sabato 22 dicembre 2012

Il vescovo incontra i carcerati

22 Dicembre 2012 Carcere di Piazza Armerina
Carissimi fratelli e sorelle,
oggi in preparazione al santo Natale sono venuto a visitarvi , per mostrarvi la mia vicinanza personale nella comunione con Cristo che vi ama.
So che in voi il Signore mi aspetta, che voi avete bisogno di questa presenza del Signore, il Quale, nel giudizio ultimo, ci interrogherà proprio su questo punto
E ci dirà: “Ero carcerato e siete venuto a visitarmi".
Ringrazio quanti hanno voluto partecipare a questo evento. Rivolgo un deferente saluto , alla Direttrice di questa casa circondariale, al Comandante del Reparto di Polizia, unitamente agli Agenti che con lui collaborano.
Ringrazio il Cappellano don Ettore, le autorità cittadine, gli operatori, i volontari che si impegnano per rendere il carcere più umano e più legato alla società civile che sta attorno.
Saluto soprattutto ciascuno di voi, detenuti, con affetto fraterno pensando alla storia di ciascuno di voi, ai vostri desideri, alle vostre amarezze pensando ai vostri familiari da cui siete lontani.
Questa visita, che vuole essere personale per ciascuno di voi, è anche un gesto pubblico che ricorda ai nostri concittadini, al nostro Governo e  al Parlamento  il fatto che ci sono grandi problemi e difficoltà nelle carceri italiane.
 Dispiace che l’emergenza carcere, dovuta anche al sovraffollamento non è stata considerata un’urgenza per il Paese. Le pene alternative  sarebbero il modo per ragionare fin da subito su come persone che hanno commesso reati possano essere incluse dentro la società, nei confronti della quale hanno espresso atti di violenza .
Mi presento a voi come testimone dell'amore di Dio. Vengo a dirvi che Dio vi ama, e desidera che percorriate un cammino di riabilitazione e di perdono, di verità e di giustizia, per sperimentare la salvezza che Gesù  Cristo è venuto a portare nel santo Natale.
In questi ultimi giorni che precedono il Natale bisogna rendersi disponibili all'ascolto della Parola di Dio che ci parla perché possiamo prepararci alla sua venuta cambiando la nostra mentalità per cambiare poi la nostra vita.
 Noi ci apprestiamo a celebrare il Santo Natale che è la festa dell'avvenimento storico decisivo per la nostra salvezza che ci dà la certezza che il nostro desiderio di bellezza, di felicità, di bontà, di giustizia non è un'illusione, un sogno ma una realtà già presente in Gesù bambino che tende ad investire ogni uomo.
 l mistero del Natale è Dio che si è scomodato per l'uomo per ciascuno di noi. Questo avvenimento apparentemente banale è il fondamento della nostra speranza e ci aiuta ad affrontare le prove della nostra vita.
               
           La liturgia  di oggi è tutta percorsa da un grido di riconoscenza. Due donne: Anna, la madre del profeta Samuele, e Maria. Una sterile, l'altra vergine. Due grembi umanamente destinati a restare senza frutto, in cui sboccia il miracolo della vita.
                    Nel Vangelo di oggi abbiamo ascoltato il cantico con cui Maria Ss.
 loda il Signore.
           Maria esalta l'opera di salvezza che Dio sta realizzando tra gli uomini, canta la grandezza di Dio.  La conseguenza della scoperta di Dio misericordioso e grande nell'amore è l'esultanza dello spirito.
           La storia presentata dalla pagina del vangelo per bocca di Maria è la storia vista dalla parte di Dio, mentre la storia che noi conosciamo è vista con l’occhio del mondo cioè  la storia  dei potenti e dei ricchi costruita  con le speculazioni e gli imbrogli, con le violenze  e le ingiustizie; ma è una storia effimera.
   La scoperta dell'amore immenso di Dio per noi vince la paura. Chi conosce  Dio, gioisce della sua stessa gioia.
           Dio è amore. L'amore è dono. Il dono è tale solo nella misura in cui non è meritato. Dio quindi è accolto in noi come amore e dono solo nella misura della coscienza della nostra piccolezza . Maria è il primo essere umano che riconosce il proprio nulla e la propria distanza infinita da Dio . Il merito fondamentale di Maria è la  fede  carica di umiltà che comporta la coscienza della propria piccolezza.
           Tutte le generazioni gioiranno con lei della sua stessa gioia di Dio, perché in lei l'abisso di tutta l'umanità è stato colmato di luce e si è rivelato come capacità di concepire Dio, il Dono dei doni.
           Dio è amore onnipotente, che esercita la sua onnipotenza attraverso la misericordia e il perdono.
           Maria sintetizza in una sola parola tutti gli attributi di colui che ha già chiamato Signore, Dio, Salvatore, Potente, Santo: il nome di Dio è Misericordia. Dio è amore che non può non amare. E' misericordia che non può non sentire tenerezza verso la miseria delle sue creature.
           Il Dio clemente e misericordioso che canta Maria attiva un processo storico, lento ma inesorabile che capovolge il centro di gravità dei valori della società.  Questi non saranno più la prepotenza e l'orgoglio, lo sfruttamento e il dominio, ma la povertà e l'umiltà, la riconciliazione e la pace, la fratellanza e la solidarietà.
Nel Natale di  Gesù Cristo si instaura un misterioso scambio di  doni tra Dio e l’uomo. Ecco cosa scrive Sant’Ambrogio:  «Egli fu stretto in fasce, affinché tu fossi sciolto dai lacci della morte; egli nella stalla, per porre te sugli altari;  egli in terra affinché tu raggiungessi le stelle; egli non trovò posto in quell’albergo, affinché tu avessi nei cieli molte dimore.  Quella indigenza è dunque la mia ricchezza e la debolezza del Signore e la mia forza» ( Esposizione sul Vangelo di Luca).
 La grazia più grande che il Signore ci ha fatto è che si è fatto compagno della nostra vita.
Il Natale è il segno concreto dell'amore di Dio per l'umanità e per ciascuno di noi. Il Natale è la festa della bontà e della benevolenza di Dio per noi.
Natale deve significare l'inizio di una vita nuova che è grazia, dono gratuito di Dio.
 Il Natale deve far crescere  una capacità di affezione nuova fra noi.
 Il Natale per il carcere deve essere un segno di umanizzazione: come Gesù si è fatto uomo, così il carcere è chiamato a diventare luogo di una umanità più autentica.
Vorrei potermi mettere in ascolto della vicenda personale di ciascuno. Ciò che non posso fare io, lo possono il Cappellano e gli altri volontari, che sono accanto a voi a nome di Cristo. A loro va il mio saluto cordiale e il mio incoraggiamento. Anche con il loro aiuto, il carcere può acquistare un tratto di umanità ed arricchirsi di una dimensione spirituale, che è importantissima per la vostra vita. Proposta alla libera accettazione di ciascuno, questa dimensione va considerata un elemento qualificante per un progetto di pena detentiva più conforme alla dignità umana.
Riconciliare la società e le persone che hanno commesso reati è la prima forma di una pena intelligente, da una parte, e dall’altra una costruzione di percorsi, come prevede la Costituzione, di ricostruzione della persona.
La pena dentro la prigione ha senso se, mentre afferma le esigenze della giustizia e scoraggia il crimine, serve al rinnovamento dell'uomo,  nella riconciliazione con se stessi, con gli altri, con Dio, per rientrare di nuovo nella società.
Pure dal carcere, dunque, è possibile sentirsi vivi, sognare una vera libertà, preparandosi ad uscire “a testa alta” nella società. È questa la grazia, ma anche il compito che dobbiamo chiedere, a partire dal Santo Natale del Signore, impegnandoci con il nuovo anno a realizzare questo nostro sogno.
Lasciate, dunque, che io vi chieda di tendere con tutte le vostre forze ad una vita nuova, nell'incontro con Cristo. Di questo vostro cammino non potrà che gioire l'intera società.
Auguro a ciascuno di voi di fare esperienza dell'amore liberante di Dio.  So bene che ognuno di voi vive guardando al giorno in cui, espiata la pena, potrà riacquistare la libertà e tornare nella propria famiglia. E per alcuni di voi questo avverrà presto .
Nel terminare queste mie parola cari  fratelli, desidero rinnovarvi il mio saluto cordiale e il mio augurio di pace e di bene che estendo anche ai vostri familiari , mentre chiedo a voi di ricordarmi nelle vostre preghiere.
         Auguro a tutti e alle vostre famiglie un buon Natale.

   









Preghiera dietro le sbarre

O Dio, dammi il coraggio di chiamarti Padre.
Sai che non sempre riesco a pensarti con l’attenzione che meriti.
Tu non ti sei dimenticato di me, anche se vivo spesso lontano dalla luce del tuo volto.
Fatti sentire vicino, nonostante tutto, nonostante il mio peccato grande o piccolo, segreto o pubblico che sia.
Dammi la pace interiore, quella che solo tu sai dare.
Dammi la forza di essere vero, sincero; strappa dal mio volto le maschere che oscurano la consapevolezza che io valgo qualcosa solo perché sono tuo figlio. Perdona le mie colpe e dammi insieme la possibilità di fare il bene.
Accorcia le mie notti insonni; dammi la grazia della conversione del cuore.
Ricordati, Padre, di coloro che sono fuori di qui e che mi vogliono ancora bene, perché pensando a loro, io mi ricordi che solo l’amore dà vita, mentre l’odio distrugge e il rancore trasforma in inferno le lunghe e interminabili giornate.
Ricordati di me, o Dio. Amen.



Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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