venerdì 23 gennaio 2009

Concorso per ragioniere capo e questione morale. di Salvatore Roccaverde

Sto seguendo sui siti e sui mezzi di informazione la polemica cittadina relativa al concorso per ragioniere capo e dico subito che mi sembrano fondati e condivisibili gli argomenti di chi ha sollevato il problema, l’associazione Notarbartolo, e di quanti hanno espresso la loro opinione sui mezzi di informazione, chiedendo la riapertura dei termini e la modifica del bando.
La questione, come è noto, ha un duplice aspetto.
Il primo riguarda la legittimità della clausola “speciale” inserita nel bando di concorso che prevede come requisito di accesso l’esperienza triennale di responsabile del servizio economico finanziario nella pubblica amministrazione; l’altro è relativo alla partecipazione al concorso stesso dell’attuale Presidente del Consiglio Comunale.
Sul primo problema ritengo che, trattandosi di un con concorso pubblico, non possa essere ristretto l’ambito dei partecipanti con una clausola che peraltro sembra non essere contemplata nel regolamento comunale sull’organizzazione degli uffici e dei servizi e che lo stesso bando definisce come “ speciale”. Certo, è interesse della Pubblica amministrazione cercare un dirigente di un servizio importante, come quello economico-finanziario, tra coloro che possono vantare una lunga esperienza nel settore, ma questo non può portare a discriminare coloro i quali, in possesso dei titoli di studio fondamentali (laurea specialistica e abilitazione professionale) previsti dalla Legge, hanno le conoscenze e le competenze di base per ricoprire quel ruolo. Sicuramente il possesso di una lunga esperienza nel settore potrebbe dare maggiori garanzie all’ Ente, ma essa può essere valutata come titolo ai fini della graduatoria finale.
Questo avviene normalmente nei concorsi per titoli ed esami banditi dalle varie Amministrazioni dello Stato. Il che non significa che sia il modo migliore per selezionare impiegati e funzionare della Pubblica amministrazione, tant’ è che esistono forme diverse di reclutamento ( chiamata diretta, concorsi per soli titoli, progressioni verticali per anzianità o concorso,ecc.).
Ma il concorso “ pubblico” per definizione è aperto ad una platea ampia di possibili concorrenti e non è detto che, se impostato bene, condotto con rigore e trasparenza, non possa selezionare il candidato più preparato. Viva quindi la meritocrazia.
Una clausola come quella prevista nel bando del concorso in questione, non solo limita la partecipazione di tanti giovani preparati, con il rischio teorico di vedere penalizzato il merito, ma induce anche il sospetto che è solo l’esperienza a determinare la capacità di saper dirigere un settore di vertice. E allora, tanto vale continuare a dare incarichi, come avviene da tanti anni nel nostro Comune, avendo come unico o principale criterio quello della vicinanza politica, più che l’esperienza. Questo criterio, tuttavia, facciamo osservare che di norma si applica per i direttori generali di ministeri e l’alta burocrazia ( il cosidetto spoil system).
A livello di Enti locali, ritengo che sarebbe preferibile ricorrere al classico concorso. Gestito con trasparenza e rigore, lo ripeto, anche perché memore di concorsi fasulli ( nella Sanità, nelle Università, nei concorsi di ammissione alle facoltà a numero chiuso e via discorrendo) dove si sa già chi deve vincere.
Ma si può precostituire il vincitore anche con altri sistemi, per esempio con una scarsa o tardiva pubblicazione di bandi o con requisiti “ speciali” di accesso come nel caso nostro.
Quindi il problema di cui parliamo non è banale, ma investe tout court la politica e l’etica pubblica. Specie quando, come nel nostro caso, c’è un altro aspetto che lascia perplessi: la partecipazione al concorso dell’attuale Presidente del Consiglio Comunale, la seconda più importante carica istituzionale della Città.
Forse il paragone è eccessivo, ma ve li immaginate voi Fini o Schifani ( o magari la Pivetti che era più giovane) partecipare ad un concorso di alto profilo burocratico alla Camera o al Senato? Ma anche un Presidente di Provincia, un Sindaco, candidarsi a ricoprire un ruolo nell’ambito dell’Amministrazione in cui svolgono la loro funzione istituzionale ?
La legge prevede già in questi casi l’incompatibilità tra le due funzione e non c’è alcuna norma che vieti esplicitamente di partecipare al concorso per poi,in caso di vittoria, dimettersi dall’incarico politico.
Ma è una questione etica e di opportunità politica dimettersi dall’ incarico istituzionale prima di partecipare al concorso . Altrimenti si dà la sensazione che si possa essere in qualche modo favoriti, proprio per l’incarico ricoperto.
Dalle riflessioni precedenti mi pare che le persone interessate , i responsabili istituzionali e gli esponenti del PD che governano questa Città , dovrebbero trarre le dovute conseguenze e non aspettare che una rinnovata ondata di sdegno si levi dalla cittadinanza. O che discutibili esponenti politici di centro-destra, ancora non lontani da sospetti e accuse su voti di scambio e comportamenti eticamente riprovevoli, si facciano paladini della moralizzazione della vita pubblica della nostra Città. In tal caso al danno si aggiungerebbe la beffa. Nei riguardi ovviamente di tutti i cittadini onesti che hanno creduto e credono ancora nel rinnovamento della politica della nostra Città, iniziata con l’elezione di Nigrelli a Sindaco.
Salvatore Roccaverde

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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