Il presidente Napolitano ha ricordato che noi non saremmo nati come Stato nazionale, come Italia unita nel cuore dell'Europa moderna 150 anni, fa senza passare attraverso fasi piene di tensione e anche cruente, in cui movimenti politici votati al progresso hanno cercato il futuro con strumenti che hanno anche visto l’uso della lotta armata per la libertà, l'indipendenza e l'unificazione dell’Italia.
E lo ha fatto anche nella guerra di Liberazione: un tributo di azione come quella del maestro Salvatore Principato fucilato dai nazisti a Milano nel 1944 o di idee come quello del vescovo Mario Sturzo, unico vescovo antifascista durante il ventennio.
I 150 anni di Italia Unita, la vittoria che celebriamo oggi nella Prima guerra mondiale, ma anche la Resistenza e le numerosissime sfide che l’Italia ha dovuto superare dal 1945 ad oggi hanno avuto tra i protagonisti le nostre Forze Armate che oggi ringraziamo per la loro costante attività.
Ero e sono pacifista, convinto cioè che tutte le controversie possano e debbano essere risolte con gli strumenti del dialogo piuttosto che con le armi. Ma se da giovane ero convinto che il raggiungimento di questo obiettivo potesse essere raggiunto smantellando gli eserciti, oggi credo che il mantenimento di un esercito di dimensioni misurate, ma professionale, efficiente ed efficace sia indispensabile per contribuire al mantenimento della pace del mondo e alla soluzione delle crisi che sempre più spesso si verificano.
E proprio nelle azioni di peacekeeping, di mantenimento della pace, le forze armate italiane si sono distinte e si distinguono in Afghanistan come in Iraq, nei paesi della ex Jugoslavia come in Libano, dove le popolazioni riconoscono una particolare umanità e professionalità ai nostri soldati, alcuni dei quali vengono proprio dalla Brigata meccanizzata Aosta e dal 62° fanteria cui la nostra città è legata da antico e solido rapporto di amicizia e collaborazione.
Ma l’obiettivo dell’unità e i valori su cui è fondata la nostra Repubblica, scritti nella Costituzione, portati come vessillo in tutto il mondo dai nostri soldati, non sono stati conquistati per sempre. Sono ogni giorno messi a rischio. L’unità, ma anche i valori di solidarietà, di coesione sociale sono oggi messi a dura prova da forze politiche e anche da personalità che hanno ruoli istituzionali importanti. È una dura prova per l’Italia di oggi e per tutte le comunità, compresa quella di Piazza Armerina. Per questo oggi, in questa importante ricorrenza, La nostra comunità piazzese deve ritrovarsi attorno alle parole del presidente Giorgio Napolitano: «teniamo cara la coesione sociale, teniamo sempre care le nostre istituzioni nazionali, democratiche e repubblicane per far fronte a prove e sfide difficili, dopo esserci liberati - ed è stata la più preziosa di tutte le conquiste - dal flagello delle guerre in Europa, dopo aver costruito la pace nel nostro continente.» e parla delle prove cui è esposta in questo momento la nostra economia, la nostra crescita economica e sociale e con essa il futuro delle nuove generazioni.
L’Italia tornerà presto ad essere una protagonista della politica internazionale come lo è stata dal 1945 a pochissimi anni fa e, in questo suo rinnovato ruolo, sarà sempre fondamentale il lavoro dei nostri militari in Italia e all’estero. Ad essi deve andare l'apprezzamento e la gratitudine anche della città di Piazza Armerina insieme alla riconoscenza ai caduti
4 novembre 2011