martedì 22 novembre 2011

L'incredibile racconto di una mattinata alla posta di Piazza.

di Samantha Barresi-Mediatrice culturale

Mi trovo al lavoro, in comunità, quando alle 13:30 mi chiama al telefono l'interprete Edit, che si trova all'ufficio postale per il pagamento di diverse bollette del Centro, dicendomi con voce molto agitata che il funzionario, nell'effettuare il pagamento, non le ritorna il resto dovuto, mancano 10 euro, e che la stessa gli fa notare in maniera molto educata che c'è stato un errore, che mancano dei soldi. Il funzionario le risponde, in maniera scontrosa e infastidito dalla discussione, che questo è il resto che le spetta e non gli da più confidenza.... Edit è costernata, non sa cosa fare, cerca di spiegare che c'è stato un errore, ma lui non gli rivolge la parola.


Edit è titubante se continuare o meno la discussione con quel funzionario che è sempre molto nervoso e a cui si era rivolta qualche giorno prima chiedendogli dei bollettini per il pagamento del permesso di soggiorno elettronico degli immigrati che si trovano nel nostro Centro, e lui le aveva risposto che non ce ne erano più, ma Edit capisce che non è così e ritorna nel pomeriggio, quando cambia il turno e chiede i moduli ad un altro funzionario che invece glieli fornisce. Di fronte a tale situazione, anche su richiesta di Edit, decido di recarmi presso l''ufficio postale. Entro e vedendo il funzionario che si alza dalla sedia per andare fuori, lo fermo dicendo che ho bisogno di parlargli, lo stesso mi guarda e mi dice che non può fermarsi a parlare perchè ha cose 'più importanti da sbrigare'...ed esce. (Penso che questo sia un modo elegante di mandarmi a quel paese...)Bene, mantengo la calma. In quanto mediatrice evito lo scontro. Chiedo a un funzionario se il Direttore c'è e se posso parlare con lui, il funzionario mi chiama il direttore. Il direttore mi chiede qual'è il problema e io gli spiego la situazione, nel frattempo si trova ad entrare il funzionario che sentendo il racconto e sentendomi parlare di poca educazione e

di come mi abbia mandato in maniera educata a quel paese e di un comportamento forse un po' discriminante nei confronti degli immigrati mi comincia a gridare contro, viene addirittura bloccato dai colleghi perchè forse vorrebbe alzarmi le mani... E' una situazione inverosimile...

Il direttore rinforzando l'atteggiamento del funzionario mi accusa del fatto che io non ero presente, e che la mia è una “Presunzione di Verità”...

allora chiedo: “ma dove sono andate a finire i 10 euro mancanti? E lui in maniera disinvolta, guardando verso Edit, con un ghigno sul suo volto mi risponde “ Ma! chi lo sa?

Allora chiedo di contare i soldi in cassa e di verificare se c'è un disavanzo di 10 euro. Il funzionario comincia a contare, nel frattempo il Direttore continua a farmi paternali, poi si allontana e il funzionario borbottando tra sé alla fine del conteggio si rende conto che non c'è un disavanzo di 10 euro ma che addirittura dalla cassa mancano 48 euro e qualcosa... Adesso il ghigno è sul mio volto... Il funzionario imbarazzato mi dice, forse per liquidarmi al più presto... Va bene finiamola qui, e mi restituisce i 10 euro!!! Io ed Edit usciamo sconvolte e indignate. Entrambe ci siamo chieste:

Cosa succede nella casse del nostro servizio postale? Non solo discriminazione... ma c'è forse qualcos'altro?

Non so... ma Edit da oggi in poi non avrà più paura di andare alla posta!

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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