La Procura della Repubblica – D.D.A., a conclusione di articolate e complesse indagini svolte nel corso del 2013 dal Commissariato di P.S. di Leonforte e dalla Squadra Mobile di Enna, ha emesso provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di otto indagati.
Gli otto fermi sono stati eseguiti la notte scorsa nell’ambito dell’operazione “Homo Novus”, che ha visto impegnati circa un centinaio di poliziotti della Questura di Enna e rinforzi del Reparto Mobile di Palermo.
Le
accuse contestate nel provvedimento di fermo sono: associazione a delinquere di
stampo mafioso, tentativi di estorsioni a imprenditori e commercianti, un furto
aggravato seguito da tentativo di estorsione (cosiddetto “cavallo di ritorno”).
Tutti i
reati sono inoltre aggravati dall’essere stati compiuti con il “metodo mafioso” e per favorire l’attività di “Cosa Nostra”.
Al
momento del fermo, le attività estorsive erano in corso e le vittime erano
sottoposte ad intimidazioni per convincerle a rispettare il termine stabilito
per il pagamento della “messa a posto”.
Il
provvedimento restrittivo della libertà personale ha colpito:
1.
FIORENZA
Giovanni, alias “il
sapiente”, detto anche “zio Giovanni” o “sacchinedda”,
nato a Leonforte nel 1959, ivi residente;
2.
FIORENZA Alex, alias “lo stilista”,
nato a Leonforte nel 1982, ivi residente;
3.
FIORENZA Saimon, alias “il bufalo”, nato a Enna nel 1984,
residente a Leonforte;
4.
ARMENIO Mario, alias “Mario l’olandese”, nato a Leonforte nel
21.08.1956, residente in Olanda, di fatto domiciliato a Leonforte;
5.
VIVIANO Giuseppe, alias “Pippo u
catanisi” o “il memorato”, nato a Catania nel 1960,
residente a Leonforte;
6.
GUISO Nicola, alias “Dario” o
“il lupo”, nato a Enna nel 1975, residente a Leonforte;
7.
COCUZZA Gaetano, nato a Leonforte (EN) nel
1987, ivi residente;
8.
MONSU’ Angelo, nato a Leonforte nel 1970,
ivi residente.
Gli
arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati ristretti presso alcune delle case
circondariali dell’isola.
*****
Il rappresentante della nuova famiglia è Giovanni
FIORENZA, con precedenti di Polizia per associazione mafiosa ed
estorsione, e cognato del noto Rosario
MAUCERI (condannato all’ergastolo per il reato di associazione mafiosa e
duplice omicidio aggravato dall’art. 7 L. 203/91), che è stato il referente di Cosa
Nostra a Leonforte del rappresentante della storica famiglia di Enna Gaetano LEONARDO.
Proprio FIORENZA Giovanni, lo
scorso mese di agosto, si è recato, con molti timori e cautele, ad un summit dove ha ricevuto da un esponente
di vertice di Cosa Nostra, che si occupa
del territorio della provincia di Enna, l’autorizzazione ad operare nell’area
che va dal comune di Nicosia fino alla zona Dittaino, ambìta anche dalla
criminalità organizzata catanese. La legittimazione veniva accolta con grande
soddisfazione dagli affiliati che commentavano che finalmente ad Enna avrebbero
comandato loro e non “catanesi” o “palermitani”.
Una
delle attività illecite della nuova famiglia era il racket delle estorsioni.
Il
FIORENZA sintetizzava la sua strategia nel settore con la frase che “devono pagare tutti anche se poco”
perché “è meglio non esagerare” ed
affermando che era inutile compulsare commercianti troppo piccoli. Riprendeva
così i principi tradizionali della filosofia mafiosa di LEONARDO Gaetano.
Invero, si hanno motivi di ritenere che l’attività estorsiva vada ben oltre i
fatti specificamente contestati (tre dei quali “ammessi” dalle stesse vittime
che sono state comunque poste di fronte ad evidenze investigative acquisite “aliunde”) ed appare evidente che l’associazione
si poteva avvalere di una diffusa omertà e dell’assoggettamento di numerose
vittime.
In uno
dei casi la richiesta estorsiva non veniva formulata in modo esplicito ma si
faceva sapere che se c’erano problemi era possibile rivolgersi allo “Zio
Giovanni” e quindi venivano perpetrati dei danneggiamenti per indurre la
vittima a rivolgersi spontaneamente al capo famiglia.
In
altri casi, la vittima veniva approcciata direttamente ed invitata a “mettersi
in regola”, senza far ricorso a minacce esplicite ma rappresentando
semplicemente che adesso erano loro ad avere il controllo mafioso del
territorio e che a loro doveva essere pagata la “tradizionale messa a posto”,
la “tassa” mafiosa su tutte le attività economiche.
Nel
corso delle indagini, l’approccio intimidatorio e la richiesta estorsiva di
Alex FIORENZA ad un imprenditore sono stati anche registrati e video filmati.
Il
tentativo di estorsione posto in essere con il metodo del cavallo di ritorno
non era fine a se stesso ma era dichiaratamente un modo per riaffermare il
controllo sul territorio e lanciare un messaggio indiretto ad un imprenditore
che sembrava non piegarsi facilmente.
Oltre al
controllo attraverso le estorsioni delle attività economiche lecite, la
famiglia si muoveva per controllare anche le attività illecite che si
perpetravano fuori dal controllo della neonata organizzazione. Un soggetto con
precedenti di polizia è stato prima “invitato” a mettersi a disposizione della
“famiglia” e comunque ad operare solo con l’autorizzazione della stessa;
successivamente, è stato duramente malmenato perché evidentemente non si era
adeguato al “consiglio”.
Il
FIORENZA cercava di affermare il suo controllo del territorio anche attraverso
una spiccia amministrazione della giustizia ed una informale composizione delle
controversie “civili”. Per esempio quando Nicola
GUISO, successivamente affiliato,
armato di un’accetta, minacciava un vicino di casa senza aver prima chiesto ed
ottenuto il permesso da zio Giovanni era stato costretto a
scusarsi più volte per la mancanza posta in essere.
Nel
programma criminale della nuova famiglia di Leonforte, anche il controllo sulle
attività elettorali, e l’interesse, in particolare, nei confronti delle elezioni
amministrative per il consiglio comunale di Assoro.
Nel
corso delle indagini, si accertava che alcuni degli indagati venivano
ritualmente “battezzati” ed istruiti sulle regole ed il programma
dell’organizzazione. Si ignorano i particolari del rito ma sembra che con
l’iniziazione agli affiliati veniva assegnato una sorta di nome di battaglia
(“il lupo”, “lo stilista”, “il sapiente”etc….)
Numerose
altre regole ed usanze più o meno tradizionali erano recepite e fatte proprie
dalla neonata formazione mafiosa.
Per
esempio, veniva esaltato il valore formativo del carcere in occasione
dell’arresto e delle conseguente carcerazione (durata pochi giorni) di FIORENZA
Alex e Saimon per un reato contro il
patrimonio -“il carcere l’avrebbe reso più forte e più furbo” affermava uno degli
anziani riferendosi ad Alex FIORENZA.
Ancora
si faceva capire all’ultimo affiliato che la “famiglia” andava difesa “a
torto o a ragione”.
Non
mancavano, tuttavia, dichiarazioni di principio dal tenore quasi terroristico.
Infatti, un affiliato esortava un altro a capire che loro “avevano dichiarato guerra
allo Stato, per vedere chi era più forte e più furbo”; inoltre, esaltava
l’attentato perpetrato nello scorso mese di Aprile davanti Palazzo Chigi e si
chiedeva, facendo riferimento al
carabiniere Giuseppe GIANGRANDE, ferito pochi giorni prima,
se “quel bastardo cui hanno sparato non
fosse ancora morto”. Altro affiliato veniva ascoltato mentre si compiaceva
della morte di Andrea MANGANARO, già Dirigente del
Commissariato di Leonforte (della cui tragica scomparsa decorre il decennale),
deceduto a seguito di un incidente di caccia (“… quel bastardo… soffrendo come
un porco!”).
*****
REATI
PER I QUALI E’ STATO ESEGUITO IL FERMO
FIORENZA Giovanni, FIORENZA Saimon, FIORENZA Alex,
ARMENIO Mario, VIVIANO Giuseppe, GUISO Nicola, MONSU’ Angelo:
A) In ordine al
delitto di cui all'art. 416 bis c.p. comma I, III e IV, perché facevano parte
dell'associazione per delinquere denominata "Cosa Nostra" – specificamente
di una famiglia costituita a LEONFORTE, operante nei comuni di Leonforte,
Agira, Assoro ed in altri centri della
provincia – strutturata in organismi territoriali costituiti dalle
"Province", a loro volta articolate in "famiglie" operanti
unitariamente insieme con analoghe strutture insediate nel territorio
siciliano, da qualificare di tipo mafioso perchè i suoi appartenenti si
avvalevano e si avvalgono della forza intimidatrice del vincolo associativo e
della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante per
commettere delitti di ogni genere, e principalmente estorsioni, detenzione e
porto di armi, furti, nonchè per acquisire in modo diretto e indiretto, la
gestione o comunque il controllo di attività economiche, quali forniture per la
realizzazione di opere pubbliche o private, concessione, appalti di opere
pubbliche e pubblici servizi, e ancora per realizzare profitti ingiusti di
vario genere per sè e per altri, e per influire e procurare voti in occasione
di consultazioni elettorali.
Con l'aggravante
per tutti, dell'aver fatto parte di una associazione armata avente
disponibilità di armi per il conseguimento delle finalità associative, nonchè
di avere finanziato le attività economiche assunte o controllate in tutto o in
parte con il prezzo, il prodotto e il profitto dei delitti commessi.
Con
l’aggravante, limitatamente a Giovanni Fiorenza, del reato, di cui all'art. 416
bis -2° comma- c.p., per aver promosso e diretto l'associazione, assumendo la
direzione della predetta famiglia
Con l’ulteriore
aggravante per VIVIANO di cui all’art. 7 l 575/75 di aver commesso il fatto
durante il periodo di applicazione della misura della sorveglianza speciale
Accertato in
provincia di Enna dal 2012 fino al settembre 2013.
FIORENZA Giovanni, FIORENZA Saimon, FIORENZA Alex,
B) In
ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 56, 629 co. I e II c.p., in
relazione all’art. 628 co. III nr. 1 c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso
fra loro, facendo parte dell’associazione mafiosa di cui al capo A, tutti quali
organizzatori del reato e il terzo anche quale esecutore delle minacce,
compivano atti idonei (consistiti nella minaccia, formulata da Alex Fiorenza ad
un imprenditore edile, di frapporre gravi ostacoli e cagionare problemi alla
attività della ditta, se non si fosse
“messo a posto” con l’organizzazione mafiosa) diretti in modo non equivoco ad
ottenere il pagamento per l’anno 2013 di una somma di denaro pari a seimila
euro in due distinte rate quale “messa a posto”, non ottenendo quanto richiesto
per cause indipendenti dalla loro volontà ed in particolare per la resistenza
del titolare della predetta impresa.
Con l’aggravante
di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis
c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa
Nostra”.
In Leonforte dal
al settembre 2013.
FIORENZA Giovanni, FIORENZA Saimon, FIORENZA Alex,
C) In
ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 56, 629 co. I e II c.p., in
relazione all’art. 628 co. III nr. 1 c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso
fra loro e con altro soggetto (successivamente arrestato per altri motivi ed
attualmente detenuto), facendo parte dell’associazione mafiosa di cui al capo
A, tutti quali organizzatori del reato e il terzo anche quale esecutore delle minacce, compivano
atti idonei (consistiti nella minaccia, formulata da Alex Fiorenza e diretta ad
altro imprenditore edile, di frapporre gravi ostacoli e cagionare problemi alla
della ditta se non si fosse “messo in regola” con la predetta organizzazione)
diretti in modo non equivoco ad ottenere il pagamento di complessivi settemila
euro, quale “messa a posto” annuale
dell’impresa al fine di evitare danni, non ottenendo il pagamento per cause
indipendenti dalla loro volontà ed in particolare per la resistenza opposta dal
titolare della predetta impresa.
Con l’aggravante
di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis
c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso di
cui al capo A.
In Leonforte fino
al settembre 2013.
FIORENZA Giovanni, FIORENZA Saimon, FIORENZA
Alex, ARMENIO Mario, COCUZZA Gaetano,
MONSU’ Angelo
D) In
ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 61 nr. 2 e 5, 624, 625 nr.
5 c.p., art. 7 legge 203/91, perché, al fine di trarne profitto, in più di tre
persone, in concorso fra loro, FIORENZA Simon, COCUZZA Gaetano, MONSÙ Angelo,
quali esecutori materiali, gli altri quali mandanti, si impossessavano di una
autovettura Alfa Romeo 147 e del suo contenuto (in particolare del portafoglio
contente la somma di 2350 euro custodito temporaneamente all’interno della
predetta autovettura).
Con
le ulteriori aggravanti di aver commesso il fatto su cose esposte per
consuetudine alla pubblica fede e per commettere il reato di cui al successivo
capo E).
Con l'aggravante
di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di
omertà di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività
dell’associazione di tipo mafioso di cui al capo A.
Con l’ulteriore
aggravante per MONSU’ di cui all’art. 7 l 575/75 di aver commesso il fatto
durante il periodo di applicazione della misura della sorveglianza speciale
In
Leonforte il 21 agosto 2013.
FIORENZA Giovanni, FIORENZA Saimon, FIORENZA Alex,
ARMENIO Mario, COCUZZA Gaetano, MONSU’ Angelo:
E) In
ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 56, 629 co. I e II c.p., in
relazione all’art. 628 co. III nr. 1 c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro, facendo parte i primi
quattro dell’associazione mafiosa di cui al capo A), FIORENZA Simon e COCUZZA Gaetano quali
esecutori materiali, gli altri quali mandanti, compivano atti idonei e diretti
in modo non equivoco a costringere la vittima a corrispondere la somma di
500,00 euro, procurandosi così un ingiusto profitto con danno della persona
offesa, per ottenere la restituzione dell’autovettura di cui al precedente capo
D, prospettando, in caso di rifiuto, l’impossibilità di recuperare il predetto
mezzo, non ottenendo il pagamento richiesto per cause indipendenti dalla loro
volontà ed in particolare per il rifiuto opposto dalla vittima.
Con l’aggravante
di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis
c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa
Nostra”.
In Pergusa ed
Enna fino al 17 settembre 2013
FIORENZA Giovanni, VIVIANO Giuseppe, MONSU’ Angelo, ARMENIO Mario
F) In
ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 56, 629 co. I e II c.p., in
relazione all’art. 628 co. III nr. 1 c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso
fra loro e con MONSÙ Domenico che partecipa all’esecuzione delle violenze e
delle minacce, facendo parte dell’associazione mafiosa di cui al capo A, il
primo ed il secondo quali mandanti ed organizzatori, gli altri quali esecutori
materiali, compivano atti idonei (consistiti in violenze e minacce, in
particolare nel penetrare all’interno di una abitazione rurale di un
commerciante di Leonforte e nel arrecare gravi danni all’arredo ed agli oggetti
contenuti all’interno della stessa) diretti in modo non equivoco ad indurre la
vittima a rivolgersi, per evitare il ripersi di simili problematiche, a
FIORENZA Giovanni, stante il ruolo direttivo dallo stesso rivestito
nell’organizzazione di cui al capo A e considerata forza intimidatrice della
stessa, e quindi ad ottenere, per la “protezione” mafiosa, il pagamento di
somme di denaro ancora da concordare, non verificandosi l’evento per cause
indipendenti dalla sua volontà ed in particolare per la resistenza della parte
offesa.
Con l’aggravante
di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis
c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso di
cui al capo A.
Con l’ulteriore
aggravante per MONSU’ e VIVIANO di cui
all’art. 7 l 575/75 di aver commesso il fatto durante il periodo di
applicazione della misura della sorveglianza speciale
In Leonforte tra
il 15 agosto al 17 settembre 2013.
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