In un volume, il professor Giuseppe Giarrizzo, ha raccolto gli scritti di storia medievale di Ignazio Nigrelli.
Recensione della raccolta a cura dell'arch. Andrea Ferlita
Il 29 ottobre passato è stato inaugurato l’anno accademico dell’Università popolare del tempo libero ‘Ignazio Nigrelli’, con la presentazione, a cura del professor Giuseppe Giarrizzo, del volume La storia onesta. Saggi di storia medievale su Augusta, Gela e Piazza, che raccoglie gli scritti di storia medievale del Nigrelli, ripresentati per l’interesse che ancora offrono al lettore.
Si è ricordata anzitutto la figura di storico dell’autore, la sua concezione della storia non come un insieme di dogmi inconfutabili, bensì un laboratorio di costruzione di verità tutte da verificare, “raccontata” a mò di prosa facile e discorsiva e non presentata, invece, nella veste di asettica disciplina umanistica.
Storico, e storico non provinciale, fu Nigrelli: il ruolo che si è ritagliato nel panorama della medievistica meridionale è di colui che esce dai confini angusti, provinciali, araldici del Meridione.
La sua interpretazione del passato era fondata sulla concretezza della sua sostanza e sulla specificità delle valenze locali, partendo da una disamina delle fonti negli archivi minori (atti, statuti, contratti, registri, documenti del tempo), incontrando talvolta l’ostracismo delle amministrazioni, quasi che la ricerca della verità fosse un’opera di spionaggio.
Avendo come atto finale la produzione scientifica di verità storiche, verificate anche se aperte ad essere confutate, avendo, insomma, l’obiettivo di produrre una vera e propria STORIA MODERNA della SICILIA.
La sua tesi di laurea pubblicata nel 1953, una ricostruzione fattiva e puntuale di una città siciliana nel Medioevo, Gela, dalla fondazione al 400 d.c., è caratterizzata da una brevissima introduzione seguita da un corposo elenco dei ringraziamenti significativi perché questi ultimi avranno dei riflessi specifici nello sviluppo del lavoro.
Sono citati, ad esempio, gli studiosi STEFANO BOTTARI (intellettuale di sinistra moderato) ed AGNELLO (storico d’impostazione cattolica).
Il Professore contempera, quindi, due posizioni diametralmente opposte: la sua ricerca muovendosi tra le due tesi antitetiche cerca nella loro mediazione la possibile verità storica.
Dopodichè il Professore interrompe temporaneamente tale esperienza per il suo impegno di appassionata militanza politica nel PCI e di attività di docente. Ciò ha permesso, nel frattempo, che all’interno del suo lavoro venissero fatte tutta una serie di osservazioni, dibattiti dando in questo modo un contributo alla sua ricerca svolta. Una ripresa della sua attività di storico avverrà solo nella metà anni ’70.
Fino ad allora mancava negli studi di storiografia siciliana l’elemento dell’archeologia medievale, il confronto con tale disciplina (presente solo in Francia, peraltro nemmeno in maniera predominante): il Nigrelli riassume nella stessa persona fisica le due figure dell’ARCHEGETA e dell’’ESEGETA.
Qual è il problema relativo all’archeologia medievale? L’archeologia classica, per motivi di (presunta) scientificità, distrugge tutti gli strati successivi, posteriori a quello greco per arrivare, finalmente, a quello considerato come “matrice”.
La novità del metodo dello studioso consiste nell’approccio ad una archeologia che guarda ai diversi strati con uguale rispetto, ponendo, quindi, il problema della CONTINUITA’ nella storia attraverso il rilievo della stratigrafia (nella fattispecie, continuità tra la città greca e la rifondazione federiciana della città di Gela).
Per quel che riguarda lo scenario storiografico, mancava in Sicilia un approccio scientifico, moderno, alla storia medievale, si aveva una estraneità dell’Isola agli indirizzi principali della storiografia internazionale se non nella misura di episodio del tutto marginale, minore, relegandola in un ambito provinciale, e prettamente feudale, nel contesto delle vicende europee.
Nigrelli si muoveva in un campo dove era sostanzialmente solo, con un’esperienza autonoma, precoce e originale fondata su una intuizione originale che vede nell’archeologia medievale un’integrazione e verifica delle fonti letterarie.
Alla base della sua ricognizione del periodo medievale, c’è un metodo che ha dovuto elaborare, forgiare ex-novo per approdare a delle verità storiche non inconfutabili, ma concrete, supportate da fondamento scientifico: analisi degli SCAVI ARCHEOLOGICI + esegesi delle FONTI LETTERARIE.
Non una episteme della storia, dunque, bensì una esegesi della storia.
Ma l’ulteriore novità introdotta dal Nigrelli si fonda nel riferire lo sviluppo della storia ad un ambito spaziale individuato grazie al suo impegno di ambientalista: il TERRITORIO.
Un nuovo fattore che introduce nella gerarchica successione temporale in verticale degli strati della storia, la dimensione orizzontale del loro svolgimento nello spazio (il CONTINUUM spaziale e temporale della storia).
Ogni periodo storico, cioè, non va solo considerato nel suo sviluppo temporale in ordine gerarchico agli altri, antecedenti e posteriori, bensì nella sua estensione spaziale relativa al territorio in cui si è manifestato.
Il Nigrelli racconta una storia riferita a luoghi e persone, vicende umane che si svolgono in uno specifico territorio, emancipata da pretestuose, antiquarie, settarie impalcature parastoriche inficiate da pregiudizievoli concezioni aristocratiche: racconta, insomma, una onesta storia.
Ed onesta storia è capire che non c’è l’eterna verità’.
Recensione di ANDREA FERLITA