ROMA - Finora il più antico reperto antropologico trovato e studiato dagli archeologi era quello di Oetzi, l'Uomo del Similaun, una mummia risalente all'Età del rame (fra il 3300 e il 3200 a.C.), ritrovata tra i ghiacci dell'Alto Adige, nelle Alpi Venoste, il 19 settembre 1991. Ricercatori spagnoli hanno fatto ora una scoperta ancora più importante, recuperando durante una spedizione un frammento di Dna umano risalente a 7000 anni fa, ovvero 1700 anni più antico dell'"uomo venuto dal ghiaccio".
LE IMMAGINI DI OETZI
La porzione genetica appartiene a due cacciatori-raccoglitori, i cui resti erano stati scoperti casualmente nel 2006. L'analisi di una prima porzione di Dna, condotta dal team del Consiglio Nazionale delle Ricerche Spagnolo e pubblicata su Current Biology, ha permesso di recuperare per la prima volta una porzione della sequenza genetica degli uomini del Mesolitico, la cosiddetta Età della pietra, rivelando la parentela di questi con le popolazioni del Nord Europa e la totale estraneità con le popolazioni iberiche attuali.
A differenza dell'Uomo del Similaun, però, del Dna dei due cacciatori-raccoglitori spagnoli è stato analizzato soltanto una piccola porzione (circa l'1%), risultata tuttavia sufficiente a fornire prime preziose informazioni sulla "storia" umana di quel lontano periodo.
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Agostino da iPhone