sabato 3 dicembre 2011

Intervento del sindaco agli stati generali della cultura.

Piazza Armerina 1 dicembre 2011

Intervento di Fausto Carmelo Nigrelli, Sindaco di Piazza Armerina e Vice presidente dell’“Beni italiani patrimonio mondiale Unesco
Cari amici e compagni,
permettetemi di usare queste due antiche parole che rappresentano le due principali culture politiche che sono alla base del nostro partito e che oggi, alla vista delle macerie lasciate da quasi vent’anni di Stato e politica piegati all’aziendalismo d’accatto (i promotori della libertà non sono una barzelletta, ma una tragica e, per fortuna, superata realtà), tornano ad essere piene di significato,
per ringraziarvi,



a nome della mia comunità, della vostra presenza a Piazza e in questo teatro, il secondo teatro pubblico della storia di Sicilia, esempio esso stesso della ricchezza e della misconoscenza del patrimonio siciliano.
E ringrazio Giuseppe Lupo e il Pd regionale per avere voluto onorare la città che rappresento con questa importante manifestazione.
Discutere di Beni culturali o, come io preferisco dire, di Patrimonio in Italia e in Sicilia è difficile come è difficile parlare di argomenti di cui disquisiscono tutti, in genere con una bassissima competenza, consapevolezza e conoscenza, al punto di renderli espressioni inflazionate, quasi luoghi comuni, parole semplicemente alla moda.
Discutere di patrimonio in Italia e in Sicilia significa parlare della principale risorsa, cioè della principale materia prima, a partire dalla quale costruire economia, sviluppo, crescita. Per questo, probabilmente insieme alla questione energetica, la questione “patrimonio” dovrebbe essere il principale oggetto dei programmi politici e delle azioni politiche.

Con grande amarezza devo constatare che non è così, neanche nel nostro partito che è stato sempre il più attento alla cultura e ai beni culturali.

Né vale osservare che, purtroppo, in questi decenni l’agenda politica è stata dettata da altri. Avremmo dovuto avere la capacità, pur rispondendo a quanto altri ponevano sul tavolo del dibattito, magari per distogliere l’opinione pubblica dai veri problemi generali, di porre al centro dell’attenzione questo che per noi non può non essere il core business dell’Italia e della Sicilia, in particolare.



I dati nazionali sono noti. In dieci anni il bilancio del Mibac è passato da circa 2,4 miliardi della finanziaria 2001 a meno di 1,35 mld di euro quest’anno. Però ci si vanta che l’Italia possiede la maggior parte del patrimonio culturale del pianeta e il maggior numero di siti riconosciuti patrimonio mondiale e che di questi abbia anche la più alta densità a kmq.







In questo mio breve intervento, anche nella veste di Vicepresidente nazionale dell’associazione “Beni italiani patrimonio mondiale Unesco” svilupperò un ragionamento proprio a partire da essi e dalla situazione siciliana.

In Sicilia sono riconosciuti 5 siti Unesco (in ordine di anzianità del riconoscimento) dal 1997 Villa romana del Casale e Valle dei templi di Agrigento, dal 2000 le isole Eolie, le città tardo barocche del Val di Noto dal 2002, Siracusa e le necropoli di Pantalica dal 2005. Complessivamente sono interessate una quindicina di città se si considera che alcuni siti sono plurimi (le Eolie, il Val di Noto che contiene otto città: Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa Ibla e Scicli, Pantalica interessa Siracusa e Sortino).



I dati del TCI sui musei più visitati in Italia collocavano nel 2007 la Villa del casale al 2° posto in Italia tra le aree archeologiche (esclusa Roma) dopo Pompei e prima di Paestum ed Ercolano e nel 2009 al 4° posto dietro Pompei, Siracusa e Agrigento. Tre aree archeologiche siciliane nei primi 4 posti e tre aree riconosciute Patrimonio dell’Umanità.



Non ho il tempo per sviluppare ragionamenti complessi, ma è ovvio che esiste una diretta proporzionalità tra l’eccezionalità del sito archeologico, il riconoscimento Unesco e il suo successo. Lo stesso, naturalmente, vale per i siti urbani o di altro genere.



La recentissima indagine nazionale promossa dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, in collaborazione con la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM e intitolata Il valore del brand Unesco, fa emergere la straordinaria diffusione della conoscenza di base dell’Unesco, nota al 98% del campione.



L’indice di reputazione è straordinario soprattutto tra i giovani sotto i 35 anni, pari a 76 punti (oltre 70 è considerata area di eccellenza in valori compresi tra 0 e 100) e implica una chiara percezione di autorevolezza.



L’aspetto più interessante per chi, come noi, lavora per costruire sviluppo endogeno e durevole a partire dal patrimonio e ha a disposizione sul suo territorio un Bene patrimonio dell’Umanità, è la trasferibilità del brand Unesco, cioè la capacità di proiettare su altri soggetti e iniziative i propri valori e, di conseguenza, di orientare positivamente i comportamenti. In altre parole proiettare sui territori l’eccellenza.



A conferma di ciò, il 75% del campione ritiene che il marchio Unesco sia importante nella promozione di attività, il 52% lo considera garanzia di qualità, il 40% elemento di eccellenza. Unesco porta valore aggiunto nella tutela dei beni culturali (88%), nella promozione di beni naturalistici (86%) e in quella dei monumenti (84%).



Secondo i dati dell’Osservatorio centrale del turismo il riconoscimento fa aumentare i turisti del 20%; secondo Legambiente addirittura del 30%.



Appare dunque evidente che una politica di sviluppo per la nostra Regione basata sulla sua principale risorsa non possa che porre al centro dell’azione proprio la valorizzazione – e con essa la tutela e la promozione – del patrimonio culturale in genere, a partire delle punte di eccellenza riconosciute al livello mondiale.

Ed è tanto ovvio se si pensa che anche aree che non hanno questo riconoscimento, come il comprensorio madonita che ruota attorno a Castelbuono, sono considerate tra le aree con la maggiore riconoscibilità in Italia e le maggiori prospettive di crescite nell’ambito dell’economia legata al patrimonio.



A fronte di dati di questo genere possiamo dire che nell’ultimo triennio almeno la politica regionale abbia dato alle politiche di promozione, tutela e valorizzazione del patrimonio l’attenzione e le risorse adeguate?



Il Bilancio regionale destina a quello che – ripeto – dovrebbe essere a mio avviso la prima risorsa su cui investire una misera somma, per interventi, di 74,7 milioni di euro (2011), in crescita rispetto ai 60 mln del 2010 e al netto delle spese di funzionamento, ma compresi i confinanziamenti al Po Fesr.

Se consideriamo che nel 2007 vennero appaltati per la Villa romana del Casale 24 milioni di euro e che rendere il sito all’altezza del suo rango ne serviranno altri 5, abbiamo la misura dell’impegno che fu concentrato su questo bene Unesco, ma, soprattutto, abbiamo la tragica situazione nella quale deva barcamenarsi l’assessore Missineo.

Dicevo del Po-Fesr in cui l’Asse 3 “Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico-ambientali per l’attrattività e lo sviluppo” ha l’obiettivo di una valorizzazione organica delle risorse culturali e naturali, anche attraverso l’attivazione di nuove filiere produttive, aumentandone in questo modo la fruibilità e la loro attrattività territoriale a fini turistici, in sinergia con il Programma operativo regionale di sviluppo rurale 2007-2013; esso ha una dote finanziaria enorme (non facilmente definibile a seguito delle numerose rimodulazioni).

Tuttavia sono decine i milioni che sono già stati restituiti alla UE ed altri lo saranno a fine anno per incapacità di spesa che in questa fase, contrariamente a quanto avvenne con il POR, non è legata alla mancanza di progetti cantierabili (esecutivi e definitivi), ma alla farraginosità, al limite della paralisi della macchina burocratica regionale.



Molti di voi ricorderanno il POIN turismo, destinato alle regioni meridionali coordinate dalla Campania e il cui intervento relativo ala Rete Unesco era affidato alla Regione Sicilia. L’ex ministro Fitto, di fronte all’inerzia dei soggetti istituzionali incaricati dell’attuazione, ha avocato a sé oltre 1 miliardo di euro che lo stesso ministro ha cominciato a distribuire, prima della caduta del governo, finanziando singoli progetti che nulla hanno a che fare con i siti Unesco.

Occorrerebbe una durissima azione politica della Regione che impedisca lo scippo e soprattutto, il rischio di restituzione delle somme in scadenza il 31 dicembre 2011, alla UE. I progetti ci sono e con il finanziamento diretto, per esempio, di quelli inseriti nei PIST o nelle graduatorie dei vari bandi, al di fuori delle disponibilità previste negli stessi, o con rapidissimi bandi a sportello, si potrebbe evitare la restituzione.



I beni Unesco, dunque, sono in grado di innescare processi durevoli e endogeni di sviluppo sociale ed economico, cioè di avviare percorsi di crescita per la nostra Regione. Ma la Regione ha dato loro qualche riconoscimento? Ha dedicato specifici bandi? Li ha individuati realmente per questo ruolo?

Assolutamente no. Se a livello nazionale esiste la legge 77 del 2006 che riconosce il valore simbolico dei siti italiani UNESCO poiché sono, ”per la loro unicità, punte di eccellenza del patrimonio culturale, paesaggistico e naturale italiano e della sua rappresentazione a livello internazionale” e assegna priorità ai progeti di tutela, restauro e valorizzazione che li riguardano (la legge ha altri problemi, ma su questi mi soffermerò nella riunione di Roma), nulla esiste nella legislazione regionale.

Nella istituzione dei Distretti turistici nessun valore particolare è stato assegnato a queste eccellenze al punto che molti distretti, pur avendo al loro interno siti Unesco, non potranno fregiarsi del logo, cioè avere una ricaduta positiva per il brand.

Cosa si può fare?

Occorre che già nella finanziaria in discussione all’ARS vengano inseriti tre o quattro articoli:

1. con il quale la Regione Siciliana riconosce i siti siciliani UNESCO come elementi di eccellenza del patrimonio culturale, paesaggistico, naturale e identitario della Sicilia, sia per la loro unicità, sia per la loro riconoscibilità a livello internazionale e riconosce loro e ai territori dei comuni che li contengono la funzione di elementi primari del sistema economico basato sul patrimonio culturale e naturale e sul turismo, a partire dai quali attivare processi endogeni di sviluppo durevole.

2. con il quale si affermi che i progetti di tutela e restauro dei beni culturali, paesaggistici e naturali contenuti all’interno dei perimetri dei siti e dei territori siciliani UNESCO acquisiscono priorità di intervento qualora siano oggetto di finanziamenti provenienti dal bilancio regionale.

3. con il quale si impegnano somme definite nel bilancio della regione allo scopo di finanziare le opere di manutenzione ordinaria dei siti siciliani UNESCO e dei beni storico-artistici e naturalistici presenti nei territori dei comuni che li contengono (sia nei capitoli di competenza del Dipartimento BCA che del Turismo)

4.con il quale si istituisce una Conferenza permanente Regione-Enti locali sede di siti UNESCO



Credo che il Pd possa e debba farsi carico di questa scelta strategica che rappresenterebbe un vero cambio di passo per le politiche di settore, come credo che si debba ragionare seriamente di un possibile accorpamento degli Assessorati BCA e Identità siciliana e Turismo.

Credo che il Pd debba e possa farsi protagonista di una visione olistica e unitaria del patrimonio come territorio (o del territorio come patrimonio) e come insieme di materiale e immateriale, in questa ottica di sviluppo e che pertanto debba dare un contributo decisivo al superamento di vecchie logiche che hanno riguardato anche la gestione delle politiche culturali e degli spettacoli. Credo, per esempio, che bisogna chiudere uno dei più scandalosi programmi degli ultimi anni (il Circuito del Mito che costa milioni di euro) e sostenere altri progetti che partono dal basso, come Teatri di Pietra che sta valorizzando, sulla base della cooperazione tra Comuni, siti straordinari in quasi tutta la Sicilia o il teatro delle disabilità che si sta affermando a Catania o eventi legati alle arti contemporane che spesso nascono o sono accolti dalle comunità e che hanno costi irrisori rispetto a quelli citati, ma, soprattutto, sono legati al territorio e alle eccellenze.

Infatti, e mi avvio a concludere, lo studio della Commisione che citavo prima afferma che gli intervistati si dichiarano favorevoli all’inclusione nelle attività proprie di Unesco di manifestazioni culturali associate all’intrattenimento (ve ne sono già stati alcuni in diverse città come Roma).

Ecco, dunque, costruire una strategia che punti su questi luoghi dell’eccellenza e sui territori che li contengono per avviare un processo di riverbero della qualità sul territorio regionale con politiche integrate che riguardano la tutela, il restauro, la valorizzazione, gli eventi culturali brandizzabili come Unesco.

In tutto ciò potremo recuperare anche la reale mission di Unesco, che è la costruzione della pace, attraverso programmi di sensibilizzazione e informazione nei settori della ricerca, dell’educazione e della cultura, come vuole fare il direttore del Parco della Villa del Casale, che la vuole innalzare a luogo di riferimento mediterraneo dell’arte musiva romana, ma anche del’arte contemporanea.

Non si tratta di trovare slogan o una nicchia nel mercato politico, ma di operare una scelta per il futuro di questa terra che sia durevole dal punto di vista economico, sostenibile da quello sociale, solidale in senso intergenerazionale

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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