venerdì 20 settembre 2013

Operazione Antimafia “Homo Novus”: emessi otto fermi del pubblico ministero a carico degli affiliati alla nuova famiglia di “Cosa Nostra” di Leonforte, che aveva assunto il controllo del territorio e riorganizzato il racket delle estorsioni.

COMUNICATO STAMPA

La Procura della Repubblica – D.D.A., a conclusione di articolate e complesse indagini svolte nel corso del 2013 dal Commissariato di P.S. di Leonforte e dalla Squadra Mobile di Enna, ha emesso provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di otto indagati.
Gli otto fermi sono stati eseguiti la notte scorsa nell’ambito dell’operazione “Homo Novus”, che ha visto impegnati circa un centinaio di poliziotti della Questura di Enna e rinforzi del Reparto Mobile di Palermo.

Le accuse contestate nel provvedimento di fermo sono: associazione a delinquere di stampo mafioso, tentativi di estorsioni a imprenditori e commercianti, un furto aggravato seguito da tentativo di estorsione (cosiddetto “cavallo di ritorno”).
Tutti i reati sono inoltre aggravati dall’essere stati compiuti  con il “metodo mafioso” e  per favorire l’attività di “Cosa Nostra”.
Al momento del fermo, le attività estorsive erano in corso e le vittime erano sottoposte ad intimidazioni per convincerle a rispettare il termine stabilito per il pagamento della “messa a posto”.
Il provvedimento restrittivo della libertà personale ha colpito:
1.         FIORENZA Giovanni, alias “il sapiente”, detto anche “zio Giovanni” o “sacchinedda”, nato a Leonforte nel 1959, ivi residente;
2.         FIORENZA Alex, alias “lo stilista”, nato a Leonforte nel 1982, ivi residente;
3.         FIORENZA Saimon, alias “il bufalo”, nato a Enna nel 1984, residente a Leonforte;
4.         ARMENIO Mario, alias “Mario l’olandese”, nato a Leonforte nel 21.08.1956, residente in Olanda, di fatto domiciliato a Leonforte;
5.         VIVIANO Giuseppe, alias “Pippo u catanisi” o “il memorato”, nato a Catania nel 1960, residente a Leonforte;
6.         GUISO Nicola, alias “Dario” o “il lupo”, nato a Enna nel 1975, residente a Leonforte;
7.         COCUZZA Gaetano, nato a Leonforte (EN) nel 1987, ivi residente;
8.         MONSU’ Angelo, nato a Leonforte nel 1970, ivi residente.

Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati ristretti presso alcune delle case circondariali dell’isola.
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Il rappresentante della nuova famiglia è Giovanni FIORENZA, con precedenti di Polizia per associazione mafiosa ed estorsione, e cognato del noto Rosario MAUCERI (condannato all’ergastolo per il reato di associazione mafiosa e duplice omicidio aggravato dall’art. 7 L. 203/91), che è stato il referente di Cosa Nostra a Leonforte del rappresentante della storica famiglia di Enna Gaetano LEONARDO.

Proprio FIORENZA Giovanni, lo scorso mese di agosto, si è recato, con molti timori e cautele, ad un summit dove ha ricevuto da un esponente di  vertice di Cosa Nostra, che si occupa del territorio della provincia di Enna, l’autorizzazione ad operare nell’area che va dal comune di Nicosia fino alla zona Dittaino, ambìta anche dalla criminalità organizzata catanese. La legittimazione veniva accolta con grande soddisfazione dagli affiliati che commentavano che finalmente ad Enna avrebbero comandato loro e non “catanesi” o “palermitani”.
Una delle attività illecite della nuova famiglia era il racket delle estorsioni.
Il FIORENZA sintetizzava la sua strategia nel settore con la frase che “devono pagare tutti anche se poco” perché “è meglio non esagerare” ed affermando che era inutile compulsare commercianti troppo piccoli. Riprendeva così i principi tradizionali della filosofia mafiosa di LEONARDO Gaetano. Invero, si hanno motivi di ritenere che l’attività estorsiva vada ben oltre i fatti specificamente contestati (tre dei quali “ammessi” dalle stesse vittime che sono state comunque poste di fronte ad evidenze investigative acquisite “aliunde”) ed appare evidente che l’associazione si poteva avvalere di una diffusa omertà e dell’assoggettamento di numerose vittime.
In uno dei casi la richiesta estorsiva non veniva formulata in modo esplicito ma si faceva sapere che se c’erano problemi era possibile rivolgersi allo “Zio Giovanni” e quindi venivano perpetrati dei danneggiamenti per indurre la vittima a rivolgersi spontaneamente al capo famiglia.
In altri casi, la vittima veniva approcciata direttamente ed invitata a “mettersi in regola”, senza far ricorso a minacce esplicite ma rappresentando semplicemente che adesso erano loro ad avere il controllo mafioso del territorio e che a loro doveva essere pagata la “tradizionale messa a posto”, la “tassa” mafiosa su tutte le attività economiche.
Nel corso delle indagini, l’approccio intimidatorio e la richiesta estorsiva di Alex FIORENZA ad un imprenditore sono stati anche registrati e video filmati.
Il tentativo di estorsione posto in essere con il metodo del cavallo di ritorno non era fine a se stesso ma era dichiaratamente un modo per riaffermare il controllo sul territorio e lanciare un messaggio indiretto ad un imprenditore che sembrava non piegarsi facilmente.
Oltre al controllo attraverso le estorsioni delle attività economiche lecite, la famiglia si muoveva per controllare anche le attività illecite che si perpetravano fuori dal controllo della neonata organizzazione. Un soggetto con precedenti di polizia è stato prima “invitato” a mettersi a disposizione della “famiglia” e comunque ad operare solo con l’autorizzazione della stessa; successivamente, è stato duramente malmenato perché evidentemente non si era adeguato al “consiglio”.
Il FIORENZA cercava di affermare il suo controllo del territorio anche attraverso una spiccia amministrazione della giustizia ed una informale composizione delle controversie “civili”. Per esempio quando Nicola GUISO, successivamente affiliato, armato di un’accetta, minacciava un vicino di casa senza aver prima chiesto ed ottenuto il permesso da zio Giovanni era stato costretto a scusarsi più volte per la mancanza posta in essere.
Nel programma criminale della nuova famiglia di Leonforte, anche il controllo sulle attività elettorali, e l’interesse, in particolare, nei confronti delle elezioni amministrative per il consiglio comunale di Assoro.
Nel corso delle indagini, si accertava che alcuni degli indagati venivano ritualmente “battezzati” ed istruiti sulle regole ed il programma dell’organizzazione. Si ignorano i particolari del rito ma sembra che con l’iniziazione agli affiliati veniva assegnato una sorta di nome di battaglia (“il lupo”, “lo stilista”, “il sapiente”etc….) 
Numerose altre regole ed usanze più o meno tradizionali erano recepite e fatte proprie dalla neonata formazione mafiosa.
Per esempio, veniva esaltato il valore formativo del carcere in occasione dell’arresto e delle conseguente carcerazione (durata pochi giorni) di FIORENZA Alex e Saimon  per un reato contro il patrimonio -“il carcere l’avrebbe reso più forte e più furbo” affermava uno degli anziani riferendosi ad Alex FIORENZA.
Ancora si faceva capire all’ultimo affiliato che la “famiglia” andava difesa “a torto o a ragione”.
Non mancavano, tuttavia, dichiarazioni di principio dal tenore quasi terroristico. Infatti, un affiliato esortava un altro a capire che loro “avevano dichiarato guerra allo Stato, per vedere chi era più forte e più furbo”; inoltre, esaltava l’attentato perpetrato nello scorso mese di Aprile davanti Palazzo Chigi e si chiedeva, facendo  riferimento al carabiniere Giuseppe GIANGRANDE, ferito pochi giorni prima, se “quel bastardo cui hanno sparato non fosse ancora morto”. Altro affiliato veniva ascoltato mentre si compiaceva della morte di Andrea MANGANARO, già Dirigente del Commissariato di Leonforte (della cui tragica scomparsa decorre il decennale), deceduto a seguito di un incidente di caccia (“… quel bastardo… soffrendo come un porco!”).

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REATI PER I QUALI E’ STATO ESEGUITO IL FERMO
FIORENZA Giovanni, FIORENZA Saimon, FIORENZA Alex, ARMENIO Mario, VIVIANO Giuseppe, GUISO Nicola, MONSU’ Angelo:

A)   In ordine al delitto di cui all'art. 416 bis c.p. comma I, III e IV, perché facevano parte dell'associazione per delinquere denominata "Cosa Nostra" – specificamente di una famiglia costituita a LEONFORTE, operante nei comuni di Leonforte, Agira, Assoro  ed in altri centri della provincia – strutturata in organismi territoriali costituiti dalle "Province", a loro volta articolate in "famiglie" operanti unitariamente insieme con analoghe strutture insediate nel territorio siciliano, da qualificare di tipo mafioso perchè i suoi appartenenti si avvalevano e si avvalgono della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante per commettere delitti di ogni genere, e principalmente estorsioni, detenzione e porto di armi, furti, nonchè per acquisire in modo diretto e indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche o private, concessione, appalti di opere pubbliche e pubblici servizi, e ancora per realizzare profitti ingiusti di vario genere per sè e per altri, e per influire e procurare voti in occasione di consultazioni elettorali.
Con l'aggravante per tutti, dell'aver fatto parte di una associazione armata avente disponibilità di armi per il conseguimento delle finalità associative, nonchè di avere finanziato le attività economiche assunte o controllate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto e il profitto dei delitti commessi.
Con l’aggravante, limitatamente a Giovanni Fiorenza, del reato, di cui all'art. 416 bis -2° comma- c.p., per aver promosso e diretto l'associazione, assumendo la direzione della predetta famiglia
Con l’ulteriore aggravante per VIVIANO di cui all’art. 7 l 575/75 di aver commesso il fatto durante il periodo di applicazione della misura della sorveglianza speciale
Accertato in provincia di Enna dal 2012 fino al settembre 2013.

FIORENZA Giovanni, FIORENZA Saimon, FIORENZA Alex,
B)   In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 56, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 1 c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro, facendo parte dell’associazione mafiosa di cui al capo A, tutti quali organizzatori del reato e il terzo anche quale esecutore delle minacce, compivano atti idonei (consistiti nella minaccia, formulata da Alex Fiorenza ad un imprenditore edile, di frapporre gravi ostacoli e cagionare problemi alla attività della ditta,  se non si fosse “messo a posto” con l’organizzazione mafiosa) diretti in modo non equivoco ad ottenere il pagamento per l’anno 2013 di una somma di denaro pari a seimila euro in due distinte rate quale “messa a posto”, non ottenendo quanto richiesto per cause indipendenti dalla loro volontà ed in particolare per la resistenza del titolare della predetta impresa.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
In Leonforte dal al settembre 2013.

FIORENZA Giovanni, FIORENZA Saimon, FIORENZA Alex,
C)   In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 56, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 1 c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro e con altro soggetto (successivamente arrestato per altri motivi ed attualmente detenuto), facendo parte dell’associazione mafiosa di cui al capo A, tutti quali organizzatori del reato e il terzo  anche quale esecutore delle minacce, compivano atti idonei (consistiti nella minaccia, formulata da Alex Fiorenza e diretta ad altro imprenditore edile, di frapporre gravi ostacoli e cagionare problemi alla della ditta se non si fosse “messo in regola” con la predetta organizzazione) diretti in modo non equivoco ad ottenere il pagamento di complessivi settemila euro, quale  “messa a posto” annuale dell’impresa al fine di evitare danni, non ottenendo il pagamento per cause indipendenti dalla loro volontà ed in particolare per la resistenza opposta dal titolare della predetta impresa.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso di cui al capo A.
In Leonforte fino al settembre 2013.

FIORENZA Giovanni, FIORENZA Saimon, FIORENZA Alex,  ARMENIO Mario, COCUZZA Gaetano, MONSU’ Angelo
D)   In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 61 nr. 2 e 5, 624, 625 nr. 5 c.p., art. 7 legge 203/91, perché, al fine di trarne profitto, in più di tre persone, in concorso fra loro, FIORENZA Simon, COCUZZA Gaetano, MONSÙ Angelo, quali esecutori materiali, gli altri quali mandanti, si impossessavano di una autovettura Alfa Romeo 147 e del suo contenuto (in particolare del portafoglio contente la somma di 2350 euro custodito temporaneamente all’interno della predetta autovettura).
Con le ulteriori aggravanti di aver commesso il fatto su cose esposte per consuetudine alla pubblica fede e per commettere il reato di cui al successivo capo E).
Con l'aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso di cui al capo A.
Con l’ulteriore aggravante per MONSU’ di cui all’art. 7 l 575/75 di aver commesso il fatto durante il periodo di applicazione della misura della sorveglianza speciale
In Leonforte il 21 agosto 2013.

FIORENZA Giovanni, FIORENZA Saimon, FIORENZA Alex, ARMENIO Mario, COCUZZA Gaetano, MONSU’ Angelo:
E)   In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 56, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 1 c.p. e 7 legge 203/91, perché,  in concorso fra loro, facendo parte i primi quattro dell’associazione mafiosa di cui al capo A),  FIORENZA Simon e COCUZZA Gaetano quali esecutori materiali, gli altri quali mandanti, compivano atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere la vittima a corrispondere la somma di 500,00 euro, procurandosi così un ingiusto profitto con danno della persona offesa, per ottenere la restituzione dell’autovettura di cui al precedente capo D, prospettando, in caso di rifiuto, l’impossibilità di recuperare il predetto mezzo, non ottenendo il pagamento richiesto per cause indipendenti dalla loro volontà ed in particolare per il rifiuto opposto dalla vittima.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
In Pergusa ed Enna  fino al 17 settembre  2013

FIORENZA Giovanni, VIVIANO Giuseppe,  MONSU’ Angelo, ARMENIO Mario
F)    In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 56, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 1 c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro e con MONSÙ Domenico che partecipa all’esecuzione delle violenze e delle minacce, facendo parte dell’associazione mafiosa di cui al capo A, il primo ed il secondo quali mandanti ed organizzatori, gli altri quali esecutori materiali, compivano atti idonei (consistiti in violenze e minacce, in particolare nel penetrare all’interno di una abitazione rurale di un commerciante di Leonforte e nel arrecare gravi danni all’arredo ed agli oggetti contenuti all’interno della stessa) diretti in modo non equivoco ad indurre la vittima a rivolgersi, per evitare il ripersi di simili problematiche, a FIORENZA Giovanni, stante il ruolo direttivo dallo stesso rivestito nell’organizzazione di cui al capo A e considerata forza intimidatrice della stessa, e quindi ad ottenere, per la “protezione” mafiosa, il pagamento di somme di denaro ancora da concordare, non verificandosi l’evento per cause indipendenti dalla sua volontà ed in particolare per la resistenza della parte offesa.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso di cui al capo A.
Con l’ulteriore aggravante per  MONSU’ e VIVIANO di cui all’art. 7 l 575/75 di aver commesso il fatto durante il periodo di applicazione della misura della sorveglianza speciale
In Leonforte tra il 15 agosto al 17 settembre 2013.


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Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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