Nel 2002, il progetto di riqualificazione urbana denominato I luoghi della cultura e finanziato dalla Regione siciliana comprese la previsione di allestire la Pinacoteca comunale nell’ala nord dell’ex convento della Trinità, anch’esso delle Benedettine, costruito a metà del XV secolo e rimasto attivo fino al 1880 quando, trasferito al Comune, venne trasformato in scuola elementare maschile e scuola materna.
I lavori, avviati nel 2007 sono stati conclusi nel 2011. La Pinacoteca contiene opere d’arte di proprietà del Comune, tra cui alcune donate da cittadini benefattori proprio in occasione dell’allestimento, e opere di proprietà di altri enti offerte in comodato d’uso al Comune per garantire una loro completa fruizione sociale.
VESTIBOLO
Le opere esposte nel vestibolo hanno un chiaro intento evocativo di momenti e aspetti della storia della città. In alto, in una nicchia appositamente realizzata nella parete a sinistra entrando, trova posto una scultura in pietra calcarea locale, da assegnare a ignoto lapicida siciliano del XVI secolo, raffigurante Sant’Agata
Nella parete seguente sono stati collocati la cornice lignea di età moderna (secc. XVII-XVIII) che ricopriva in parte il prezioso affresco quattrocentesco che raffigura La Madonna col Bambino in trono della chiesa di Santa Maria di Gesù, staccato e restaurato in anni recenti ed ora esposto con grande rilievo nella prima sala, e il Busto di Dante Alighieri con il suo basamento originale,
SALA I (Sala rossa)
Al centro della sala si impone all’attenzione la Madonna col Bambino in trono, un affresco staccato della prima metà del quarto decennio del XV secolo, restaurato in anni recenti a cura della Soprintendenza per i Beni Culturali di Enna e correttamente attribuito al cosiddetto “Maestro del Polittico di San Martino”
Di particolare interesse è la sinopia molto frammentaria dell’affresco, rinvenuta nel corso delle delicate operazioni di stacco, che costituisce una delle poche testimonianze di sinopie quattrocentesche in Sicilia.
Va attribuita a un ignoto pittore siciliano del XVIII secolo la scenografica pala d’altare con la Conversione di Saulo, di cui non si conosce l’ubicazione originaria, che ripropone modelli romani di derivazione accademica.
È assai probabile che provenga dalla distrutta chiesa di Santa Chiara il grande dipinto con Santa Chiara respinge i saraceni.
Seguendo il percorso si può ammirare la pala d’altare con Sant’Andrea Avellino intercede per Piazza presso la Madonna delle Vittorie, databile verso la fine del terzo decennio del Seicento, certamente dopo il 1626 quando il santo venne proclamato terzo patrono della città.
Va evidenziata, in basso a destra, la rara veduta della città di Piazza animata da numerose figurine, alcune delle quali intente in una celebrazione religiosa, forse una processione, che restituiscono un gradevole spaccato di vita quotidiana.
I lavori, avviati nel 2007 sono stati conclusi nel 2011. La Pinacoteca contiene opere d’arte di proprietà del Comune, tra cui alcune donate da cittadini benefattori proprio in occasione dell’allestimento, e opere di proprietà di altri enti offerte in comodato d’uso al Comune per garantire una loro completa fruizione sociale.
VESTIBOLO
Le opere esposte nel vestibolo hanno un chiaro intento evocativo di momenti e aspetti della storia della città. In alto, in una nicchia appositamente realizzata nella parete a sinistra entrando, trova posto una scultura in pietra calcarea locale, da assegnare a ignoto lapicida siciliano del XVI secolo, raffigurante Sant’Agata
Nella parete seguente sono stati collocati la cornice lignea di età moderna (secc. XVII-XVIII) che ricopriva in parte il prezioso affresco quattrocentesco che raffigura La Madonna col Bambino in trono della chiesa di Santa Maria di Gesù, staccato e restaurato in anni recenti ed ora esposto con grande rilievo nella prima sala, e il Busto di Dante Alighieri con il suo basamento originale,
SALA I (Sala rossa)
Al centro della sala si impone all’attenzione la Madonna col Bambino in trono, un affresco staccato della prima metà del quarto decennio del XV secolo, restaurato in anni recenti a cura della Soprintendenza per i Beni Culturali di Enna e correttamente attribuito al cosiddetto “Maestro del Polittico di San Martino”
Di particolare interesse è la sinopia molto frammentaria dell’affresco, rinvenuta nel corso delle delicate operazioni di stacco, che costituisce una delle poche testimonianze di sinopie quattrocentesche in Sicilia.
Va attribuita a un ignoto pittore siciliano del XVIII secolo la scenografica pala d’altare con la Conversione di Saulo, di cui non si conosce l’ubicazione originaria, che ripropone modelli romani di derivazione accademica.
È assai probabile che provenga dalla distrutta chiesa di Santa Chiara il grande dipinto con Santa Chiara respinge i saraceni.
Seguendo il percorso si può ammirare la pala d’altare con Sant’Andrea Avellino intercede per Piazza presso la Madonna delle Vittorie, databile verso la fine del terzo decennio del Seicento, certamente dopo il 1626 quando il santo venne proclamato terzo patrono della città.
Va evidenziata, in basso a destra, la rara veduta della città di Piazza animata da numerose figurine, alcune delle quali intente in una celebrazione religiosa, forse una processione, che restituiscono un gradevole spaccato di vita quotidiana.
SALA II (Sala gialla)
Sono raggruppati in questa sala alcuni dipinti di formato più piccolo, in gran parte di carattere puramente devozionale, fedeli a modelli stereotipati molto diffusi nella cultura figurativa siciliana dei secoli passati.
Va assegnata a un ignoto pittore cretese del sec. XVII, forse attivo a Venezia ma con forti influenze anche da stilemi occidentali, la tavoletta raffigurante una Madonna col Bambino
Di gusto popolare e di fattura assai debole, non sembrano opera di uno stesso pittore le cinque tele con “mezze figure” di Sante – Santa Barbara, Santa Apollonia, Santa Agnese, Santa Giuliana, Santa Maria Maddalena (quest’ultima, decurtata sui lati, è con tutta evidenza di una mano diversa, di qualità più alta). Ad ignoti pittori siciliani del Seicento vanno pure riferite le altre tele qui raccolte: un Cristo portacroce, alcune Teste di Apostoli e una piccola Immacolata. Tra le opere esposte, non privo di interesse è il piccolo dipinto su rame con una delicata Sacra Famiglia, di ignoto (forse siciliano?) del secolo XVII. La tela ottocentesca con La Madonna delle Vittorie, ennesima attardata derivazione dalla celebre icona del XIII secolo custodita in Cattedrale, sta a documentare la sua ampia fortuna iconografica.
SALA III (sala azzurra)
Nella prima sezione di questa sala sono esposti alcuni ritratti di cittadini piazzesi illustri, per lo più di autore ignoto, raffigurati nelle pose tradizionali della ritrattistica ufficiale.
Apre la serie l’arguto Ritratto di Filippo Arena, databile nell’ultimo decennio del Settecento.Ampio spazio è dedicato poi alle opere superstiti nelle raccolte comunali, in particolare ai ritratti, del piazzese Giuseppe Paladino (Piazza Armerina 1856-1922), figura tra le più interessanti nel panorama artistico siciliano di fine Ottocento e primo NovecentoLe sue prove migliori mostrano una notevole forza comunicativa, come qui è ben documentato sia nei tradizionali e quasi fotografici Ritratti del barone Antonio Trigona Geraci e della baronessa Carmela Trigona Geraci (1894), in deposito temporaneo dall’Opera Pia Casa dei Fanciulli “Baronessa Trigona Geraci”, sia in quelli di tono intimo e familiare, quali i Ritratti dei coniugi Salvatore De Curtis e Titì Montalto, sia nei malinconici Ritratto di vecchia e Ritratto di giovane donna, o nell’intenso Autoritratto.
Qualche decennio più avanti, forse già agli inizi del Novecento, si possono datare invece le quattordici tele di una suggestiva Via Crucis, fino ad ora ritenute disperse, provenienti dalla chiesa di San Filippo d’AgiraA conclusione del percorso sono collocati un Ritratto di vecchio, caratterizzato da una pennellata sciolta e nervosa, opera di Giacomo Velardita (Piazza Armerina 1864-1938), fedele seguace di Paladino il Busto del generale Antonino Cascino, proveniente dal Municipio, realizzato nel 1933 presso la Regia Scuola Tecnica Industriale di Piazza Armerina