giovedì 25 luglio 2013

GMG, messa del Papa ad Aparecida: "I giovani sono il motore della società"

APARECIDA - I sei pilastri che Francesco indica per costruire "un mondo migliore" sono valori laici, ma "trovano la loro radice più profonda nella fede cristiana". Nel santuario di Nostra Signora di Aparecida, luogo simbolo della fede del Brasile e di tutta l'America Latina, il Papa argentino ha tracciato la rotta della settimana dedicata al grande raduno per la Giornata mondiale della gioventù, che vivrà il suo apice domenica a Rio de Janeiro.
Ma la sua omelia nella messa che ha segnato la consacrazione del pontificato alla Madonna e che ha affidato alla patrona carioca l'appuntamento con i ragazzi dei cinque continenti, Bergoglio ha fatto riecheggiare i capisaldi del suo ministero petrino e ha lanciato un richiamo al mondo intero. I giovani, dice il Papa, sono "un motore potente per la Chiesa e la società". Ma vanno accompagnati nel diventare protagonisti del futuro: "Non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo" e che sono la risposta a denaro, successo, potere e piacere, "compensazioni" delle quali, secondo il pontefice, "un po' tutti e anche i nostri giovani" sentono il fascino. Quei sei valori sui quali fondare l'avvenire il Papa li elenca: sono spiritualità, generosità, solidarietà, perseveranza, fraternità, gioia. "In questo santuario, che fa parte della memoria del Brasile, li possiamo quasi leggere", dice il pontefice che ha voluto aggiungere la tappa di Aparecida al programma del viaggio già approvato da Benedetto XVI. Nell'enorme basilica capace di ospitare oltre 45 mila persone, il Papa tedesco era già stato in visita nel 2007. E proprio in quell'occasione fu accolto, a nome dei presuli del continente, dal cardinale Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. Ora Francesco, davanti a una folla stimata in oltre duecentomila persone accampate da ore anche negli spazi esterni, cita le parole del suo predecessore che nel viaggio in Brasile sottolineò come "il discepolo è consapevole che senza Cristo non c'è luce, non c'è speranza, non c'è amore, non c'è futuro". Ma ricorda anche la V Conferenza generale dell'episcopato dell'America Latina e dei Caraibi che Ratzinger era venuto a inaugurare: "E' stato un grande momento di Chiesa", afferma Bergoglio che di quell'evento fu protagonista e ispiratore. Già da cardinale, aveva portato ad esempio l'atmosfera di quei giorni, nei quali i vescovi lavorarono e pregarono in mezzo ai pellegrini: un'immagine che sembra essere una delle radici su cui germoglia lo spirito pastorale di Francesco e che anche oggi il Papa ha evocato nella sua omelia. Ad Aparecida, del resto, c'è molto della Chiesa che Francesco sogna. Il documento finale stilato dai vescovi nel 2007 era già stato citato il 5 maggio scorso, nel raduno delle confraternite in piazza San Pietro, per ricordare l'importanza della religiosità popolare con un messaggio maturato in un luogo capace di attirare ogni anno oltre undici milioni di pellegrini, quasi il doppio di quelli che accorrono a Lourdes. E sempre attingendo ai lavori della Conferenza di Aparecida, Bergoglio da Papa aveva chiesto, incontrando i movimenti ecclesiali nella veglia di Pentecoste, di affidare allo Spirito Santo "la diversità, la pluralità, la molteplicità" della Chiesa perché, aveva detto, "quando siamo noi a voler fare la diversità facciamo gli scismi e quando siamo noi a voler fare l'unità facciamo l'uniformità, l'omologazione". Oggi, ancora da Aparecida, arriva la richiesta di una comunità che sia capace di "mantenere la speranza, lasciarsi sorprendere da Dio, e vivere nella gioia". Una Chiesa nella quale non c'è spazio per i musi lunghi perché "il cristiano non può essere pessimista" e "non ha la faccia di chi sembra trovarsi in un lutto perpetuo": "il male, c'è nella nostra storia, ma non è lui il più forte", ha affermato il Papa, sottolineando che "se siamo davvero innamorati di Cristo e sentiamo quanto ci ama, il nostro cuore si infiammerà di una gioia tale che contagerà quanti vivono vicini a noi". Tredici anni fa, in una spianata di Tor Vergata invasa da due milioni di giovani, Giovanni Paolo II usò un concetto simile: "Se sarete ciò che dovete essere - disse - porterete il fuoco in tutto il mondo". E se quello era l'indimenticabile appuntamento giubilare, oggi si è vissuto il bagno di folla per il primo pontefice sudamericano che arriva in visita nel suo continente. Dopo la messa Bergoglio ha impartito la benedizione tenendo in mano la riproduzione della statuetta lignea trovata nel 1717 da tre pescatori: "Brasile, pregate per me, che Dio vi benedica. Ora me ne vado e vi saluto". E dalla folla si è levato un boato.


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Un abbraccio e tanta serenità.
Agostino Sella

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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