Presenti, la rappresentante siciliana dell'organizzazione e Ismaeel Dawood, attivista iracheno che ha illustrato la situazione presente oggi in Iraq e a Baghdad, la sua città, dove, nel mese di settembre, Ismaeel ha contribuito a organizzare l'Iraqi Social Forum per raccontare e far conoscere la situazione irachena dopo la guerra di occupazione. Tanti i riferimenti a quanto sta accadendo sulle sponde del Mediterraneo dove sempre più pesanti soffiano i venti di guerra. "Prima della guerra di occupazione, non conoscevamo divisioni religiose e di etnie, né mercenari e terroristi. Questi sono ora numerosissimi perché servono a giustificare le guerre, in Iraq come in Libia e ora in Siria."
L'attivista ha parlato del grande movimento di società civile che c'è oggi in Iraq, poco conosciuto in Occidente, eppure molto attivo e propositivo per il cambiamento dopo decenni di eccidi, caos e menzogne da parte di governi ed eserciti. Gli attivisti No Muos hanno rivolto molte domande ponendo in evidenza come la manipolazione mediatica ormai investe la realtà sociale e civile a ogni livello, da quello più strettamente locale a quello internazionale. "Tenere il Social Forum in Iraq è servito anche a questo, ad abbattere i muri della disinformazione oltre a quelli fisici che i militari costruiscono per impedire alla gente di incontrarsi in occasione di mobilitazioni, riunioni ed eventi." Il filo diretto tra guerre, strumenti per le guerre come droni e MUOS, e tragedie come quella di Lampedusa è inconfutabile e permette di contestualizzare i luttuosi avvenimenti che colpiscono profughi e diseredati.
"Spiegare perché la gente scappa dai paesi occupati è importante per comprendere anche cosa sta succedendo nei nostri territori – sostiene Antonella del comitato No MUOS di Piazza Armerina.
La narrazione dei fatti è fondamentale e ci permette, qui a Niscemi come nel resto del mondo, di far conoscere le relazioni tra gli avvenimenti che i media ufficiali non hanno interesse a porre in evidenza. Siamo molto preoccupati perché la destabilizzazione dei paesi del Medio Oriente, come l'Iraq, la Libia e ora la Siria induce la popolazione a fuggire con le conseguenze che conosciamo e porta sempre più alla militarizzazione del Sud Europa, condannato a non avere sviluppo e crescita come invece reclama il futuro delle nostre generazioni".