscono tra di loro. Viviamo città frammentate, fratte>>.

Anche lei si è misurato con il risanamento dei quartieri degradati. Quale è stata la sua esperienza di recupero operato a Berlino?
<< Recuperare un angolo degradato della città tedesca è stata una grande ed entusiasmante scommessa. Ho lavorato soprattutto in direzione della rivalorizzazione del contesto cittadino. E’ stata questa l’essenza vera del progetto. Un assunto non solo architettonico ma soprattutto sociale. Mi sono confrontato a lungo con la comunità turca che abitava il quartiere. Certo, non sono mancati i momenti duri di contestazione e accesso dibattito, anche con interventi della polizia. Il nome stesso del progetto, è nato da una scritta provocatoria che i dimostranti avevano scritto su un muro: Bonjour Tristesse>>

Lei che è etichettato come razionalista, quale rapporto ha con la classicità?<<Il rapporto con la classicità è un rimando ineludibile. Rifuggo da ogni etichetta che mi è stata affibbiata in tutti questi anni. L’architettura va intesa come commistione di storia, di luoghi, un lavoro che è sostanzialmente un rapporto interdisciplinare. Mi appassiona la scultura, il disegno, la modellazione della luce. Questo interesse variegato è assolutamente normale, non si tratta di passioni stravaganti. Il mio è un racconto che si sviluppa su piani diversi che si compenetrano>>.

Interesse per la classicità che si potrebbe concretizzare in provincia di Enna con la progettazione di una nuova ala del museo di Aidone? Un nuovo padiglione per ospitare adeguatamente la Dea di Morgantina?Siza accende l’ennesima sigaretta, il volto scavato si rischiara con un sorriso imbarazzato. Alza le mani, quasi a schermare un velato segreto:

<<Vedremo>>.

Concetto Prestifilippo

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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